mercoledì 15 dicembre 2010

Sapienza - Tredicesimo appuntamento

Torna l'appuntamento con il Libro della Sapienza, per attingere sapere utile per la santità:

14

1Anche chi si dispone a navigare e a solcare onde selvagge
implora un legno più fragile della barca che lo porta.
2Questa, infatti, fu inventata dal desiderio di guadagni
e fu costruita da una saggezza artigiana;
3ma la tua provvidenza, o Padre, la guida
perché tu hai predisposto una strada anche nel mare,
un sentiero sicuro anche fra le onde,
4mostrando che puoi salvare da tutto,
sì che uno possa imbarcarsi anche senza esperienza.
5Tu non vuoi che le opere della tua sapienza siano inutili;
per questo gli uomini affidano le loro vite
anche a un minuscolo legno
e, attraversando i flutti con una zattera, scampano.
6Anche in principio, mentre perivano giganti superbi,
la speranza del mondo, rifugiatasi in una barca,
lasciò al mondo la semenza di nuove generazioni,
grazie alla tua mano che la guidava.
7È benedetto il legno con cui si compie un'opera giusta,
8ma maledetto l'idolo opera di mani e chi lo ha fatto;
questi perché lo ha lavorato,
quello perché, corruttibile, è detto dio.
9Perché sono ugualmente in odio a Dio
l'empio e la sua empietà;
10l'opera e l'artefice saranno ugualmente puniti.
11Perciò ci sarà un castigo anche per gli idoli dei pagani,
perché fra le creature di Dio son divenuti un abominio,
e scandalo per le anime degli uomini,
laccio per i piedi degli stolti.

12L'invenzione degli idoli fu l'inizio della prostituzione,
la loro scoperta portò la corruzione nella vita.
13Essi non esistevano al principio né mai esisteranno.
14Entrarono nel mondo per la vanità dell'uomo,
per questo è stata decretata per loro una rapida fine.
15Un padre, consumato da un lutto prematuro,
ordinò un'immagine di quel suo figlio così presto rapito,
e onorò come un dio chi poco prima era solo un defunto
ordinò ai suoi dipendenti riti misterici e di iniziazione.
16Poi l'empia usanza, rafforzatasi con il tempo,
fu osservata come una legge.
17Le statue si adoravano anche per ordine dei sovrani:
i sudditi, non potendo onorarli di persona a distanza,
riprodotte con arte le sembianze lontane,
fecero un'immagine visibile del re venerato,
per adulare con zelo l'assente, quasi fosse presente.
18All'estensione del culto
anche presso quanti non lo conoscevano,
spinse l'ambizione dell'artista.
19Questi infatti, desideroso di piacere al potente,
si sforzò con l'arte di renderne più bella l'immagine;
20il popolo, attratto dalla leggiadria dell'opera,
considerò oggetto di culto
colui che poco prima onorava come uomo.
21Ciò divenne un'insidia ai viventi,
perché gli uomini,
vittime della disgrazia o della tirannide,
imposero a pietre o a legni un nome incomunicabile.

22Poi non bastò loro sbagliare circa la conoscenza di Dio;
essi, pur vivendo in una grande guerra d'ignoranza,
danno a sì grandi mali il nome di pace.
23Celebrando iniziazioni infanticide o misteri segreti,
o banchetti orgiastici di strani riti
24non conservano più pure né vita né nozze
e uno uccide l'altro a tradimento
o l'affligge con l'adulterio.
25Tutto è una grande confusione:
sangue e omicidio, furto e inganno,
corruzione, slealtà, tumulto, spergiuro;
26confusione dei buoni, ingratitudine per i favori,
corruzione di anime, perversione sessuale,
disordini matrimoniali, adulterio e dissolutezza.
27L'adorazione di idoli senza nome
è principio, causa e fine di ogni male.
28Gli idolatri infatti
o delirano nelle orge o sentenziano oracoli falsi
o vivono da iniqui o spergiurano con facilità.
29Ponendo fiducia in idoli inanimati
non si aspettano un castigo per avere giurato il falso.
30Ma, per l'uno e per l'altro motivo,
li raggiungerà la giustizia,
perché concepirono un'idea falsa di Dio,
rivolgendosi agli idoli,
e perché spergiurarono con frode,
disprezzando la santità.
31Infatti non la potenza di coloro per i quali si giura,
ma il castigo dovuto ai peccatori
persegue sempre la trasgressione degli ingiusti.

COMMENTO

Questo quattordicesimo capitolo della Sapienza comincia parlandoci della Provvidenza. Qualche giorno fa, precisamente lo scorso sabato, abbiamo meditato proprio la Provvidenza con l'appuntamento settimanale del sabato de Il Sabato dei Salmi, con il Salmo 33 (32) "Inno alla Provvidenza". Essa ci guida sul cammino della santità. Colpisce la frase del versetto 4 che adesso rileggiamo per ricordarci di cosa stiamo parlando: "mostrando che puoi salvare da tutto, sì che uno possa imbarcarsi anche senza esperienza". Il Signore davvero salva da tutto e chiama anche gli "inesperti", cioè Egli chiama ciascuno di noi ad imbarcarci sulla traversata della santità anche se non siamo dotti, anche se non sappiamo leggere né scrivere. Nella storia della Chiesa Cattolica, molti sono stati i santi alfabeti che pur non avendo ricevuto una buona istruzione, essi riuscivano a comprendere i misteri celesti proprio perché il Signore dona la Sapienza agli ultimi. Inoltre questo è il segno tangibile che la Sapienza viene da Dio e riempie le anime degli uomini poiché un uomo pur non studiando ha le facoltà per comprendere i celesti misteri che sono molto più profondi e incomprensibili delle cose terrene ma alla comprensione di questi misteri sono degni di accedere gli umili di cuore; In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" (Mt 11,25). Sempre nei primi versetti leggiamo il riferimento ad un minuscolo legno al quale gli uomini affidano la loro vita. Sembra questa un'anticipazione del legno della croce al quale le anime tendono lo sguardo e i loro sospiri, verso quel legno sul quale Cristo crocifisso ha distrutto la morte e ha fatto germogliare e crescere frutti di vita eterna.

In seguito abbiamo letto le parole di condanna verso i pagani e i loro idoli, verso quelle trasgressioni che disgustano il Signore. Quanto è condannato in quelle righe purtroppo è praticato ancora oggi: matrimoni falliti, tradimenti, adulteri e ogni sorta di impurità, i tentativi di organizzazione familiare omosessuale, una follia che mostra il degrado morale e intellettuale dell'essere umano caduto nel peccato, idolatria del denaro, cantanti, attori... anche questa è idolatria. Esaltare una star del rock è idolatria, come è idolatria esaltare i propri oggetti. Non è cambiato così tanto il mondo, non perché la Redenzione di Cristo non abbia prodotto frutti, anzi al contrario ha prodotto tantissimi frutti spirituali, ma è a causa dell'uomo che rifiutando Cristo non si lascia riempire dal Suo Amore. L'uomo e la donna come ai tempi di Adamo ed Eva si lasciano tentare dal serpente, Lucifero, maledetto angelo ribelle che continua a sedurre le anime tentandole di mangiare i frutti dei sette vizi capitali. Noi non dobbiamo imitare ad Adamo ed Eva nella loro fragilità, ma dobbiamo imitare Gesù e Maria, il nuovo Adamo e la nuova Eva, che hanno dimostrato cosa vuole e deve significare l'essere "umani". Vero uomo è colui che vive integramente la propria esistenza e cioè senza cedere ad alcun peccato. I santi sono diventati veri uomini costruendo giorno dopo giorno quella perfezione d'amore che hanno raggiunto con la loro morte. Noi sul loro esempio dobbiamo edificare le nostre anime verso quella "perfezione d'amore" lasciandoci guidare dallo Spirito Santo che ci ispira pensieri buoni e santi. Non dobbiamo seguire invece le seduzioni del demonio il quale ci fa credere di poter essere felici anche senza Dio, ma questa è la più grande menzogna poiché l'uomo è fatto per essere felice solo insieme al suo Creatore. Il Signore è sì Misericordioso ma ricordiamoci che Egli è pure Giusto e sarà pur stanco di tutto questo male che l'uomo sta facendo nel mondo. Questo è il tempo della Misericordia, adesso dobbiamo convertirci prima che arrivi il tempo del Giudizio e lì sarà definitivamente e per sempre segnato il destino di ogni anima: i buoni in eterno nel Regno dei Cieli a gioire per sempre nella contemplazione del Volto del Signore con gioie cento volte superiori a quelle che viviamo sulla terra, riposando per sempre come in una domenica eterna; e i cattivi in eterno nello stagno di zolfo dove saranno straziati per sempre da sofferenze cento volte maggiori della più terribile sofferenza di questa terra.

Il Signore ci chiama, ma fino ad un certo punto e concede un'ultima grazia: il tempo su questa vita è breve e limitato, non abbiamo infinite occasioni per convertirci.

Dal diario di Santa Faustina Kowalska:

Nell'anima si sta preparando una risposta: «Per me non c'è più Misericordia». Ed essa precipita in tenebre sempre più fitte, in una specie di disperazione che le fa pregustare in certo modo l'inferno e la rende completamente incapace di avvicinarsi a Dio. Gesù per la terza volta parla all'anima, ma l'anima è sorda e cieca, incomincia a consolidarsi nell'ostinazione e nella disperazione. Allora incominciano in certo qual modo a sforzarsi le viscere della Misericordia di Dio e, senza alcuna cooperazione da parte dell'anima, Iddio le dà l'ultima grazia. Se la disprezza, Iddio la lascia ormai nello stato in cui essa stessa vuole stare per l'eternità. Questa grazia scaturisce dal Cuore misericordioso di Gesù e colpisce l'anima con la sua luce e l'anima incomincia a comprendere lo sforzo di Dio, ma la conversione dipende da lei. Essa sa che quella grazia è l'ultima per lei e se mostra un piccolo cenno di buona volontà - anche il più piccolo - la Misericordia di Dio farà il resto.

Dobbiamo quindi fare la nostra parte: Dio ci chiama, ma dobbiamo essere noi a scegliere di convertirci. Quindi scegliamo di convertirci subito, senza rimandare perché non sappiamo qual'è la nostra ultima occasione. Vogliamo fare come i pagani per poi pentirci eternamente ed inutilmente nell'inferno per i nostri peccati, o piuttosto desideriamo la felicità eterna, nella gioia nel Regno dei Cieli? Direi che è conveniente fare la Volontà di Dio per vivere per sempre felici in Paradiso. I piaceri di questa terra sono solo un fumo che quando svanisce ci mostra il nostro vero stato miserabile. Al contrario la grazia dello Spirito Santo ci apre gli occhi e ci plasma l'anima con il Suo Amore e ci fa stare attenti a non ricadere nello stato miserabile nel quale eravamo. Lasciamoci prendere per mano dal Signore Gesù, adoriamo soltanto la Santissima Trinità unico e vero Signore e Dio. Il Signore non può sopportare la vista dei Suoi figli mentre adorano oggetti fatti dalla mano d'uomo; è una grande offesa fatta al Creatore il quale solo ci ha fatti e donati la vita.

Torniamo tutti a Dio e restiamo a Lui fedeli per sempre.

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