mercoledì 8 dicembre 2010

Sapienza - Dodicesimo appuntamento

Torna l'appuntamento settimanale con il Libro della Sapienza, per attingere sapere utile per la santità: 

1Davvero stolti per natura tutti gli uomini
che vivevano nell'ignoranza di Dio.
e dai beni visibili non riconobbero colui che è,
non riconobbero l'artefice, pur considerandone le opere.
2Ma o il fuoco o il vento o l'aria sottile
o la volta stellata o l'acqua impetuosa
o i luminari del cielo
considerarono come dèi, reggitori del mondo.
3Se, stupiti per la loro bellezza, li hanno presi per dèi,
pensino quanto è superiore il loro Signore,
perché li ha creati lo stesso autore della bellezza.
4Se sono colpiti dalla loro potenza e attività,
pensino da ciò
quanto è più potente colui che li ha formati.
5Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature
per analogia si conosce l'autore.
6Tuttavia per costoro leggero è il rimprovero,
perché essi forse s'ingannano
nella loro ricerca di Dio e nel volere trovarlo.
7Occupandosi delle sue opere, compiono indagini,
ma si lasciano sedurre dall'apparenza,
perché le cosa vedute sono tanto belle.
8Neppure costoro però sono scusabili,
9perché se tanto poterono sapere da scrutare l'universo,
come mai non ne hanno trovato più presto il padrone?

10Infelici sono coloro le cui speranze sono in cose morte
e che chiamarono dèi i lavori di mani d'uomo,
oro e argento lavorati con arte,
e immagini di animali,
oppure una pietra inutile, opera di mano antica.
11Se insomma un abile legnaiuolo,
segato un albero maneggevole,
ne raschia con diligenza tutta la scorza
e, lavorando con abilità conveniente,
ne forma un utensile per gli usi della vita;
12raccolti poi gli avanzi del suo lavoro,
li consuma per prepararsi il cibo e si sazia.
13Quanto avanza ancora, buono proprio a nulla,
legno distorto e pieno di nodi,
lo prende e lo scolpisce per occupare il tempo libero;
senza impegno, per diletto, gli dà una forma,
lo fa simile a un'immagine umana
14oppure a quella di un vile animale.
Lo vernicia con minio, ne colora di rosso la superficie
e ricopre con la vernice ogni sua macchia;
15quindi, preparatagli una degna dimora,
lo pone sul muro, fissandolo con un chiodo.
16Provvede perché non cada,
ben sapendo che non è in grado di aiutarsi da sé;
esso infatti è solo un'immagine e ha bisogno di aiuto.
17Eppure quando prega per i suoi beni,
per le sue nozze e per i figli,
non si vergogna di parlare a quell'oggetto inanimato;
per la sua salute invoca un essere debole,
18per la sua vita prega un morto:
per un aiuto supplica un essere inetto,
per il suo viaggio chi non può neppure camminare;
19per acquisti, lavoro e successo negli affari,
chiede abilità ad uno che è il più inabile di mani.


COMMENTO


Il passo di oggi, tratto dal Libro della Sapienza, è di un estrema facilità e non abbisogna di lunghe righe di commento. Il pensiero è rivolto alle popolazioni antiche che vivevano nell'ignoranza di Dio e che invece avevano dissetato la loro sete di Dio, attraverso l'ideazione e la costruzione di dei fasulli e irreali. Basta guardare alle popolazioni della Grecia che ha avuto uno dei più grandi culti agli dei della storia; oppure agli egizi che avevano creato dei in rapporto alla natura oppure possiamo vedere la popolazione più grande della storia e cioè Roma, nel periodo pre-cristianesimo, dedita al paganesimo e al culto degli dei. 
Ma gli stessi ebrei hanno avuto la tentazioni di adorare dei costruiti dalle proprie mani: dopo la fuga dall'Egitto, pensando di esser stati abbandonati da Dio, costruirono un vitello d'oro e cominciarono ad adorarlo, provocando l'ira di Mosé che distrusse le prime Tavole della Legge. 
Dunque il pensiero di oggi è rivolto a quanti hanno preferito l'adorazione di dei materiali, ma irreali piuttosto che l'adorazione al Dio vivente. Coloro che hanno vissuto nell'ignoranza della presenza di Dio sono in parte scusabili perchè comunque sono caduti e si sono dispersi nel tentativo di trovare Dio. Infatti, l'uomo ha sempre tentato di scoprire Dio perchè dentro sapeva che la meraviglia che lo circondava non poteva essere frutto del caos o del nulla: il creato era (ed è) una creazione troppo perfetta e fatta a misura d'uomo per poter esser davvero frutto del nulla. Ecco perchè si dice in questo passo che il loro rimprovero è più leggero; ma allo stesso tempo si dice che non sono scusabili poiché hanno investigato a lungo, preferendo fermarsi al materiale e al visibile, senza indagare sull'identità del padrone dell'universo!

Il punto interrogativo che nasce spontaneo è come si può pensare di adorare qualcosa che si è costruiti con le proprie mani. Anche qui vediamo porsi quest'interrogativo perchè l'oggetto, seppur materialmente visibile, è comunque morto, inanimato e insensibile. Come si può pensare di pregare qualcosa costruito con legna o pietra? Forse il legno e la pietra sono oggetti vivi? Se non lo sono, perchè si preferisce adorare l'inesistente? 
Dio, invece, è Dio vivente come spiega Gesù nel Vangelo: «Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui»

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