lunedì 13 dicembre 2010
I Proverbi - Tredicesimo appuntamento
Torna l'appuntamento settimanale con il libro dei Proverbi:
1Il figlio saggio ama la disciplina,
lo spavaldo non ascolta il rimprovero.
2Del frutto della sua bocca l'uomo mangia ciò che è buono;
l'appetito dei perfidi si soddisfa con i soprusi.
3Chi sorveglia la sua bocca conserva la vita,
chi apre troppo le labbra incontra la rovina.
4Il pigro brama, ma non c'è nulla per il suo appetito;
l'appetito dei diligenti sarà soddisfatto.
5Il giusto odia la parola falsa,
l'empio calunnia e disonora.
6La giustizia custodisce chi ha una condotta integra,
il peccato manda in rovina l'empio.
7C'è chi fa il ricco e non ha nulla;
c'è chi fa il povero e ha molti beni.
8Riscatto della vita d'un uomo è la sua ricchezza,
ma il povero non si accorge della minaccia.
9La luce dei giusti allieta,
la lucerna degli empi si spegne.
10L'insolenza provoca soltanto contese,
la sapienza si trova presso coloro che prendono consiglio.
11Le ricchezze accumulate in fretta diminuiscono,
chi le raduna a poco a poco le accresce.
12Un'attesa troppo prolungata fa male al cuore,
un desiderio soddisfatto è albero di vita.
13Chi disprezza la parola si rovinerà,
chi rispetta un comando ne avrà premio.
14L'insegnamento del saggio è fonte di vita
per evitare i lacci della morte.
15Un aspetto buono procura favore,
ma il contegno dei perfidi è rude.
16L'accorto agisce sempre con riflessione,
lo stolto mette in mostra la stoltezza.
17Un cattivo messaggero causa sciagure,
un inviato fedele apporta salute.
18Povertà e ignominia a chi rifiuta l'istruzione,
chi tien conto del rimprovero sarà onorato.
19Desiderio soddisfatto è una dolcezza al cuore,
ma è abominio per gli stolti staccarsi dal male.
20Va' con i saggi e saggio diventerai,
chi pratica gli stolti ne subirà danno.
21La sventura perseguita i peccatori,
il benessere ripagherà i giusti.
22L'uomo dabbene lascia eredi i nipoti,
la proprietà del peccatore è riservata al giusto.
23Il potente distrugge il podere dei poveri
e c'è chi è eliminato senza processo.
24Chi risparmia il bastone odia suo figlio,
chi lo ama è pronto a correggerlo.
25Il giusto mangia a sazietà,
ma il ventre degli empi soffre la fame.
COMMENTO
Non c'è moloto da aggiungere poiché la scrittura parla chiaro: il giusto si sazia, ma di cosa? Di pace, di gioia, di sapienza, intelligenza e di tutte quelle ricchezze spirituali che sono riservate ai fedeli. La ricchezza materiale come più volte ci insegnano le Scritture, non conviene a nessuno perché questo tipo di ricchezza è destinata a passare; questo tipo di ricchezza avendo proprietà "materiale" non può durare in eterno ma la sua durata ha un limite al contrario delle ricchezze spirituali le quali essendo appunto fatte di "spirito", sono ricchezze eterne, ricchezze vere: Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano (Mt 6,19-20). La materia non è altro che una forma di sostentamento per la nostra natura materiale, come ad esempio il cibo per nutrirsi, il vestito per riscaldarsi, la casa per ripararsi, ma non sono un bene eterno ma solo una necessità per la nostra circostanza terrena perché possa il nostro corpo vivere in questa dimensione per permetterci di proseguire il nostro cammino spirituale di santità. Se io ho una casa (ringraziando Iddio) per ripararmi, due case solo per me a cosa possono servirmi? Bastano per soddisfare un capriccio? Il capriccio forse lo soddisfa fino ad un certo punto, ma con quali risultati? Non soddisfa sicuramente la nostra parte spirituale che ha bisogno di beni che sono ben al di là del cibo, del vestito e della casa materiale. Noi uomini abbiamo una natura spirituale oltre a quella materiale, pertanto non possiamo vivere solo di ricchezze materiali poiché non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio (Mt 4,4). Il concetto di ricchezza poi cambia a seconda della situazione: ricchezza può essere un pasto caldo, un'oasi nel deserto, la pioggia dopo un periodo di siccità, il raccolto dei campi. Tutto è ricchezza e dono di Dio, ma se invece parliamo di beni accumulati, allora il significato cambia, diventa una cattiva ricchezza, una ricchezza che ci chiude il cuore verso Dio e il prossimo, una ricchezza che ci chiude in noi stessi e non ci permette di spiccare quel fondamentale, necessario volo spirituale quale è la santità. Abbiamo appena letto nella Sacra Scrittura dei Proverbi che c'è chi fa il ricco e non ha nulla e c'è chi fa il povero e ha molti beni. Apparentemente il significato di questa Scrittura sembra volerci parlare del ricco perché proprietario di molti beni, ma se leggiamo attentamente vediamo che c'è scritto "c'è chi fa", ovvero c'è chi vuole fare il ricco, il superbo, ma non possiede nulla spiritualmente parlando, quindi povero di ricchezze spirituali, mentre chi si fa povero, l'umile, possiede i veri beni, quindi ricco spiritualmente, detentore delle vere ricchezze che non consumano e non sono rapinate. Il giusto vive in pace perché il Signore è con Lui, perché possiede le vere ricchezze, quelle spirituali.
Il saggio e lo stolto, due figure che rappresentano i due estremi: il primo vive di giustizia, ama la verità, l'onestà, ama soprattutto il Signore. Il secondo predilige la via facile e dannosa, la via della menzogna. La Bibbia ci parla di questa realtà che possiamo riscontrare con quanto accade nel mondo con una semplice riflessione: i disonesti sono alla ricerca delle ricchezze materiali e per raggiungerle scelgono la via breve che conduce ad esse: la criminalità, i reati, le bugie, gli inganni. La storia ci ha insegnato che gli stolti fanno prima o poi tutti la stessa fine: galera e dannazione eterna. Pensiamo ai mafiosi degli anni '90 del calibro di Totò Riina. Provenzano ecc.: hanno scelto la via dell'ingiustizia, hanno accumulato tesori assieme a condanne e infine hanno perso tutto. Anche tutti i latitanti arrestati in questi anni hanno fatto tutti la stessa fine: per brevi momenti di piacere hanno preferito perdere tutto. A cosa giova questo? L'uomo spinge il piede sull'acceleratore non curandosi che prima o poi si schianterà contro un muro. Questo è il destino dello stolto. Il saggio invece vivendo in grazia già su questa terra pur vivendo in povertà, gioisce grandemente e dopo questa vita gioirà ancor più e per sempre nel Regno che il Signore ha promesso ai Suoi fedeli. Il giusto mangia a sazietà, termina questo capitolo dei Proverbi, ma il ventre degli empi soffre la fame: il giusto si sazia della Parola di Dio e gioisce grandemente e per sempre, ma lo stolto avrà sempre fame e sete di Dio fin quando non si pente e converte. Occorre praticare la Parola di Dio per comprendere questi concetti: Il Vangelo è fatto per essere meglio compreso vivendolo. I ricchi continuano ad accumulare tesori perché non hanno ancora conosciuto la vera ricchezza, perché se la conoscessero non esiterebbero ad abbandonare tutto. Infatti la Provvidenza ha disposto nella storia, tanti santi provenienti da nobili famiglie, proprio per farci comprendere questa verità: chi conosce Dio comprende che la ricchezza materiale è una miseria, la vera povertà e al contrario la povertà è la vera ricchezza poiché in essa scopriamo i veri doni che Dio ci ha fatto e questi doni possiamo riceverli e comprenderli solo se viviamo rettamente e cioè cominciando dall'osservare la Parola di Dio e ogni Suo comandamento. Il Vangelo non è così difficile da seguire come molti pensano: è difficile per lo stolto il quale è troppo legato ai beni terreni, era difficile per il giovane ricco chiamato da Gesù, ma per i poveri in spirito non è arduo incarnare il Vangelo. Francesco d'Assisi si è spogliato di tutto sé stesso, non solo materialmente, per amore del Vangelo e in questa nudità materiale e spirituale ha facilmente osservato la Parola di Dio. Spogliarsi spiritualmente, cioè scrollarsi di dosso gli orgogli e le maschere costruite nel corso della nostra vita, ci darà quello slancio essenziale per osservare il Vangelo di Cristo. La saggezza consiste nel fare del rimprovero un insegnamento per quella edificazione tutta spirituale, per questo la Scrittura che abbiamo letto oggi su questo spazio ci dice che lo stolto non ascolta il rimprovero. E' stoltezza infatti non ascoltare i rimproveri; se un figlio obbediente ascolta i genitori e farà del rimprovero dei suoi un gradino verso l'alto, allora imparerà e gli sarà utile in avvenire; al contrario un figlio ribelle non imparerà e all'indomani sarà confuso davanti al labirinto che la vita propone. Un giocatore che conosce le regole sa giocare e vince. Così anche il giusto che conosce e osserva le regole del Signore, sa vivere e vince sul peccato, sull'ignoranza, sul male, sulla menzogna, sulla morte.
Concludiamo questa riflessione con una semplice e breve preghiera. Come Gesù disse al Padre: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito", così noi diciamo a Gesù: "Gesù confido in Te". In Lui abbandoniamoci e con la Sua grazia diventeremo come i giusti di cui parla la Sacra Scrittura e come quei giusti se saremo fedeli gioiremo ora e per sempre accanto al nostro Dio.
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