giovedì 11 novembre 2010

Sapienza - Ottavo appuntamento

Torna l'appuntamento con il Libro della Sapienza giunto all'ottavo e al nono capitolo:


8

1Essa si estende da un confine all'altro con forza,
governa con bontà eccellente ogni cosa.

2Questa ho amato e ricercato fin dalla mia giovinezza,
ho cercato di prendermela come sposa,
mi sono innamorato della sua bellezza.
3Essa manifesta la sua nobiltà,
in comunione di vita con Dio,
perché il Signore dell'universo l'ha amata.
4Essa infatti è iniziata alla scienza di Dio
e sceglie le opere sue.
5Se la ricchezza è un bene desiderabile in vita,
quale ricchezza è più grande della sapienza,
la quale tutto produce?
6Se l'intelligenza opera,
chi, tra gli esseri, è più artefice di essa?
7Se uno ama la giustizia,
le virtù sono il frutto delle sue fatiche.
Essa insegna infatti la temperanza e la prudenza,
la giustizia e la fortezza,
delle quali nulla è più utile agli uomini nella vita.
8Se uno desidera anche un'esperienza molteplice,
essa conosce le cose passate e intravede le future,
conosce le sottigliezze dei discorsi
e le soluzioni degli enigmi,
pronostica segni e portenti,
come anche le vicende dei tempi e delle epoche.

9Ho dunque deciso di prenderla a compagna della mia vita,
sapendo che mi sarà consigliera di bene
e conforto nelle preoccupazioni e nel dolore.
10Per essa avrò gloria fra le folle
e, anche se giovane, onore presso gli anziani.
11Sarò trovato acuto in giudizio,
sarò ammirato di fronte ai potenti.
12Se tacerò, resteranno in attesa;
se parlerò, mi presteranno attenzione;
se prolungherò il discorso,
si porranno la mano sulla bocca.
13Per essa otterrò l'immortalità
e lascerò un ricordo eterno ai miei successori.
14Governerò i popoli e le nazioni mi saranno soggette;
15sentendo il mio nome sovrani terribili mi temeranno,
tra il popolo apparirò buono e in guerra coraggioso.
16Ritornato a casa, riposerò vicino a lei,
perché la sua compagnia non dà amarezza,
né dolore la sua convivenza,
ma contentezza e gioia.

17Riflettendo su tali cose in me stesso
e pensando in cuor mio
che nell'unione con la sapienza c'è l'immortalità
18e nella sua amicizia grande godimento
e nel lavoro delle sue mani una ricchezza inesauribile
e nell'assiduità del rapporto con essa prudenza
e nella partecipazione ai suoi discorsi fama,
andavo cercando come prenderla con me.
19Ero un fanciullo di nobile indole,
avevo avuto in sorte un'anima buona
20o piuttosto, essendo buono,
ero entrato in un corpo senza macchia.
21Sapendo che non l'avrei altrimenti ottenuta,
se Dio non me l'avesse concessa,
- ed era proprio dell'intelligenza
sapere da chi viene tale dono -
mi rivolsi al Signore e lo pregai,
dicendo con tutto il cuore:

9

1"Dio dei padri e Signore di misericordia,
che tutto hai creato con la tua parola,
2che con la tua sapienza hai formato l'uomo,
perché domini sulle creature fatte da te,
3e governi il mondo con santità e giustizia
e pronunzi giudizi con animo retto,
4dammi la sapienza, che siede in trono accanto a te
e non mi escludere dal numero dei tuoi figli,
5perché io sono tuo servo e figlio della tua ancella,
uomo debole e di vita breve,
incapace di comprendere la giustizia e le leggi.
6Se anche uno fosse il più perfetto tra gli uomini,
mancandogli la tua sapienza, sarebbe stimato un nulla.
7Tu mi hai prescelto come re del tuo popolo
e giudice dei tuoi figli e delle tue figlie;
8mi hai detto di costruirti un tempio sul tuo santo monte,
un altare nella città della tua dimora,
un'imitazione della tenda santa
che ti eri preparata fin da principio.
9Con te è la sapienza che conosce le tue opere,
che era presente quando creavi il mondo;
essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi
e ciò che è conforme ai tuoi decreti.
10Inviala dai cieli santi,
mandala dal tuo trono glorioso,
perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica
e io sappia ciò che ti è gradito.
11Essa infatti tutto conosce e tutto comprende,
e mi guiderà prudentemente nelle mie azioni
e mi proteggerà con la sua gloria.
12Così le mie opere ti saranno gradite;
io giudicherò con equità il tuo popolo
e sarò degno del trono di mio padre.
13Quale uomo può conoscere il volere di Dio?
Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
14I ragionamenti dei mortali sono timidi
e incerte le nostre riflessioni,
15perché un corpo corruttibile appesantisce l'anima
e la tenda d'argilla grava la mente dai molti pensieri.
16A stento ci raffiguriamo le cose terrestri,
scopriamo con fatica quelle a portata di mano;
ma chi può rintracciare le cose del cielo?
17Chi ha conosciuto il tuo pensiero,
se tu non gli hai concesso la sapienza
e non gli hai inviato il tuo santo spirito dall'alto?
18Così furono raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra;
gli uomini furono ammaestrati in ciò che ti è gradito;
essi furono salvati per mezzo della sapienza".

COMMENTO

In questi capitoli 8 e 9 del Libro della Sapienza possiamo scorgere in alcuni tratti il sapore della profezia. La Sapienza è necessaria per la santità poiché se noi non conosciamo un sentiero, come possiamo percorrerlo? Nostro Signore Gesù Cristo è venuto oltre che per espiare i nostri peccati, per istruirci sulla via della salvezza. Egli infatti è venuto a rivelare tutte le cose e nessuno può aggiungere nulla alla Rivelazione di Cristo poiché in Lui tutto è stato detto. Dunque la Fede fa trovare la Sapienza e la Sapienza alimenta la Fede. Abbiamo bisogno di conoscere le cose del Cielo per sentire la spontanea spinta della Fede a camminare nelle vie della salvezza. La Sapienza tuttavia viene concessa a chi è degno di riceverla, ovvero gli umili. Infatti se guardiamo ai superbi notiamo che essi hanno difficoltà nel comprendere le cose del Regno, al contrario degli umili. La Sapienza la riconosciamo nella persona di Gesù Cristo infatti l'autore del testo scrive, rivolgendosi al Signore: dammi la sapienza, che siede in trono accanto a te. Cristo infatti siede alla destra del Padre. La Sapienza fa conseguire l'immortalità perché? Perché Cristo che è Sapienza ci ha guadagnati con i Suoi meriti di partecipare alla vita dello Spirito, ma anche perché la Sapienza ci permette di camminare verso le vie dell'integrità e quindi della santità e chi si santifica dal Signore riceve la vita eterna. Infine al termine del nono capitolo si parla già del Padre che invia lo Spirito Santo. Nell'Antico Testamento infatti i riferimenti allo Spirito Santo sono molteplici, anche se prima della Rivelazione di Cristo, l'uomo ignorava che lo Spirito Santo è Terza Persona della Santissima Trinità Unico Dio. Ed infatti per mezzo della Sapienza noi oggi sappiamo che il Signore è Uno e Trino, mentre prima l'umanità credeva che Dio fosse una sola persona. Badiamo bene: Dio è Uno ma in Tre Persone. Cosa cambia oggi sapere questo? Aiuta meglio a contemplare l'ineffabile grandezza del Signore e inoltre credere nella Rivelazione del Cristo ci fa guadagnare abbondanti benefici. Gesù nel Vangelo spesso dice: "La tua fede ti ha salvato". Credere nel Signore è il primo e fondamentale passo verso la salvezza. Ma "Fede" tuttavia non vuol dire soltanto credere, ma obbedire al Signore e osservare la Sua Parola. Chi crede nel Signore ascolta i Suoi comandi e li osserva e questa è manifestazione di amore, infatti Gesù dice nel Vangelo di Giovanni: Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama (14,21). Dunque c'è un rapporto stretto tra Fede, Sapienza e Amore. Chi crede, conosce e chi conosce ama. Se noi crediamo in Cristo conosciamo le cose del Cielo e quando conosciamo le cose del Cielo, le amiamo poiché la nostra anima è fatta per il Cielo, è fatta per il Signore. Quando l'anima conosce Dio, Lo ama perché ella è stata creata per amarLo. Crediamo nel Signore e chiediamoGli di donarci la Sapienza.

Gloria e Lode alla Trinità Santissima.

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