domenica 7 novembre 2010

Il Libro di Giobbe - Ottavo appuntamento

Torna l'appuntamento con Il Libro di Giobbe che prosegue con la seconda parte della risposta all'amico Bildad:

10

1Stanco io sono della mia vita!
Darò libero sfogo al mio lamento,
parlerò nell'amarezza del mio cuore.
2Dirò a Dio: Non condannarmi!
Fammi sapere perché mi sei avversario.
3È forse bene per te opprimermi,
disprezzare l'opera delle tue mani
e favorire i progetti dei malvagi?
4Hai tu forse occhi di carne
o anche tu vedi come l'uomo?
5Sono forse i tuoi giorni come i giorni di un uomo,
i tuoi anni come i giorni di un mortale,
6perché tu debba scrutare la mia colpa
e frugare il mio peccato,
7pur sapendo ch'io non sono colpevole
e che nessuno mi può liberare dalla tua mano?
8Le tue mani mi hanno plasmato e mi hanno fatto
integro in ogni parte; vorresti ora distruggermi?
9Ricordati che come argilla mi hai plasmato
e in polvere mi farai tornare.
10Non m'hai colato forse come latte
e fatto accagliare come cacio?
11Di pelle e di carne mi hai rivestito,
d'ossa e di nervi mi hai intessuto.
12Vita e benevolenza tu mi hai concesso
e la tua premura ha custodito il mio spirito.
13Eppure, questo nascondevi nel cuore,
so che questo avevi nel pensiero!
14Tu mi sorvegli, se pecco,
e non mi lasci impunito per la mia colpa.
15Se sono colpevole, guai a me!
Se giusto, non oso sollevare la testa,
sazio d'ignominia, come sono, ed ebbro di miseria.
16Se la sollevo, tu come un leopardo mi dai la
caccia
e torni a compiere prodigi contro di me,
17su di me rinnovi i tuoi attacchi,
contro di me aumenti la tua ira
e truppe sempre fresche mi assalgono.
18Perché tu mi hai tratto dal seno materno?
Fossi morto e nessun occhio m'avesse mai visto!
19Sarei come se non fossi mai esistito;
dal ventre sarei stato portato alla tomba!
20E non son poca cosa i giorni della mia vita?
Lasciami, sì ch'io possa respirare un poco
21prima che me ne vada, senza ritornare,
verso la terra delle tenebre e dell'ombra di morte,
22terra di caligine e di disordine,
dove la luce è come le tenebre.

COMMENTO

Le parole di Giobbe sono le stesse di ogni uomo che vive nella disperazione e sono identiche alle parole che almeno una volta nella vita abbiamo noi pronunciato: "sono stanco di vivere, il Signore aiuta sempre i cattivi, fa andare tutto liscio ai peccatori, pur essendo io onesto mi va tutto storto e il Signore mi impedisce di vivere nella tranquillità, non mi lascia vivere sereno per un solo giorno, meglio non essere mai nato". Giobbe sembra voler indagare la volontà del Signore, come del resto anche noi cerchiamo di fare quando non comprendiamo i motivi per i quali le cose non vanno come ci aspettiamo poiché vorremmo che gli eventi corrispondessero alla nostra volontà. La felicità tuttavia non è nelle cose e nei nostri progetti, ma la felicità è nel fare la volontà di Dio. Se le cose non vanno come ci aspettiamo dobbiamo considerare cosa veramente il Signore vuole da noi: la nostra felicità, il nostro vero bene. Non sempre noi siamo capaci di fare le scelte giuste ed ecco che il Signore interviene nelle nostre vite per sviare i nostri progetti che potrebbero altrimenti condurci su vie sbagliate e negli eventi Egli ci indica quale strada seguire. Chi non ascolta la voce di Dio che prende forma negli umani eventi, facendo di testa sua rischia seriamente di incamminarsi verso una realtà di dolore e morte quando invece il Signore ci ostacola per condurci verso il vero bene e la vera gioia che però come via ha quella della sofferenza, sofferenza che se ben vissuta diventa dolce e confortante. Certamente Giobbe non ha commesso gravi colpe per meritarsi tutto questo ed infatti sembra che egli travisi quanto gli sta accadendo poiché la sua è una prova, non una condanna. Il Signore ha dato il permesso a satana di tentare il Suo servo poiché il maligno insinuò davanti al Signore che Giobbe avrebbe potuto ribellarsi nel perdere tutti i suoi averi. Non è dunque Dio che tormenta Giobbe, ma il demonio. Infatti il Signore ama i Suoi figli fedeli e talvolta permette al demonio di tormentarci per provare il nostro cuore, come accadde con alcuni santi. Nel tormento e nella sofferenza non ci resta che piegare le ginocchia, restare fedeli al Signore e dire sempre: "Signore, sia fatta la Tua volontà". Questo ci farà trionfare su tutte le tentazioni e ci condurrà verso la via della santità e della salvezza.


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