venerdì 27 maggio 2011

Siracide - Trentatreesimo appuntamento

Torna come ogni venerdì l'appuntamento con il Libro del Siracide: oggi leggiamo il trentatreesimo capitolo:


1Chi teme il Signore non incorre in alcun male,
se subisce tentazioni, ne sarà liberato di nuovo.
2Un uomo saggio non detesta la legge,
ma l'ipocrita a suo riguardo è come una nave nella tempesta.
3L'uomo assennato ha fiducia nella legge,
la legge per lui è degna di fede come un oracolo.
4Prepàrati il discorso, così sarai ascoltato;
concatena il tuo sapere e poi rispondi.
5Ruota di carro il sentimento dello stolto,
il suo ragionamento è come l'asse che gira.
6Come uno stallone è un amico beffardo,
nitrisce sotto chiunque lo cavalca.

7Perché un giorno è più importante d'un altro?
Eppure la luce di ogni giorno dell'anno viene dal sole.
8Essi sono distinti secondo il pensiero del Signore
che ha variato le stagioni e le feste.
9Alcuni giorni li ha nobilitati e santificati,
altri li ha lasciati nel numero dei giorni ordinari.
10Anche gli uomini provengono tutti dalla polvere
e dalla terra fu creato Adamo.
11Ma il Signore li ha distinti nella sua grande sapienza,
ha assegnato loro diversi destini.
12Alcuni li ha benedetti ed esaltati,
altri li ha santificati e avvicinati a sé,
altri li ha maledetti e umiliati
e li ha scacciati dalle loro posizioni.
13Come l'argilla nelle mani del vasaio
che la forma a suo piacimento,
così gli uomini nelle mani di colui che li ha creati,
per retribuirli secondo la sua giustizia.
14Di fronte al male c'è il bene,
di fronte alla morte, la vita;
così di fronte al pio il peccatore.
15Considera perciò tutte le opere dell'Altissimo;
due a due, una di fronte all'altra.
16Io mi sono dedicato per ultimo allo studio,
come un racimolatore dietro i vendemmiatori.
17Con la benedizione del Signore ho raggiunto lo scopo,
come un vendemmiatore ho riempito il tino.
18Badate che non ho faticato solo per me,
ma per quanti ricercano l'istruzione.
19Ascoltatemi, capi del popolo,
e voi che dirigete le assemblee, fate attenzione.

20Al figlio e alla moglie, al fratello e all'amico
non dare un potere su di te finché sei in vita.
Non dare ad altri le tue ricchezze,
perché poi non ti penta e debba richiederle.
21Finché vivi e c'è respiro in te,
non abbandonarti in potere di nessuno.
22È meglio che i figli ti preghino
che non rivolgerti tu alle loro mani.
23In tutte le azioni sii sempre superiore,
non permettere che si offuschi la tua fama.
24Quando finiranno i giorni della tua vita,
al momento della morte, assegna la tua eredità.

25Foraggio, bastone e pesi per l'asino;
pane, castigo e lavoro per lo schiavo.
26Fa' lavorare il tuo servo, e potrai trovare riposo,
lasciagli libere le mani e cercherà la libertà.
27Giogo e redini piegano il collo;
per lo schiavo cattivo torture e castighi.
28Fallo lavorare perché non stia in ozio,
poiché l'ozio insegna molte cattiverie.
29Obbligalo al lavoro come gli conviene,
e se non obbedisce, stringi i suoi ceppi.
30Non esagerare con nessuno;
non fare nulla senza giustizia.
31Se hai uno schiavo, sia come te stesso,
poiché l'hai acquistato con il sangue.
32Se hai uno schiavo, trattalo come fratello,
perché ne avrai bisogno come di te stesso,
33Se tu lo maltratti ed egli fuggirà,
per quale strada andrai a ricercarlo?




COMMENTO

Il timore, la benevolenza verso il prossimo, sono le virtù insegnate e verso quali l'autore del testo ci incoraggia nel praticarle. A primo impatto sembra di leggere delle contraddizioni e degli inviti che apparentemente stonano con quanto detto da Gesù. Per non incorrere in questi errori, dobbiamo sempre leggere questi testi alla Luce di Cristo, ovvero tenendo presente la Sua Parola di vita che è verità e via per la salvezza. Sembra di leggere un'esortazione alla schiavitù e al maltrattamento, ma noi sappiamo che Gesù ci invita ad amare, ad avere compassione di tutti e a perdonare i nostri nemici. Sottolineo la parola "sembra" perché infatti nella Bibbia non può esserci e non c'è contraddizione. Il capitolo di oggi stesso alla fine lo dice: Tratta come fratello lo schiavo. Certo ai tempi in cui vennero scritti questi testi, c'erano ancora gli schiavi, possiamo quindi tradurre per i giorni nostri la parola "schiavi" in "dipendenti". E' un invito fatto anche ai datori di lavoro di oggi di trattare bene i loro dipendenti, come fratelli. Allora forse potremmo dire che quanto scritto poco sopra nel capitolo, sia un invito a maltrattare il dipendente cattivo? Assolutamente no, per quale motivo la Sacra Scrittura dovrebbe invitarci a comportarci male? Nella Sacra Scrittura ci parla lo Spirito di Dio attraverso i profeti che non è mai contraddittorio, essendo Spirito di amore, verità e perfezione. E allora cosa intende dire l'autore del testo? Per cercare il significato dovremmo spendere un po' di tempo nella riflessione per capire il reale senso di questa Scrittura. La Bibbia porta in sé il linguaggio profetico, un linguaggio che solo con gli occhi della fede in Gesù Cristo può essere ben interpretato. Per quanto riguarda la superiorità e la fama, il comportamento con i figli e con i schiavi, l'autore del testo intende sicuramente non invitare alla superbia o alla violenza, perché questo sarebbe contro la santificazione e la Bibbia essendo il Libro di Dio ci invita invece all'amore, alla carità, alla misericordia e quindi alla santità. Riguardo alla superiorità, l'autore certamente invita ad essere superiori nell'amore e la fama non è quella che intende il mondo, cioè il successo, la notorietà, ma questa fama la possiamo intendere bene dandole il nome di reputazione. Se una persona agisce stoltamente, perde la sua reputazione, ma se le sue azioni sono ricche di amore e carità, la sua reputazione allora è buona presso la comunità in cui vive. Per lo schiavo cattivo, il linguaggio all'apparenza forte, sta molto probabilmente ad indicare la sorte alla quale vanno incontro i ribelli e gli insolenti. Perché infatti come dicevamo pocanzi, alla fine il capitolo invita alla fratellanza e all'umiltà. Per il rapporto con i figli, quasi certamente l'autore invita l'uomo ad avere una certa autorità con la prole perché questi non crescano nella ribellione. Autorità che però non vuol dire freddezza e violenza poiché anche i genitori sono chiamati ad amare. Ci basta guardare al Padre che ci ama e allo stesso tempo chiede quel rispetto dovutogli. In poche parole un genitore deve amare i figli e farsi rispettare perché questi non prendano la strada del disorientamento e delle cattive abitudini. "Onore il padre e le madre" è uno dei comandamenti e probabilmente l'autore del capitolo si ispira proprio a questa regola d'oro del Signore. Chi rispetta i genitori, li obbedisce e l'obbedienza permette al figlio o ai figli di crescere bene imparando dai buoni insegnamenti del padre e della madre.  Infine per l'ozio, parla chiaro la Scrittura: lavorare, impegnarsi è un modo, oltre che per il sostentamento, per non cadere nei vizi.

Concludiamo volgendo lo sguardo sulla parte iniziale del capitolo nel quale ci mostra la bellezza dell'opera di Dio: la molteplicità. Prendo spunto da una riflessione di qualche settimana fa della nostra cara amica Enza pubblicata in Riflettiamo Insieme nella quale meditò sull'unità nella diversità. I giorni, le persone, tutti uguali nella loro forma e per la loro origine, ma ognuno diverso per il loro aspetto e carattere, cultura, ma tutti uniti. Questa unità nella diversità è immagine della Santissima Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono tre persone distinte ma unite e il Creatore manifesta questo Suo aspetto nella creazione. Molto bello quindi il passo dal versetto 7 al 13, da meditare per contemplare la Trinità Santissima attraverso le opere.

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