domenica 20 febbraio 2011

Il Libro di Giobbe - Ventitreesimo appuntamento

Torna l'appuntamento con il Libro di Giobbe; questa settimana leggiamo la risposta di Bildad che si traduce in un inno all'Onnipotenza di Dio: 
 
[1]Bildad il Suchita prese a dire:

[2]V'è forse dominio e paura presso Colui
Che mantiene la pace nell'alto dei cieli?
[3]Si possono forse contare le sue schiere?
E sopra chi non sorge la sua luce?
[4]Come può giustificarsi un uomo davanti a Dio
e apparire puro un nato di donna?
[5]Ecco, la luna stessa manca di chiarore
e le stelle non sono pure ai suoi occhi:
[6]quanto meno l'uomo, questo verme,
l'essere umano, questo bruco!

COMMENTO 
Dopo l'intervento di Giobbe, prende la parola Bildad il Suchita e quasi spazientito, tesse una sorta di inno all'Onnipotenza del Dio Altissimo. Nulla da eccepire su quanto dice: infatti, l'uomo è nulla al cospetto di Dio e certamente non può dinanzi a Lui presentarsi senza colpa, perchè ingannerebbe sé stesso (Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi.Giovanni 1,8). Ma Bildad è comunque in errore perchè le sue parole sono dettate dallo stato spazientito derivante dal fatto che Giobbe non ammette di aver peccato, meritando così le sventure avvenute. E si vede l'ira crescente negli amici di Giobbe in quanto non accettano che un uomo possa dire di non aver peccato e quindi di non aver meritato le sventure poiché, secondo il loro pensiero, Dio punisce solo gli empi. Noi sappiamo, invece, che le sventure capitate a Giobbe non sono frutto di Dio e quindi possiamo affermare come Bildad, come gli altri presenti, sono in errore causato da un cuore chiuso e incapace di ascoltare e comprendere. 
Settimana prossima vedremo come Giobbe risponderà a queste parole di Bildad.

0 commenti:

Posta un commento