domenica 13 febbraio 2011

Il Libro di Giobbe - Ventiduesimo appuntamento

Torna l'appuntamento con il Libro di Giobbe; questa settimana leggiamo e meditiamo la risposta di Giobbe, con il commento di corsobiblico.it
 

[1]Perché l'Onnipotente non si riserva i suoi tempi
e i suoi fedeli non vedono i suoi giorni?
[2]I malvagi spostano i confini,
rubano le greggi e le menano al pascolo;
[3]portano via l'asino degli orfani,
prendono in pegno il bue della vedova.
[4]Spingono i poveri fuori strada,
tutti i miseri del paese vanno a nascondersi.
[5]Eccoli, come ònagri nel deserto
escono per il lavoro;
di buon mattino vanno in cerca di vitto;
la steppa offre loro cibo per i figli.
[6]Mietono nel campo non loro;
racimolano la vigna del malvagio.
[7]Nudi passan la notte, senza panni,
non hanno da coprirsi contro il freddo.
[8]Dagli scrosci dei monti sono bagnati,
per mancanza di rifugi si aggrappano alle rocce.
[9]Rapiscono con violenza l'orfano
e prendono in pegno ciò che copre il povero.
[10]Ignudi se ne vanno, senza vesti
e affamati portano i covoni.
[11]Tra i filari frangono le olive,
pigiano l'uva e soffrono la sete.
[12]Dalla città si alza il gemito dei moribondi
e l'anima dei feriti grida aiuto:
Dio non presta attenzione alle loro preghiere.
[13]Altri odiano la luce,
non ne vogliono riconoscere le vie
né vogliono batterne i sentieri.
[14]Quando non c'è luce, si alza l'omicida
per uccidere il misero e il povero;
nella notte si aggira il ladro
e si mette un velo sul volto.
[15]L'occhio dell'adultero spia il buio
e pensa: «Nessun occhio mi osserva!».
[16]Nelle tenebre forzano le case,
di giorno se ne stanno nascosti:
non vogliono saperne della luce;
[17]l'alba è per tutti loro come spettro di morte;
quando schiarisce, provano i terrori del buio fondo.
[18]Fuggono veloci di fronte al giorno;
maledetta è la loro porzione di campo sulla terra,
non si volgono più per la strada delle vigne.
[19]Come siccità e calore assorbono le acque nevose,
così la morte rapisce il peccatore.
[20]Il seno che l'ha portato lo dimentica,
i vermi ne fanno la loro delizia,
non se ne conserva la memoria
ed è troncata come un albero l'iniquità.
[21]Egli maltratta la sterile che non genera
e non fa del bene alla vedova.
[22]Ma egli con la sua forza trascina i potenti,
sorge quando più non può contare sulla vita.
[23]Anche Dio gli concede sicurezza ed egli sta saldo,
ma i suoi occhi sono sopra la sua condotta.
[24]Salgono in alto per un poco, poi non sono più,
sono buttati giù come tutti i mortali,
falciati come la testa di una spiga.
[25]Non è forse così? Chi può smentirmi
e ridurre a nulla le mie parole?

COMMENTO

Questo capitolo possiamo dividerlo in due parti:

vv. 1-12: una meditazione sul destino del giusto.

vv. 13-25: una meditazione sulla sorte del povero.

a) In questa prima parte, usciamo dal piccolo mondo di Giobbe e ci inoltriamo sulla situazione del mondo (vv.1-12) e Giobbe arriva a dire agli amici: se gli empi prosperano, a che serve la legge della retribuzione? Gli empi, infatti, sono sempre felici, e il povero è sempre infelice: in questa situazione Dio non interviene, non parla non agisce. Noi aggiungiamo: certamente Dio non agisce secondo i nostri schemi, o come vorremmo noi.

Il cap. 24 inizia con un’espressione di Giobbe: ”Come è possibile che l’uomo nell’arco della sua esistenza storica non possa incontrare Dio?

E intanto, continua il testo (v.2) accanto a noi prosperano i malvagi, “i professionisti della notte”, immagine molto vicino a noi: i ladri, gli assassini, gli adulteri, si muovono, in genere di notte.

Chi difende questi derubati? Secondo Giobbe: nessuno.

Oltre al giusto, c’è un’altra categoria: “i poveri” abbandonati a se stessi: (“escono dal loro lavoro -scacciati-, vanno in cerca di vitto”) (v. 5). E Dio: “non presta attenzione alla loro preghiera” (v.12).

b) Nella seconda parte di questo capitolo (vv. 13-25): Giobbe descrive gli “amici delle tenebre”: assassini, ladri, ecc..

Di fronte a questa analisi, dove i malvagi prosperano, Giobbe rivolgendosi ai suoi amici, contesta la loro teoria della retribuzione: “Voi dite che i cattivi, gli empi, i ladri sono “inghiottiti”. Giobbe risponde: “Ma è proprio così, non è vero il contrario?”. Ma alla fine (v.24) Giobbe afferma che c’è una giustizia che è applicata a tutti.

La giustizia di Dio sembra essere così lontana da quella degli uomini. Anche se noi oggi, come Giobbe, ci chiediamo: perché tanti omicidi, tanti innocenti soffrono, perché Dio non mette un po’ di ordine? Dinanzi al giusto Giobbe e a noi, ci sono due strade: quelle degli amici (la legge della retribuzione) e quella di Giobbe (la legge dell’amore).

Noi dobbiamo scegliere la stessa strada del giusto per eccellenza (Cristo), che è la Croce: “stoltezza” per i pagani, ma “sapienza” per chi crede, perché in essa si manifesta la “Potenza di Dio”.

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