giovedì 21 ottobre 2010

Sapienza - Quinto appuntamento

Torna l'appuntamento con il Libro della Sapienza giunto al quinto capitolo: 


1Allora il giusto starà con grande fiducia
di fronte a quanti lo hanno oppresso
e a quanti han disprezzato le sue sofferenze.
2Costoro vedendolo saran presi da terribile spavento,
saran presi da stupore per la sua salvezza inattesa.
3Pentiti, diranno fra di loro,
gemendo nello spirito tormentato:
4"Ecco colui che noi una volta abbiamo deriso
e che stolti abbiam preso a bersaglio del nostro scherno;
giudicammo la sua vita una pazzia
e la sua morte disonorevole.
5Perché ora è considerato tra i figli di Dio
e condivide la sorte dei santi?
6Abbiamo dunque deviato dal cammino della verità;
la luce della giustizia non è brillata per noi,
né mai per noi si è alzato il sole.
7Ci siamo saziati nelle vie del male e della perdizione;
abbiamo percorso deserti impraticabili,
ma non abbiamo conosciuto la via del Signore.
8Che cosa ci ha giovato la nostra superbia?
Che cosa ci ha portato la ricchezza con la spavalderia?
9Tutto questo è passato come ombra
e come notizia fugace,
10come una nave che solca l'onda agitata,
del cui passaggio non si può trovare traccia,
né scia della sua carena sui flutti;
11oppure come un uccello che vola per l'aria
e non si trova alcun segno della sua corsa,
poiché l'aria leggera, percossa dal tocco delle penne
e divisa dall'impeto vigoroso,
è attraversata dalle ali in movimento,
ma dopo non si trova segno del suo passaggio;
12o come quando, scoccata una freccia al bersaglio,
l'aria si divide e ritorna subito su se stessa
e così non si può distinguere il suo tragitto:
13così anche noi, appena nati, siamo già scomparsi,
non abbiamo avuto alcun segno di virtù da mostrare;
siamo stati consumati nella nostra malvagità".
14La speranza dell'empio è come pula portata dal vento,
come schiuma leggera sospinta dalla tempesta,
come fumo dal vento è dispersa,
si dilegua come il ricordo dell'ospite di un sol giorno.

15I giusti al contrario vivono per sempre,
la loro ricompensa è presso il Signore
e l'Altissimo ha cura di loro.
16Per questo riceveranno una magnifica corona regale,
un bel diadema dalla mano del Signore,
perché li proteggerà con la destra,
con il braccio farà loro da scudo.
17Egli prenderà per armatura il suo zelo
e armerà il creato per castigare i nemici;
18indosserà la giustizia come corazza
e si metterà come elmo un giudizio infallibile;
19prenderà come scudo una santità inespugnabile;
20affilerà la sua collera inesorabile come spada
e il mondo combatterà con lui contro gli insensati.
21Scoccheranno gli infallibili dardi dei fulmini,
e come da un arco ben teso,
dalle nubi, colpiranno il bersaglio;
22dalla fionda saranno scagliati
chicchi di grandine colmi di sdegno.
Infurierà contro di loro l'acqua del mare
e i fiumi li sommergeranno senza pietà.
23Si scatenerà contro di loro un vento impetuoso,
li disperderà come un uragano.
L'iniquità renderà deserta tutta la terra
e la malvagità rovescerà i troni dei potenti

COMMENTO

Io direi che prima di dire qualcosa, sia utile leggere questo passo del Vangelo:
 
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti.
Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe,
bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.
Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui.
Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti.
Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre,
perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”.
Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”.
E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”.
Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Io penso che le parole del Libro della Sapienza siano complementari a quelle pronunciate da Gesù nella famosa parabola di Lazzaro e del ricco Epulone. Infatti, entrambi si soffermano su ciò che spetta al giusto e all'empio al termine della loro esistenza. Ed è proprio l'empio protagonista poiché è lui che vede e ammette la propria stoltezza. Addirrittura il ricco Epulone vorrebbe poter tornare sulla Terra ad avvisare i propri parenti, ma ovviamente non è possibile e anzi Abramo dice di più: arriva a dire che l'uomo che non ascolta Mosè e i profeti (e il Vangelo), non ascolterà nemmeno lui! E probabilmente è così considerando che siamo duri al richiamo e tendenti al dubbio: metteremmo in dubbio pure l'eventuale visione! 

Nelle pagine della Sapienza,come nella parabola di Gesù, vediamo quindi prendere forma il destino del giusto che è quello di vivere sotto le ali divine con Dio che lo protegge e lo sostiene, difendendolo, amandolo e ristorandolo dalle sofferenza della vita terrena. E l'empio si renderà conto della propria stoltezza, vedrà il giusto riposare in pace mentre egli si trova in sofferenze indicibili. Come dice Gesù, il verme non smette di parlare ed è il più grande tormento dell'anima: il pentimento, il non poter tornare indietro per potersi meritare quel riposo nell'amore di Dio. Questo è un chiaro messaggio a tutti noi: noi abbiamo la fortuna di poter ancora farcela: noi possiamo ancora guadagnarci il riposo nell'amore di Dio, osservando la Sua Parola, vivendo il Vangelo e quindi avendo fede in Cristo Gesù che ci ha ottenuti la salvezza eterna. Non facciamo come quegli empi che hanno preso in giro il giusto e ora vivono nel tormento del rimorso: vorrebbero tornare indietro, ma non possono perchè il loro tempo è scaduto. 

C'è anche una seconda parte che, per una mia visione personale, sembra richiamare all'occhio l'immagine della guerra apocalittica, quando Gesù tornerà per radunare il gregge e per tagliare la pula: infatti, nell'Apocalisse leggiamo come l'Agnello manderà gli angeli per radunare i giusti mentre i restanti, cioè gli empi e i malvagi guidati dalla bestia, muoveranno guerra contro Dio, ma nulla potranno contro di Lui e gli angeli del Cielo li uccideranno e saranno gettati nella fornace eterna. Questo è il destino finale dell'empio e del malvagio che ha rinnegato Dio, che ha preferito vivere secondo la sua personale moralità, non credendo in Cristo oppure credendo a modo suo. Oggi traiamo quindi una lezione importantissima che dobbiamo assolutamente mettere in pratica: sfruttiamo il tempo che abbiamo a disposizione per accumulare tesoro nei Cieli come ci ha raccomandato di fare Gesù: "Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo".

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