mercoledì 20 ottobre 2010

Il Cantico dei Cantici - Quinto appuntamento

Torna l'appuntamento con il Cantico dei Cantici, un libro che unisce poesia e profezia.

1Son venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa,
e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo;
mangio il mio favo e il mio miele,
bevo il mio vino e il mio latte.
Mangiate, amici, bevete;
inebriatevi, o cari.

2Io dormo, ma il mio cuore veglia.
Un rumore! È il mio diletto che bussa:
"Aprimi, sorella mia,
mia amica, mia colomba, perfetta mia;
perché il mio capo è bagnato di rugiada,
i miei riccioli di gocce notturne".
3"Mi sono tolta la veste;
come indossarla ancora?
Mi sono lavata i piedi;
come ancora sporcarli?".
4Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio
e un fremito mi ha sconvolta.
5Mi sono alzata per aprire al mio diletto
e le mie mani stillavano mirra,
fluiva mirra dalle mie dita
sulla maniglia del chiavistello.
6Ho aperto allora al mio diletto,
ma il mio diletto già se n'era andato, era scomparso.
Io venni meno, per la sua scomparsa.
L'ho cercato, ma non l'ho trovato,
l'ho chiamato, ma non m'ha risposto.
7Mi han trovato le guardie che perlustrano la città;
mi han percosso, mi hanno ferito,
mi han tolto il mantello
le guardie delle mura.
8Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
se trovate il mio diletto,
che cosa gli racconterete?
Che sono malata d'amore!

9Che ha il tuo diletto di diverso da un altro,
o tu, la più bella fra le donne?
Che ha il tuo diletto di diverso da un altro,
perché così ci scongiuri?

10Il mio diletto è bianco e vermiglio,
riconoscibile fra mille e mille.
11Il suo capo è oro, oro puro,
i suoi riccioli grappoli di palma,
neri come il corvo.
12I suoi occhi, come colombe
su ruscelli di acqua;
i suoi denti bagnati nel latte,
posti in un castone.
13Le sue guance, come aiuole di balsamo,
aiuole di erbe profumate;
le sue labbra sono gigli,
che stillano fluida mirra.
14Le sue mani sono anelli d'oro,
incastonati di gemme di Tarsis.
Il suo petto è tutto d'avorio,
tempestato di zaffiri.
15Le sue gambe, colonne di alabastro,
posate su basi d'oro puro.
Il suo aspetto è quello del Libano,
magnifico come i cedri.
16Dolcezza è il suo palato;
egli è tutto delizie!
Questo è il mio diletto, questo è il mio amico,
o figlie di Gerusalemme.

COMMENTO

Come non identificare "la più bella fra le donne" del Cantico dei Cantici con la Beata Vergine Maria? Come non identificare il diletto tanto amato con i riccioli neri come il corvo dall'aspetto del Libano con il Messia? 


Nel primo versetto sembra che il Creatore dica: "Sono entrato nella Terra che ho creato, e raccolgo le mie opere, mia creatura, mia figlia, mia sposa, mia madre (rivolgendosi a Maria n.d.r.) mangio  e bevo ciò che ho fatto, mangiate e bevete anche voi figli e fratelli, prendete parte alla mia gioia". Dal sesto al settimo versetto sembra di intravedere la profezia fatta sulla sofferenza della Madre di Dio per la morte del Figlio, come le profetizzò secoli dopo il vecchio Simeone: "E anche a te una spada trafiggerà l'anima" (Lc 2,35). Questo cantico per essere capito va associato alla vita di Gesù e di Maria poiché l'Antico Testamento è scritto in previsione del Messia e alla vita del Cristo è stata associata quella della Madre. Allora sì che questo testo apparentemente enigmatico svelerà tutto il suo significato poiché Cristo è la Luce che ci mostra il senso della Sacra Scrittura. Questa poesia-profezia è un inno alla purezza della nuova donna, la nuova Eva, genitrice della discendenza di Cristo, Maria. Come Eva è genitrice corporale dell'umanità, Maria ne è quella spirituale poiché con il suo "sì", con la sua obbedienza ha sposato il Signore e concepito l'umanità nuova in Cristo.

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