mercoledì 12 gennaio 2011

Sapienza - Diciassettesimo appuntamento

Torna l'appuntamento con il Libro della Sapienza; oggi leggiamo il diciottesimo capitolo: 


1Per i tuoi santi risplendeva una luce vivissima;
essi invece, sentendone le voci, senza vederne l'aspetto.
li proclamavan beati, ché non avevan come loro sofferto
2ed erano loro grati perché, offesi per primi,
non facevano loro del male
e imploravano perdono d'essere stati loro nemici.
3Invece delle tenebre desti loro una colonna di fuoco,
come guida in un viaggio sconosciuto
e come un sole innocuo per il glorioso emigrare.
4Eran degni di essere privati della luce
e di essere imprigionati nelle tenebre
quelli che avevano tenuto chiusi in carcere i tuoi figli,
per mezzo dei quali la luce incorruttibile della legge
doveva esser concessa al mondo.

5Poiché essi avevan deciso di uccidere i neonati dei santi
- e un solo bambino fu esposto e salvato -
per castigo eliminasti una moltitudine di loro figli
e li facesti perire tutti insieme nell'acqua impetuosa.
6Quella notte fu preannunziata ai nostri padri,
perché sapendo a quali promesse avevano creduto,
stessero di buon animo.
7Il tuo popolo si attendeva
la salvezza dei giusti come lo sterminio dei nemici.
8Difatti come punisti gli avversari,
così ci rendesti gloriosi, chiamandoci a te.
9I figli santi dei giusti offrivano sacrifici in segreto
e si imposero, concordi, questa legge divina:
i santi avrebbero partecipato ugualmente
ai beni e ai pericoli,
intonando prima i canti di lode dei padri.
10Faceva eco il grido confuso dei nemici
e si diffondeva il lamento di quanti piangevano i figli.
11Con la stessa pena lo schiavo
era punito insieme con il padrone,
il popolano soffriva le stesse pene del re.
12Tutti insieme, nello stesso modo,
ebbero innumerevoli morti,
e i vivi non bastavano a seppellirli
perché in un istante perì la loro più nobile prole.
13Quelli rimasti increduli a tutto per via delle loro magie,
alla morte dei primogeniti confessarono
che questo popolo è figlio di Dio.
14Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose,
e la notte era a metà del suo corso,
15la tua parola onnipotente dal cielo,
dal tuo trono regale, guerriero implacabile,
si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio,
portando, come spada affilata, il tuo ordine inesorabile.
16Fermatasi, riempì tutto di morte;
toccava il cielo e camminava sulla terra.
17Allora improvvisi fantasmi di sogni terribili
li atterrivano;
timori impensabili piombarono su di loro.
18Cadendo mezzi morti qua e là,
ognuno mostrava la causa della morte.
19I loro sogni terrificanti li avevano preavvisati,
perché non morissero ignorando
il motivo delle loro sofferenze.

20La prova della morte colpì anche i giusti
e nel deserto ci fu strage di molti;
ma l'ira non durò a lungo,
21perché un uomo incensurabile si affrettò a difenderli:
prese le armi del suo ministero,
la preghiera e il sacrificio espiatorio dell'incenso;
si oppose alla collera e mise fine alla sciagura,
mostrando che era tuo servitore.
22Egli superò l'ira divina non con la forza del corpo,
né con l'efficacia delle armi;
ma con la parola placò colui che castigava,
ricordandogli i giuramenti e le alleanze dei padri.
23I morti eran caduti a mucchi gli uni sugli altri,
quando egli, ergendosi lì in mezzo, arrestò l'ira
e le tagliò la strada che conduceva verso i viventi.
24Sulla sua veste lunga fino ai piedi vi era tutto il mondo,
i nomi gloriosi dei padri intagliati
sui quattro ordini di pietre preziose
e la tua maestà sulla corona della sua testa.
25Di fronte a questo lo sterminatore indietreggiò,
ebbe paura,
poiché un solo saggio della collera bastava.

COMMENTO

Carissimi, questo passo della Sapienza di oggi si riferisce in maniera eloquente al momento della liberazione degli ebrei dall'Egitto: dall'esaltazione del momento in cui Dio prese la decisione di liberare i Suoi figli dalla mano dei nemici egiziani, sino al momento della collera nel deserto, collera placata da Mosé. 

Si tratta di un'esaltazione di quei momenti: del momento in cui si ebbe il contrappasso più forte, quello decisivo che mostrò all'Egitto, ed in particolare al faraone che si ostinava a mantenere prigionieri gli ebrei, la Potenza del Dio di Israele: fu il momento in cui morirono i figli primogeniti dell'Egitto intero e fu il momento in cui tutti furono trattati allo stesso modo, schiavi e re. Perirono i figli e i padri si resero conto che non avevano a che fare con uno scherzo o con un mago di nome Mosè, ma che avevano a che fare con la Potenza di un Dio Altissimo e inarrestabile. Fu questo il momento in cui lo stesso faraone tremò e scoraggiato lasciò andare gli ebrei, perchè non sapeva più come fermare l'inarrestabile! 

Settimana prossima, nel passo successivo, vedremo l'esaltazione del momento in cui le acque si aprirono dinanzi agli ebrei e si chiusero sugli egiziani che avevano stoltamente cambiato idea. 
Nel deserto, poi, vediamo come divampò la collera di Dio nei confronti di coloro che cominciavano a dubitare del loro Signore: nonostante l'incredibile prodigio della liberazione, gli ebrei mormoravano, dubitavano. Ma la collera fu presto placata da quell'uomo che Dio stesso aveva scelto come il leader della liberazione e cioè Mosè: egli, con l'arma delle sue parole, riuscì a placare Dio, ricordando le antiche alleanze con i Padri. E la bontà di Dio tornò con veemenza, perdonando i suoi figli ingrati e ponendo nuovamente fiducia nel popolo che aveva scelto, in particolare su Mosè che aveva dimostrato un cuore saggio, forte e in grado di parlare con Lui senza esitare, il tutto per amore dei suoi fratelli. 

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