lunedì 10 gennaio 2011
I Proverbi - Diciassettesimo appuntamento
Torna anche per questo lunedì l'appuntamento con il Libro dei Proverbi; oggi leggiamo e meditiamo il capitolo 17 che ci presenta ancora una volta i vantaggi dei giusti e gli svantaggi degli stolti:
1Un tozzo di pane secco con tranquillità è meglio
di una casa piena di banchetti festosi e di discordia.
2Lo schiavo intelligente prevarrà su un figlio disonorato
e avrà parte con i fratelli all'eredità.
3Il crogiuolo è per l'argento e il forno per l'oro,
ma chi prova i cuori è il Signore.
4Il maligno presta attenzione a un labbro maledico,
il bugiardo ascolta una lingua nociva.
5Chi deride il povero offende il suo creatore,
chi gioisce della sciagura altrui non resterà impunito.
6Corona dei vecchi sono i figli dei figli,
onore dei figli i loro padri.
7Non conviene all'insensato un linguaggio elevato,
ancor meno al principe un linguaggio falso.
8Il dono è come un talismano per il proprietario:
dovunque si volga ha successo.
9Chi copre la colpa si concilia l'amicizia,
ma chi la divulga divide gli amici.
10Fa più una minaccia all'assennato
che cento percosse allo stolto.
11Il malvagio non cerca altro che la ribellione,
ma gli sarà mandato contro un messaggero senza pietà.
12Meglio incontrare un'orsa privata dei figli
che uno stolto in preda alla follia.
13Chi rende male per bene
vedrà sempre la sventura in casa.
14Iniziare un litigio è come aprire una diga,
prima che la lite si esasperi, troncala.
15Assolvere il reo e condannare il giusto
sono due cose in abominio al Signore.
16A che serve il denaro in mano allo stolto?
Forse a comprar la sapienza, se egli non ha senno?
17Un amico vuol bene sempre,
è nato per essere un fratello nella sventura.
18È privo di senno l'uomo che offre garanzie
e si dà come garante per il suo prossimo.
19Chi ama la rissa ama il delitto,
chi alza troppo l'uscio cerca la rovina.
20Un cuore perverso non troverà mai felicità,
una lingua tortuosa andrà in malora.
21Chi genera uno stolto ne avrà afflizione;
non può certo gioire il padre di uno sciocco.
22Un cuore lieto fa bene al corpo,
uno spirito abbattuto inaridisce le ossa.
23L'iniquo accetta regali di sotto il mantello
per deviare il corso della giustizia.
24L'uomo prudente ha la sapienza davanti a sé,
ma gli occhi dello stolto vagano in capo al mondo.
25Un figlio stolto è un tormento per il padre
e un'amarezza per colei che lo ha partorito.
26Non sta bene multare chi ha ragione
e peggio ancora colpire gli innocenti.
27Chi è parco di parole possiede la scienza;
uno spirito calmo è un uomo intelligente.
28Anche lo stolto, se tace, passa per saggio
e, se tien chiuse le labbra, per intelligente.
COMMENTO
La Sacra Scrittura dedica ampio spazio sulla condotta dei giusti e degli stolti. Ci dice che il giusto è gioia per gli altri e possederà l'intelligenza e la scienza, mentre lo stolto è amarezza per chi gli sta accanto e i suoi tesori arrugginiscono. In fondo se prestiamo attenzione notiamo che il giusto ottiene secondo la sua condotta: chi semina bene, vita raccoglie, chi semina cattiveria, raccoglie morte. Chiunque può diventare uomo giusto se osserva la Parola del Signore. Tutti sono chiamati ad una vita di santità, non tutti però diventano santi perché non lo vogliono. Gesù ha espiato i peccati di tutti e tutti sono i chiamati, ma non tutti rispondono. Ora se l'uomo sceglie la stoltezza con essa sceglie tutti gli svantaggi che essa porta: ignoranza, affanno, tormenti e morte. Ma se l'uomo sceglie la giustizia con essa sceglierà la sapienza, la gioia, la tranquillità e la vita. La giustizia si pratica facendo la Volontà del Signore: amare. Amare vuol dire osservare tutti i comandamenti; chi ama il fratello non invidierà i suoi beni, non desidererà sua moglie, non lo ucciderà, non lo deruberà, non dirà il falso contro di lui ma anzi lo aiuterà nel bisogno e lo amerà come sé stesso.
L'inizio del capitolo diciassettesimo salta subito all'occhio per la sua profondità nella semplicità: meglio un tozzo di pane secco mangiato con tranquillità che una casa piena di leccornie dove c'è discordia. Infatti meglio mangiare un cibo povero ma nella serenità che stare a tavola davanti a cenoni dove ci sono litigi e insulti, perché una zuppa mangiata nella serenità ha più sapore e da più soddisfazione di un bel banchetto mal mangiato a causa della discordia. Dalla frase con la quale inizia il capitolo diciassette, impariamo così che meglio poco nel buono che tanto nell'affanno. Guardiamo ai ricchi: hanno case, cibo a volontà, eppure sembrano insaziabili. I poveri invece pur avendo poco, godono dei loro averi. "Chi si accontenta, gode" dice un detto: infatti se ci accontentiamo del poco che abbiamo e il resto lo diamo ai poveri, saremo veramente anime beate e felici. Accumulare non serve a nulla, accumulare è da stolti.
L'empio, come leggiamo dalla Sacra Scrittura, ama trasgredire: un cuore cattivo infatti detesta il bene e si nutre di cattiveria, ma la cattiveria in verità è un veleno che uccide. Gli stolti sono un po' come bambini che anziché mangiare cose genuine desiderano le cosiddette "schifezze". Ma i giusti che si nutrono della Parola e del Corpo del Signore, riceveranno quel nutrimento spirituale necessario per la santità e la vita eterna.
Chi fa il bene, bene raccoglierà. Chi ama, sarà amato. Allora dunque cessiamo i litigi, amiamo quanti ci sono accanto e ringraziamo il Signore per averci donato la famiglia, gli amici, i sacerdoti, i fratelli, la vita. Facciamo sempre la Volontà del Signore e allora sì diventeremo giusti e eredi della vita eterna.
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