sabato 29 gennaio 2011

Il Sabato dei Salmi - Salmo 39 (38) - L'uomo è un nulla davanti a Dio

Salmo 39   

L'uomo è un nulla davanti a Dio 
[1]Al maestro del coro, Iditun.Salmo. Di Davide. 

[2]Ho detto: «Veglierò sulla mia condotta
per non peccare con la mia lingua;
porrò un freno alla mia bocca
mentre l'empio mi sta dinanzi».
[3]Sono rimasto quieto in silenzio: tacevo privo di bene,
la sua fortuna ha esasperato il mio dolore.
[4]Ardeva il cuore nel mio petto,
al ripensarci è divampato il fuoco;
allora ho parlato:
[5]«Rivelami, Signore, la mia fine;
quale sia la misura dei miei giorni
e saprò quanto è breve la mia vita». 

[6]Vedi, in pochi palmi hai misurato i miei giorni
e la mia esistenza davanti a te è un nulla.
Solo un soffio è ogni uomo che vive,
[7]come ombra è l'uomo che passa;
solo un soffio che si agita,
accumula ricchezze e non sa chi le raccolga. 

[8]Ora, che attendo, Signore?
In te la mia speranza.
[9]Liberami da tutte le mie colpe,
non rendermi scherno dello stolto.
[10]Sto in silenzio, non apro bocca,
perché sei tu che agisci. 

[11]Allontana da me i tuoi colpi:
sono distrutto sotto il peso della tua mano.
[12]Castigando il suo peccato tu correggi l'uomo,
corrodi come tarlo i suoi tesori.
Ogni uomo non è che un soffio. 

[13]Ascolta la mia preghiera, Signore,
porgi l'orecchio al mio grido,
non essere sordo alle mie lacrime,
poiché io sono un forestiero,
uno straniero come tutti i miei padri.
[14]Distogli il tuo sguardo, che io respiri,
prima che me ne vada e più non sia.


COMMENTO

Vigilare ("Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione" Mt, 26,41), vigilare per non peccare. Così esordisce il Salmo soffermandosi sull'importanza del vegliare. Vegliare, stare attenti a non lasciarsi prendere dal fuoco dell'ira che divampa dinnanzi agli insulti o agli scherni dei provocatori. Porrò un freno alla mia bocca, dice Davide, mentre l'empio mi sta dinanzi, proprio come fece Gesù davanti ai suoi schernitori nel pretorio di Pilato; tacque, nonostante gli schiaffi e gli insulti, tenne chiuse la sua bocca perché è questa la condotta che l'uomo deve avere dinnanzi ai suoi persecutori e Gesù ce ne da il diretto esempio con la sua vita, morte e resurrezione.

Meditare la pochezza dei nostri giorni, meditare la nostra piccolezza dinnanzi a Lui, L'Onnipotente, è un esercizio di fondamentale importanza, un esercizio che gradualmente vince la superbia. L'uomo si inganna nell'illudersi di avere in potere molte cose, s'inganna nel sognare una vita immortale in questa valle di miserie. Ed è così che l'uomo si ribella a Dio; "non ne ho bisogno", pensa in cuor suo, non sente il bisogno perché inghiottito dalle sue illusioni. Crede di poter sostituire Dio, lui che da Dio è stato formato. Invece noi uomini, davanti a Dio siamo davvero un brutto nulla. Eppure Egli ci ama ed ha riguardo per la Sua creatura fatta da Lui a Sua immagine e somiglianza. Siamo un nulla e Lui è morto per noi. Pensiamo; Dio che è tutto si è annientato per noi che siamo nulla su quel misero legno destinato agli scellerati. Lui il Santissimo, l'Eterno Giudice, eternamente giusto, si è lasciato inchiodare a quel legno come un malfattore. Per chi e per cosa? Per noi nullità e per salvarci dall'eterna morte. Siamo uomini ingrati, siamo davvero dei miserabili quando non riconosciamo la bontà del nostro Dio, quando voltiamo le spalle a Colui che è Tutto, si è fatto niente per noi che siamo nulla. D'ora in avanti proponiamo di ringraziare ogni giorno il Signore per gli innumerevoli benefici che ci ha elargito nella Sua infinità bontà.

Sto in silenzio,  non apro bocca, perché sei tu che agisci, dice il santo Re di Gerusalemme. Facciano nostre queste parole davanti agli schernitori dei nostri giorni, con un'aggiunta: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno" (Lc 23,34). Davanti ai nostri persecutori, tacciamo perché Egli ci sosterrà e preghiamo perché li perdoni. Quando ci accuseranno, non preoccupiamoci perché sarà Lui che ci aiuterà: "Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire" (Lc 12,11-12).

Come Davide, siamo tutti forestieri, come gli ebrei che soggiornarono in una terra non loro e si dichiararono ospiti nella terra del Signore. Così anche noi nella casa del Padre, non comportiamoci con schiamazzi, ma con riverenza accostiamoci davanti al Tabernacolo, perché siamo sì figli Suoi, ma siamo anche ospiti per Sua grande bontà ed è per questo dobbiamo mantenere il massimo rispetto e il buon decoro quando siamo in Chiesa, nel Tempio Santo del Signore. E' importante riconoscere di essere "ospiti" perché non abbiamo a sentire nel nostro cuore il desiderio cattivo di appropriarci di cose che non ci appartengono, come gli stolti che allungano la mano e insozzano la casa che non gli appartiene. Siamo saggi e riconosciamo che tutto quello che ci è stato dato, non è nostro, ma è dono di Dio.

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