sabato 9 luglio 2011

Il Sabato dei Salmi - Salmo 60 (59) - Preghiera nazionale dopo la disfatta

Meditiamo quest'oggi il salmo 60 (59), attraverso il prezioso commento di Sant'Agostino d'Ippona:

Preghiera nazionale dopo la disfatta 

[1]Al maestro del coro. Su «Giglio del precetto».
Miktam. Di Davide. Da insegnare.
[2]Quando uscì contro gli Aramei della Valle dei due fiumi e contro gli Aramei di Soba, e quando Gioab, nel ritorno, sconfisse gli Idumei nella Valle del sale: dodici mila uomini.

[3]Dio, tu ci hai respinti, ci hai dispersi;
ti sei sdegnato: ritorna a noi.

[4]Hai scosso la terra, l'hai squarciata,
risana le sue fratture, perché crolla.
[5]Hai inflitto al tuo popolo dure prove,
ci hai fatto bere vino da vertigini.
[6]Hai dato un segnale ai tuoi fedeli
perché fuggissero lontano dagli archi.
[7]Perché i tuoi amici siano liberati,
salvaci con la destra e a noi rispondi.

[8]Dio ha parlato nel suo tempio:
«Esulto e divido Sichem,
misuro la valle di Succot.
[9]Mio è Gàlaad, mio è Manasse,
Efraim è la difesa del mio capo,
Giuda lo scettro del mio comando.
[10]Moab è il bacino per lavarmi,
sull'Idumea getterò i miei sandali,
sulla Filistea canterò vittoria».

[11]Chi mi condurrà alla città fortificata,
chi potrà guidarmi fino all'Idumea?
[12]Non forse tu, o Dio, che ci hai respinti,
e più non esci, o Dio, con le nostre schiere?
[13]Nell'oppressione vieni in nostro aiuto
perché vana è la salvezza dell'uomo.
[14]Con Dio noi faremo prodigi:
egli calpesterà i nostri nemici.

COMMENTO 

3. [v 3.] O Dio, tu ci hai scacciati, ci hai distrutti. È forse David che parla, lui che sconfisse, che arse, che batté? o non, piuttosto, coloro che egli colpì, che furono battuti e volti in fuga quando erano malvagi, per essere poi vivificati e tornare indietro, divenuti buoni? Certamente, una strage di questa sorta ha compiuto quel David, forte di braccio, che è il nostro Cristo, di cui David era la figura. Egli ha compiuto queste imprese; egli ha operato questa strage con la sua spada e il suo fuoco; infatti l'una e l'altro ha portato in questo mondo. Dice il Vangelo: Sono venuto a portare il fuoco nel mondo 17. E ancora: Sono venuto a portare la spada sulla terra 18. Ha portato il fuoco per bruciare la Mesopotamia di Siria e la Siria di Sobal; ha portato la spada per battere Edom. Questa strage è stata già operata nella persona di coloro che, dinanzi all'iscrizione del cartello, si trasformano dirigendosi a David stesso. Ascoltiamo la loro voce! Salutare è stato il colpo da loro avuto: parlino ora che sono stati rialzati. Dicano, dunque, questi fortunati che sono stati mutati in meglio, che sono stati mutati dinanzi all'iscrizione del cartello, che sono stati mutati verso la sana dottrina, a gloria dello stesso David. Dicano: O Dio, tu ci hai scacciati, ci hai distrutti, ti sei adirato, e hai avuto misericordia di noi. Ci hai distrutti, per riedificarci: ci hai distrutti in quanto eravamo mal costruiti; hai distrutta l'inutile vecchiaia, per edificare l'uomo nuovo, edificio che resterà in eterno. Benissimo, Ti sei adirato, e hai avuto misericordia di noi! Non avresti avuto misericordia, se non ti fossi adirato. Ci hai distrutti nella tua ira; ma la tua ira si è rivolta contro la nostra vecchiaia, per annientarla. Hai avuto poi misericordia di noi, concedendoci il rinnovamento e favorendo coloro che mutano dinanzi all'iscrizione del cartello. Perché, se è certo che il nostro uomo esteriore si corrompe, l'interiore si rinnova di giorno in giorno 19.
I momenti e le esigenze della conversione.

4. [v 4.] Hai scosso la terra e l'hai turbata. In qual modo è stata turbata la terra? Dalla coscienza dei peccati. " Dove andremo? Dove fuggiremo, se quella spada è ormai vibrata? ". Fate penitenza! Si è avvicinato, infatti, il Regno dei Cieli 20. Hai scosso la terra e l'hai turbata. Risana le sue fratture perché è sconvolta. Se non si muove, non è degna di essere risanata. Ecco tu parli, predichi, minacci da parte di Dio, non taci sul giudizio imminente, insegni il precetto di Dio, non hai tregua nel dire tutte queste cose. Se colui che ascolta non teme né si muove d'un passo, non è degno d'essere guarito. Ecco, invece, un altro che ascolta, si muove, è svegliato, si batte il petto, versa lacrime. Allora, Signore, risana le sue fratture, perché è sconvolta.

5. [v 5.] Dopo tutte queste cose, dopo che è stato sgominato l'uomo terrestre, bruciata la vetustà, quando l'uomo è ormai trasformato in meglio e la luce è giunta, a rischiarare coloro che erano tenebre, allora segue ciò che altrove sta scritto: O figlio, accostandoti al servizio di Dio, sta' fermo nella giustizia e nel timore, e prepara la tua anima alla tentazione 21. Il primo compito che ti attende è dispiacere a te stesso, debellare il peccato, e trasformarti in meglio. Il secondo è sopportare le tribolazioni e le tentazioni di questo mondo provocate dall'avvenuto cambiamento della tua vita, ed in mezzo ad esse perseverare sino alla fine. Parlando di queste cose e alludendo apertamente ad esse, il salmista soggiunge: Hai mostrato al tuo popolo delle dure realtà. Le hai mostrate al tuo popolo, divenuto ormai tuo tributario per la vittoria di David. Hai mostrato al tuo popolo delle dure realtà. Quando? Nelle persecuzioni che ha sopportato la Chiesa di Cristo, quando veniva versato tanto sangue dei martiri. Hai mostrato al tuo popolo delle dure realtà; ci hai abbeverato con un vino eccitante. Che significa: eccitante? Che non mirava alla rovina, ma voleva essere solo una medicina che guarisce bruciando. Ci hai abbeverato con un vino eccitante.
Valore delle prove della vita.

6. [v 6.] Perché tutto questo? Hai dato a coloro che ti temono un insegnamento, affinché fuggano davanti all'arco. Attraverso le tribolazioni temporali hai insegnato - dice - ai tuoi come occorra sottrarsi all'ira del fuoco eterno. Dice, infatti, l'apostolo Pietro: È tempo che il giudizio cominci dalla casa di Dio. Si era al tempo in cui il mondo incrudeliva, i persecutori compivano stragi, in lungo e in largo veniva versato il sangue dei fedeli, i cristiani subivano molte sofferenze in catene, nelle carceri, nei supplizi. Orbene, perché questi martiri non venissero meno in quelle dure prove, Pietro indirizzava loro una esortazione alla resistenza e diceva loro: È tempo che il giudizio incominci dalla casa di Dio. E se l'inizio è da noi, quale sarà la fine per coloro che non credono al Vangelo di Dio? E, se il giusto sarà salvo a stento, dove ripareranno il peccatore e l'empio? 22 Che cosa accadrà, dunque, nel giudizio? L'arco è teso; ma per ora la minaccia è solo incombente, non ancora in atto. Osservate come funziona l'arco. La freccia non deve, forse, essere scagliata in avanti? Tuttavia, la corda la si tende indietro, cioè, in senso contrario a quello nel quale deve essere scagliata la freccia. Con quanta maggior forza si sarà tesa all'indietro la corda, con tanto maggior impeto la freccia scatterà in avanti. Che significa quanto ho detto? Significa che, quanto più a lungo è rimandato il giudizio, con tanto maggiore violenza verrà. Dobbiamo, dunque, ringraziare Dio per le tribolazioni temporali, in quanto con esse dà al suo popolo un insegnamento, affinché fuggano dinanzi all'arco. In tal modo, i suoi fedeli, esercitati nelle tribolazioni temporali, saranno degni di sfuggire alla condanna del fuoco eterno, la quale invece coglierà tutti coloro che non credono a queste cose. Hai dato a coloro che ti temono un insegnamento, affinché fuggano davanti all'arco.

7. [vv 6.7.] Perché siano liberati i tuoi cari. Salvami con la tua destra ed esaudiscimi. Con la tua destra, Signore, salvami! E salvami in modo che io stia alla tua destra. Salvami con la tua destra! Non chiedo la salute temporale; riguardo a questa si compia la tua volontà. Ignoriamo completamente, infatti, ciò che nella vita terrena sia per noi di vera utilità; non sappiamo nemmeno che cosa chiedere come veramente necessario 23. Ma salvami con la tua destra, affinché, anche se in questo tempo soffro qualche tribolazione, trascorsa la notte di tutte le sofferenze io sia trovato alla destra in mezzo alle pecore, non alla sinistra in mezzo ai caproni. Salvami con la tua destra ed esaudiscimi. Chiedo cose che già tu mi vuoi dare; né grido con le parole dei miei delitti, di giorno e di notte, per cui tu non debba esaudirmi. Se quindi non mi esaudisci, non lo fai per [evidenziare] la mia stoltezza 24 ma per ammonirmi, accrescendo in me il sapore della valle delle Saline, e così, nella tribolazione, io apprenda che cosa debba chiedere. Chiedo la vita eterna: dunque esaudiscimi; chiedo di stare alla tua destra. La vostra Carità voglia comprendermi. Ogni fedele, anche di quelli che custodiscono nel cuore la parola di Dio, che temono e trepidano dinanzi al giudizio futuro e vivono lodevolmente perché non sia bestemmiato per loro colpa il nome santo del Signore, chiede molte cose secondo la mentalità del mondo e in questo egli non è esaudito. Ma in ciò che riguarda la vita eterna è sempre esaudito. Chi, infatti, non chiede la salute quando è ammalato? E tuttavia, forse gli è utile restare ancora ammalato. Può darsi che tu non sia esaudito in qualche tua preghiera. Non sei esaudito nel tuo desiderio ma sei esaudito in ciò che costituisce il tuo vero tornaconto. Quando invece chiedi a Dio che ti doni la vita eterna, che ti doni il regno dei cieli, che ti conceda di stare alla destra del suo Figlio quando verrà a giudicare la terra, sta' sicuro, lo otterrai: anche se non lo ottieni adesso, perché non è ancora venuto il tempo di ottenerlo. Sei già esaudito, anche se tu non lo sai. Ciò che chiedi si compie, anche se non sai come si compia. Il frutto che attendi c'è già: anche se per adesso è nella radice e non sul ramo. Salvami con la tua destra ed esaudiscimi.

8. [v 8.] Dio ha parlato nel suo santuario. Perché temi che non accada ciò che Dio ha detto? Se tu avessi un amico serio e sapiente, che cosa diresti? Egli ha parlato - diresti - e sarà come lui ha detto. È un uomo serio; non si comporta con leggerezza, non cambia facilmente parere. Ciò che ha promesso è sicuro. Tuttavia egli è un uomo, e talvolta, pur volendo fare ciò che ha promesso, non lo può. Da Dio non hai nulla da temere. Egli è verace, egli è onnipotente. Dunque rimarrà fedele e non ti ingannerà. Egli ha modo di realizzare le promesse. Perché, dunque, temi di essere ingannato? È necessario che tu non tradisca te stesso, che perseveri sino alla fine, sino a quando egli ti darà ciò che ti ha promesso. Dio ha parlato nel suo santuario. In quale suo santuario? Dio era in Cristo, riconciliando il mondo con sé 25. In quel santuario di cui altrove avete udito: O Dio, nella santità è la tua via 26. Dio ha parlato nel suo santuario. Mi rallegrerò e dividerò Sichima. Siccome è stato Dio a parlare, tutto questo accadrà. È la Chiesa che dice: Dio ha parlato nel suo santuario. Non indica le parole che Dio ha pronunziate, ma dice che Dio ha parlato nel suo santuario; e non può accadere niente altro se non ciò che Dio ha detto. In conseguenza ecco ciò che accadrà: Mi rallegrerò e dividerò Sichima, e misurerò la valle delle tende. Sichima significa " le spalle ". Ma, secondo la storia, Giacobbe, tornando da Labano suo suocero insieme con tutti i suoi, nascose in Sichima gli idoli che aveva portati dalla Siria, donde ritornava, dopo esservi stato esule a lungo 27. In Sichima egli si costruì delle tende, poiché aveva pecore e armenti, e chiamò quel luogo "le tende " 28. Ora, " Queste cose dividerò ", dice la Chiesa. Che significano le parole: Dividerò Sichima? Se le si riferisce alle tende ove, secondo la storia, furono nascosti gli idoli, raffigurano le genti. Divido le genti. Che significa: Divido? Che non tutti raggiungono la fede 29. Che vuol dire ancora: Divido? Significa che alcuni credono mentre altri non credono. Tuttavia non abbiano timore, coloro che credono, in mezzo a quelli che non credono. Perché ora sono divisi nella fede; ma poi saranno divisi nel giudizio: le pecore a destra, i caproni a sinistra 30. Ecco come la Chiesa divide Sichima. Ma, se vogliamo riferirci all'etimologia di questa parola, in che modo la Chiesa divide " le spalle "? Le spalle sono divise nel senso che su alcune gravano i peccati commessi, mentre altre portano il fardello di Cristo. Tali spalle pie cercava Cristo quando diceva: Il mio giogo è lieve, e il mio fardello è leggero 31. L'altro fardello ti preme e ti schiaccia; il fardello di Cristo ti solleva. L'altro fardello è pesante; quello di Cristo ha le ali. Infatti, se strappi le ali a un uccello, potresti avere l'impressione d'avergli tolto un peso; ma quanto più gli hai tolto di un tal peso, tanto più esso resterà a terra. L'uccello che hai voluto liberare di un peso rimane a terra; non vola poiché gli hai tolto quel peso. Restituiscigli il peso e volerà. Tale è il fardello di Cristo. Lo portino gli uomini! Non siano pigri! Non si faccia conto di quelli che non lo vogliono portare. Chi vuole, lo porti, e troverà quanto sia leggero, quanto soave, quanto dolce, e come esso attragga al cielo e strappi dalla terra. Dividerò Sichima, e misurerò la valle delle tende. Forse, a cagione delle pecore di Giacobbe, la valle delle tende significa il popolo giudaico, che è anch'esso diviso. Infatti coloro che hanno creduto sono passati dalla nostra parte, mentre gli altri sono rimasti fuori.

9. [v 9.] Mio è Galaad. Abbiamo letto questi nomi nella Scrittura divina. Galaad è una parola che ha un significato denso di mistero; significa infatti " cumulo delle testimonianze ". Orbene, qual somma di testimonianze si trova nei martiri! Mio è Galaad: mio è il numero sterminato dei testimoni; miei sono i veri martiri. Muoiano pure altri per il loro vecchiume, vuoto di senso e privo di sale; essi non appartengono al cumulo dei testimoni. Perché, anche se darò il mio corpo alle fiamme, ma non avrò carità, a niente mi giova 32. E, quanto al sale, lo esigeva come requisito necessario il Signore in un certo passo, allorché esortava a conservare la pace. Diceva: Abbiate in voi il sale, e abbiate la pace tra Voi 33. Orbene: Mio è Galaad. Ma Galaad, cioè il mucchio dei testimoni, è divenuto più cospicuo nella grande tribolazione. Ci fu un tempo in cui la Chiesa era una realtà spregevole in mezzo agli uomini. La si considerava una vedova e le si rinfacciava, come un'onta, l'essere di Cristo e il portare in fronte il segno della croce. Tale segno non era un onore ma un delitto. Ma allora, quando essere di Cristo non costituiva un onore ma un delitto, proprio allora il mucchio dei testimoni si veniva accumulando; e per mezzo del mucchio dei testimoni si allargava la carità di Cristo. Allargandosi la carità di Cristo, tutte le genti sono state conquistate. Continua: Mio è Manasse, nome che significa " dimentico ". Alla Chiesa fu infatti preconizzato: Dimenticherai in eterno il disonore, e non ti ricorderai della ignominia della tua vedovanza 34. Un tempo dunque la Chiesa era nella vergogna, che ora è stata dimenticata; né ora più si ricorda del disonore e dell'ignominia della sua vedovanza. Quando infatti era coperta di vergogna in mezzo agli uomini, si veniva accumulando il mucchio dei testimoni. Più nessuno ora si ricorda di quella vergogna, quando era ignominia essere cristiano; più nessuno se ne ricorda, tutti se ne sono dimenticati. Ormai Mio è Manasse. Ed Efraim forza del mio capo. Efraim significa " fruttificazione ". Dice: Mia è la fruttificazione: e tutto il mio frutto è dalla forza del mio capo. Il mio capo infatti è Cristo. E perché la fruttificazione è la sua forza? Perché se il grano non cadesse a terra, non si moltiplicherebbe ma resterebbe solo. Cristo cadde in terra nella passione; nella resurrezione ne nacque il frutto. Ed Efraim la forza del mio capo. Pendeva dalla croce ed era disprezzato, ma al di dentro, nell'intimo, era un grano avente la forza di trascinare tutto dietro di sé 35. Come nel grano è celata la legge e il vigore dei semi e, mentre all'apparenza è una cosa disprezzabile, dentro di sé ha la forza di trasformare la materia e di produrre frutto, così nella croce di Cristo era nascosta la sua potenza, mentre all'esterno si manifestava solo la sua debolezza. O grande grano! Certamente è debole colui che pende dalla croce, tanto è vero che dinanzi a lui la folla scuoteva il capo e diceva: Se è il Figlio di Dio, scenda dalla croce! 36 Ma, ascolta la sua forza! La debolezza di Dio è più forte degli uomini 37. Per questo ha fruttificato con tanta abbondanza; e questo frutto è mio, dice la Chiesa.

10. [v 10.] Giuda è mio re; Moab è la caldaia della mia speranza. Giuda mio re. Quale Giuda? Il discendente dalla tribù di Giuda. Quale Giuda, se non colui al quale diceva lo stesso Giacobbe: Giuda, ti loderanno i tuoi fratelli 38? Giuda mio re. Che avrò da temere, quando Giuda, il mio re, dice: Non temete coloro che uccidono il corpo 39? Giuda, mio re; Moab caldaia di mia speranza. Perché Caldaia? A motivo della tribolazione. Perché Di mia speranza? Perché mi ha preceduto Giuda, il mio re. Temi forse di seguirlo per la via nella quale egli ti ha preceduto? E dove ti ha preceduto? Nella via delle tribolazioni, delle angustie, degli insulti. Era chiusa la via, prima che egli vi passasse; ma dopo che vi è passato, seguilo: la via è ormai aperta, grazie al suo passaggio. Dice il salmo: Io sono solo, ma finché non passerò 40. È solo il chicco di grano, ma finché non passa; quando sarà passato, seguirà l'abbondanza dei frutti. Giuda, mio re. Dunque, poiché Giuda è mio re, Moab è caldaia della mia speranza. Moab è da ricercarsi fra le genti. Questo popolo infatti nacque dal peccato: nacque dalle figlie di Lot, le quali giacquero con il padre ubriaco, abusando del loro genitore 41. Sarebbe stato meglio che fossero rimaste sterili, piuttosto che diventare madri a quel modo! Ma il loro comportamento era simbolo di coloro che si sarebbero serviti male della legge. Non date troppo peso al fatto che " legge" nella lingua latina è di genere femminile, (al contrario del greco, dove è maschile), poiché l'essere di genere o femminile o maschile secondo il vocabolario non ha importanza: i nomi non cambiano la realtà. In effetti, poi, la legge include in sé la forza del maschio, poiché regge, non è retta. Ma che cosa dice l'apostolo Paolo? Buona è la legge, se uno la usa in modo legittimo 42. Invece le figlie di Lot non usarono in modo legittimo del loro padre. Orbene, se è vero che, come le opere buone nascono dal buon uso della legge così le opere cattive nascono quando della legge si usa male, e se è vero, ancora, che le figlie di Lot generarono i moabiti usando male del padre, cioè usando male della legge, bisogna concludere che nei moabiti sono raffigurate le opere malvagie. Da queste opere deriva la tribolazione della Chiesa, da esse deriva la caldaia che bolle. Di questa caldaia in un certo passo della profezia è detto: La caldaia infiammata da settentrione 43. Donde, se non dalle regioni del diavolo, che ha detto: Porrò il mio trono a settentrione 44? Le più grandi tribolazioni nascono, quindi, contro la Chiesa da coloro che male usano la legge. Che ne seguirà? Verrà forse meno la Chiesa per queste tribolazioni? A cagione della caldaia, cioè dell'abbondanza degli scandali, le sarà forse impedito di perseverare sino alla fine? Ma Giuda, il suo re, non le ha forse predetto tutto questo? Non le ha detto: Poiché abbonderà l'ingiustizia, si raggelerà la carità di molti 45. Quando la caldaia bolle, la carità si raggela. Ma perché, o carità, non sei tu che ti metti a bollire contro la caldaia? Ignori forse che ti è stato detto, quando il tuo re parlava di quell'abbondanza di scandali: Colui che avrà perseverato sino alla fine, sarà salvo 46? Persevera, dunque, sino alla fine contro la caldaia degli scandali. Arde la caldaia del male, ma più grande è la fiamma della carità. Non lasciarti vincere! Persevera sino alla fine! Perché hai timore dei moabiti, delle opere malvage di coloro che abusano della legge? Forse che Giuda, il tuo re che ti ha preceduto, non sopportò tali cose? Non sai che i giudei, abusando della legge, uccisero il Cristo? Spera, dunque, e segui il tuo re per la strada nella quale ti ha preceduto. Dì: Giuda è il mio re. E poiché Giuda è mio re, che cosa è divenuto Moab? È divenuto caldaia della mia speranza, non del mio annientamento. Vedi come nelle tribolazioni ci sia una caldaia di speranza. Ascolta le parole dell'Apostolo! Noi ci gloriamo - dice - nelle tribolazioni. Ecco dunque la caldaia. Ed ora vedi com'egli precisi trattarsi di una caldaia di speranza. Sappiamo infatti - dice - che la tribolazione genera la pazienza, e la pazienza genera la virtù provata, e questa a sua volta la speranza 47. Se la tribolazione genera la pazienza, la pazienza la costanza, e la costanza la speranza, è la caldaia, cioè la tribolazione, che genera la speranza. Giustamente, dunque, Moab è caldaia di mia speranza. Ma la speranza non è delusa. Che dunque? Lancerai fiamme verso la caldaia? Proprio così! poiché la carità di Dio è diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato 48.

11. Fino all'Idumea estenderò il mio calzare. È la Chiesa che dice: Giungerò fino all'Idumea. Mi si riversino pure addosso le più tremende tribolazioni; ribolla pure il mondo di scandali. Io estenderò il mio calzare fino all'Idumea: fino a coloro, cioè, che conducono un genere di vita terrestre (perché Idumea significa " terrena "). Fino ad essi, fino all'Idumea, estenderò il mio calzare. Quale calzare, se non quello del Vangelo? Quanto sono belli i piedi di coloro che annunziano la pace, che annunziano il bene 49! E ancora: Abbiate calzati i piedi nella preparazione del Vangelo della pace 50. Orbene, poiché la tribolazione genera la virtù provata e questa a sua volta la speranza, la caldaia non potrà dissolvermi, perché la carità di Dio è diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Non veniamo meno nel predicare il Vangelo, non veniamo meno nell'annunziare il Signore. Fino all'Idumea estenderò il mio calzare. Non servono forse Dio anche gli uomini terreni? Anche se sono avviluppati in cupidige terrene, tuttavia adorano Cristo. Oggi noi vediamo, fratelli, che molti uomini terreni commettono frodi per lucro e per le frodi spergiurano; vediamo che per paura ricorrono agli stregoni e agli astrologhi. Tutti costoro sono idumei, cioè terreni, e tuttavia adorano Cristo, sono sotto il suo calzare. Sino all'Idumea egli ha ormai esteso il suo calzare. A me sono soggetti i filistei. Chi sono i filistei? Sono degli estranei, un popolo che non appartiene alla mia stirpe. Essi sono soggetti, perché molti adorano Cristo, anche se poi non regneranno con Cristo. A me sono soggetti i filistei.

12. [v 11.] Chi mi trasporterà nella città dell'accerchiamento? Qual è la città dell'accerchiamento? Se ricordate già ne ho parlato in un altro salmo, là dove è detto: E andranno attorno per la città 51. La città dell'accerchiamento è la folla tumultuante delle genti, le quali facevano ressa da ogni parte e tenevano chiusa nel mezzo la gente dei giudei. Questa adorava l'unico Dio; mentre la folla eterogenea delle genti adorava gli idoli, serviva i demoni. E questa folla in senso mistico è chiamata " città dell'accerchiamento ", proprio perché le genti si accalcavano da ogni dove, per accerchiare da ogni lato il popolo che adorava l'unico Dio. Chi mi trasporterà nella città dell'accerchiamento? Chi, se non Dio? E vuol dire questo: Come mi trasporterà su quelle nubi delle quali è detto: La voce del tuo tuono nella ruota 52? La ruota è la stessa città circondante: la quale è chiamata ruota e s'identifica col mondo. Chi mi trasporterà nella città dell'accerchiamento? Chi mi trasporterà fino all'Idumea, affinché io regni anche su gli uomini terreni; affinché mi venerino anche coloro che non sono miei e che non vogliono trarre profitto da me?
 
13. [v 12.] Chi mi condurrà fino all'Idumea? Non sarai forse tu, Dio, che ci hai respinti? E non marcerai, o Dio, con i nostri eserciti? Non sarai, forse, tu a condurci, tu che ci hai respinti? Ma perché ci hai respinti? Perché ci hai distrutti. E perché ci hai distrutti? Perché ti sei adirato ed hai avuto misericordia di noi. Ci porterai, dunque, tu che ci hai respinti: tu, o Dio, che non marcerai con i nostri eserciti, tu ci trasporterai. Che significano le parole: Non marcerai con i nostri eserciti? Il mondo infierirà, il mondo ci calpesterà, si innalzerà il cumulo della testimonianza mediante il sangue sparso dai martiri, e i pagani persecutori diranno: Dove è il loro Dio? 53 Allora tu, o Dio, non marcerai con i nostri eserciti. Non interverrai contro di loro, non mostrerai la tua potenza come la mostrasti in David, in Mosè, in Gesù di Nave, quando le genti dovettero cedere alla loro forza, e, compiuta la strage e devastata totalmente la regione, tu conducesti il tuo popolo nella terra che gli avevi promesso. Questo allora non farai: Non marcerai, o Dio, con i nostri eserciti, ma opererai nell'intimo. Che significa: Non marcerai? Significa: Non ti farai vedere. Certamente, quando i martiri erano trascinati in catene, quando erano chiusi in carcere, quando erano mostrati alla folla affinché li schernisse, quando erano gettati alle belve, quando erano percossi con la spada, quando erano bruciati col fuoco, non erano forse derisi come gente abbandonata da Dio, come destituiti di ogni aiuto? Ma Dio operava nell'intimo. E come li consolava intimamente! Come rendeva loro dolce la speranza della vita eterna! E come non abbandonava i loro cuori, dove l'uomo si raccoglie nel suo silenzio e si trova bene se è stato buono, male se è stato cattivo! Forse che, per il fatto che non marciava con i loro eserciti, li abbandonava? E non è stato, forse, proprio perché non marciava con i loro eserciti, che ha esteso la Chiesa sino all'Idumea, fino alla città asserragliata all'intorno? Se, invece, la Chiesa avesse voluto combattere e usare la spada, avrebbe dato l'impressione che si battesse per la vita presente; ma, poiché disprezzava la vita presente, per questo si è elevato il cumulo delle testimonianze per la vita futura.

14. [v 13.] Ebbene tu, o Dio, che non marci con i nostri eserciti, dacci aiuto nella tribolazione, poiché vana è la salvezza dell'uomo. Si muovano ora coloro che non hanno il sale, e desiderino per i propri cari la salvezza temporale, che poi è soltanto una vecchiaia senza risultati 54. Dacci aiuto! Daccelo con quegli interventi che potevano far supporre che tu ci avessi abbandonati. Così soccorrici! Dacci aiuto nella tribolazione, vana è la salvezza dell'uomo.

15. [v 14.] In Dio opereremo prodezze, e a niente egli ridurrà i nostri nemici. Non opereremo prodezze con la spada, con i cavalli, con le corazze, con gli scudi, con la potenza dell'esercito, con quanto è esteriore. Dove allora le opereremo? Nell'intimo, ove siamo nascosti. Dentro dove? In Dio opereremo prodezze. Potremo essere vilipesi, calpestati, ritenuti uomini di nessun conto: ma egli a niente ridurrà i nostri nemici. Infatti, tutto questo è accanito nei confronti dei nostri nemici. Sono stati calpestati i martiri; ma, soffrendo, sopportando, perseverando sino alla fine, hanno operato prodezze in Dio. Ed egli ha fatto anche quanto segue: al niente ha ridotto i loro nemici. Dove sono ora i nemici dei martiri? A meno che non si ritengano per tali coloro che, ubriachi, oggi perseguitano con i calici coloro che allora perseguitavano furiosi con le pietre! 

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