venerdì 24 giugno 2011

Siracide - Trentasettesimo appuntamento

Proseguiamo la lettura del Libro del Siracide con il trentasettesimo capitolo:


37

1Ogni amico dice: "Anch'io ti sono amico",
ma esiste l'amico che lo è solo di nome.
2Non è forse un dolore mortale
un compagno e un amico trasformatosi in nemico?
3O inclinazione malvagia, da dove sei balzata,
per ricoprire la terra con la tua malizia?
4Il compagno si rallegra con l'amico nella felicità,
ma al momento della disgrazia gli sarà ostile.
5Il compagno soffre con l'amico per ragioni di stomaco,
ma di fronte al conflitto prenderà lo scudo.
6Non ti dimenticare dell'amico dell'anima tua,
non scordarti di lui nella tua prosperità.

7Ogni consigliere suggerisce consigli,
ma c'è chi consiglia a proprio vantaggio.
8Guàrdati da un consigliere,
infòrmati quali siano le sue necessità
- egli nel consigliare penserà al suo interesse -
perché non getti la sorte su di te
9e dica: "La tua via è buona",
poi si terrà in disparte per vedere quanto ti accadrà.
10Non consigliarti con chi ti guarda di sbieco,
nascondi la tua intenzione a quanti ti invidiano.
11Non consigliarti con una donna sulla sua rivale,
con un pauroso sulla guerra,
con un mercante sul commercio,
con un compratore sulla vendita,
con un invidioso sulla riconoscenza,
con uno spietato sulla bontà di cuore,
con un pigro su un'iniziativa qualsiasi,
con un mercenario annuale sul raccolto,
con uno schiavo pigro su un gran lavoro;
non dipendere da costoro per nessun consiglio.
12Invece frequenta spesso un uomo pio,
che tu conosci come osservante dei comandamenti
e la cui anima è come la tua anima;
se tu inciampi, saprà compatirti.
13Segui il consiglio del tuo cuore,
perché nessuno ti sarà più fedele di lui.
14La coscienza di un uomo talvolta suole avvertire
meglio di sette sentinelle collocate in alto per spiare.
15Al di sopra di tutto questo prega l'Altissimo
perché guidi la tua condotta secondo verità.

16Principio di ogni opera è la ragione,
prima di ogni azione è bene riflettere.
17Radice dei pensieri è il cuore,
queste quattro parti ne derivano:
18bene e male, vita e morte,
ma su tutto domina sempre la lingua.
19C'è l'uomo esperto maestro di molti,
ma inutile per se stesso.
20C'è chi posa a saggio nei discorsi ed è odioso,
a costui mancherà ogni nutrimento;
21non gli è stato concesso il favore del Signore,
poiché è privo di ogni sapienza.
22C'è chi è saggio solo per se stesso,
i frutti della sua scienza sono sicuri.
23Un uomo saggio istruisce il suo popolo,
dei frutti della sua intelligenza ci si può fidare.
24Un uomo saggio è colmato di benedizioni,
quanti lo vedono lo proclamano beato.
25La vita dell'uomo ha i giorni contati;
ma i giorni di Israele sono senza numero.
26Il saggio otterrà fiducia tra il suo popolo,
il suo nome vivrà per sempre.

27Figlio, nella tua vita prova te stesso,
vedi quanto ti nuoce e non concedertelo.
28Difatti non tutto conviene a tutti
e non tutti approvano ogni cosa.
29Non essere ingordo per qualsiasi ghiottoneria,
non ti gettare sulle vivande,
30perché l'abuso dei cibi causa malattie,
l'ingordigia provoca coliche.
Molti sono morti per ingordigia,
chi si controlla vivrà a lungo.


COMMENTO

L'amicizia per funzionare deve anzitutto fondarsi sull'amore. Tutti gli uomini di tutte le generazioni, hanno visto amici passare via nel corso delle loro vite, principalmente perché non tutti sono capaci di amare realmente il prossimo costituendo di fatto un'amicizia parziale che passa. Questa è l'amicizia: amare l'altro senza sperarne di ottenere nulla in cambio. Gli interessi personali causano spaccature in tutti gli ambiti della vita. Dove non c'è Dio non può esserci piena amicizia. Chi è in comunione con Dio si lascia trasfondere dal Suo Amore e un uomo colmo dell'Amore di Dio teme addirittura di fare il male al prossimo tanto comprende quanto è caro un solo uomo agli occhi del Signore, essendo immagine di Dio.

L'ingordigia di cui parla questo brano, ci ricorda le grandi abbuffate che i potenti consumano a scapito dei piccoli di questa terra costretti a consumare materiale non commestibile per placare il senso di fame. L'egoismo uccide, è questo il messaggio che sembra voler trasmettere la parte finale di questo capitolo. Chi mangia eccessivamente si ammala, talvolta muore, ma questo discorso possiamo e dobbiamo vederla in chiave spirituale: l'egoismo uccide perché chi cura sé stesso e non tiene conto del prossimo, non avrà la vita eterna, come ci insegna la parabola del ricco Epulone e il povero Lazzaro. La carità invece nutre non solo chi la riceve ma anche chi la dà, e il nutrimento non è solo materiale, ma soprattutto spirituale. "E' donando che si riceve" disse San Francesco in una preghiera da lui composta. Quanta gioia abbiamo provato ogni volta che abbiamo fatto un dono a qualcuno? Ancor più proveremo gioia se saremo capaci di donare noi stessi agli altri, che sia nel soccorso agli ammalati o donando cibo ai poveri, o incoraggiando i pusillanimi, donando un sorriso ai tristi, la gioia ai depressi. Ci sono svariati modi di fare carità secondo le proprie possibilità.

Gesù è venuto a portarci l'Amore vero, ce l'ha già dato nel Battesimo, l'amore divino che ama andando oltre le possibilità umane. Usiamolo questo amore, fortifichiamolo e aumentiamolo con i Sacramenti, chiediamolo continuamente a Gesù. Solo questo amore può fondare amicizie sincere e sopprimere la fame e il degrado nel mondo.

Soltanto l'Amore che è fondamento di ogni cosa può cancellare l'egoismo, le invidie, le gelosie, le povertà, le guerre. Soltanto Dio può portare il bene e cancellare il male, e Dio entra in noi per entrare nel mondo, per sanare le ferite causate dal peccato.

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