domenica 12 giugno 2011

Il Libro di Giobbe - Trentottesimo appuntamento

Proseguiamo come è ormai consuetudine di domenica, la lettura del Libro di Giobbe, giunto al quarantesimo e terzultimo capitolo:

40

1Il Signore riprese e disse a Giobbe:
2Il censore vorrà ancora contendere con l'Onnipotente?
L'accusatore di Dio risponda!
3Giobbe rivolto al Signore disse:
4Ecco, sono ben meschino: che ti posso rispondere?
Mi metto la mano sulla bocca.
5Ho parlato una volta, ma non replicherò.
ho parlato due volte, ma non continuerò.
6Allora il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine e disse:
7Cingiti i fianchi come un prode:
io t'interrogherò e tu mi istruirai.
8Oseresti proprio cancellare il mio giudizio
e farmi torto per avere tu ragione?
9Hai tu un braccio come quello di Dio
e puoi tuonare con voce pari alla sua?
10Ornati pure di maestà e di sublimità,
rivestiti di splendore e di gloria;
11diffondi i furori della tua collera,
mira ogni superbo e abbattilo,
12mira ogni superbo e umilialo,
schiaccia i malvagi ovunque si trovino;
13nascondili nella polvere tutti insieme,
rinchiudili nella polvere tutti insieme,
14anch'io ti loderò,
perché hai trionfato con la destra.
15Ecco, l'ippopotamo, che io ho creato al pari di te,
mangia l'erba come il bue.
16Guarda, la sua forza è nei fianchi
e il suo vigore nel ventre.
17Rizza la coda come un cedro,
i nervi delle sue cosce s'intrecciano saldi,
18le sue vertebre, tubi di bronzo,
le sue ossa come spranghe di ferro.
19Esso è la prima delle opere di Dio;
il suo creatore lo ha fornito di difesa.
20I monti gli offrono i loro prodotti
e là tutte le bestie della campagna si trastullano.
21Sotto le piante di loto si sdraia,
nel folto del canneto della palude.
22Lo ricoprono d'ombra i loti selvatici,
lo circondano i salici del torrente.
23Ecco, si gonfi pure il fiume: egli non trema,
è calmo, anche se il Giordano gli salisse fino alla bocca.
24Chi potrà afferrarlo per gli occhi,
prenderlo con lacci e forargli le narici?
25Puoi tu pescare il Leviatan con l'amo
e tener ferma la sua lingua con una corda,
26ficcargli un giunco nelle narici
e forargli la mascella con un uncino?
27Ti farà forse molte suppliche
e ti rivolgerà dolci parole?
28Stipulerà forse con te un'alleanza,
perché tu lo prenda come servo per sempre?
29Scherzerai con lui come un passero,
legandolo per le tue fanciulle?
30Lo metteranno in vendita le compagnie di pesca,
se lo divideranno i commercianti?
31Crivellerai di dardi la sua pelle
e con la fiocina la sua testa?
32Metti su di lui la mano:
al ricordo della lotta, non rimproverai!


COMMENTO

Le parole del Creatore rivolte a Giobbe, sono le parole rivolte a ogni uomo che crede di fare cose impossibili al pari di Dio. Ma Dio sembra voler dire a Giobbe: tu puoi fare le cose che io compio, quali tener d'occhio ogni uomo, osservare i superbi e umiliarli, etc.? Già all'inizio di questo capitolo abbiamo visto Giobbe riconoscere la sua piccolezza davanti al Creatore. E' l'uomo che davanti alla grandezza di Dio, si riconosce impotente. Riconoscere la propria fragilità è il primo passo per abbandonare la superbia e ogni idea distruttrice di cavarsela da soli. Soltanto con Dio al proprio fianco, l'uomo può avere successo, ma non un successo come lo si intende oggi, ma successo inteso come riuscita nel vivere bene e cioè lontani dal peccato e dal fallimento provocato da esso.

Dio parla di creature possenti quali l'ippopotamo e il Leviatan, quest'ultima una delle creature se non la creatura più forte che sia stata creata e di cui si continuerà a parlare nel prossimo capitolo. Perché il Creatore parla di queste creature a Giobbe? La spiegazione potrebbe trovarsi in un tentativo di far comprendere a Giobbe la sua debolezza umana.

Nel seguente capitolo che leggeremo nella prossima settimana, vedremo parlare solamente di questa antica creatura marina quale è il Leviatan. Appuntamento quindi alla prossima domenica.

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