venerdì 15 aprile 2011

Siracide - Ventinovesimo appuntamento

Proseguiamo l'appuntamento settimanale del venerdì con il Siracide; il capitolo odierno ci parla di misericordia e di carità, ma anche della dignità dell'uomo:

29

1Chi pratica la misericordia concede prestiti al prossimo,
chi lo soccorre di propria mano osserva i comandamenti.
2Dà in prestito al prossimo nel tempo del bisogno,
e a tua volta restituisci al prossimo nel momento fissato.
3Mantieni la parola e sii leale con lui,
così troverai in ogni momento quanto ti occorre.
4Molti considerano il prestito come cosa trovata
e causano fastidi a coloro che li hanno aiutati.
5Prima di ricevere, ognuno bacia le mani del creditore,
parla con tono umile per ottenere gli averi dell'amico;
ma alla scadenza cerca di guadagnare tempo,
restituisce piagnistei e incolpa le circostanze.
6Se riesce a pagare il creditore riceverà appena la metà,
e dovrà considerarla come una cosa trovata.
In caso contrario, il creditore sarà frodato dei suoi averi
e avrà senza motivo un nuovo nemico;
maledizioni e ingiurie gli restituirà,
renderà insulti invece dell'onore dovuto.
7Molti perciò, per tale cattiveria, rifiutan di prestare:
hanno paura di perdere i beni senza ragione.

8Tuttavia sii longanime con il misero,
e non fargli attender troppo l'elemosina.
9Per il comandamento soccorri il povero,
secondo la sua necessità non rimandarlo a mani vuote.
10Perdi pure denaro per un fratello e amico,
non si arrugginisca inutilmente sotto una pietra.
11Sfrutta le ricchezze secondo i comandi dell'Altissimo;
ti saranno più utili dell'oro.
12Rinserra l'elemosina nei tuoi scrigni
ed essa ti libererà da ogni disgrazia.
13Meglio di uno scudo resistente e di una lancia pesante,
combatterà per te di fronte al nemico.

14L'uomo buono garantisce per il prossimo,
chi ha perduto il pudore lo abbandona.
15Non dimenticare il favore di chi si è fatto garante,
poiché egli si è impegnato per te.
16Il peccatore dilapida i beni del suo garante,
l'ingrato di proposito abbandonerà chi l'ha salvato.
17La cauzione ha rovinato molta gente onesta,
li ha sballottati come onda del mare.
18Ha mandato in esilio uomini potenti,
costretti a errare fra genti straniere.
19Un peccatore che offre premurosamente garanzia
e ricerca guadagni, sarà coinvolto in processi.
20Aiuta il tuo prossimo secondo la tua possibilità
e bada a te stesso per non cadere.

21Indispensabili alla vita sono l'acqua, il pane, il vestito
e una casa che serva da riparo.
22È meglio vivere da povero sotto un tetto di tavole,
che godere di cibi sontuosi in case altrui.
23Del poco come del molto sii contento,
così non udirai il disprezzo come straniero.
24Triste vita andare di casa in casa,
non potrai aprir bocca, dove sarai come straniero.
25Avrai ospiti, mescerai vino senza un grazie,
inoltre ascolterai cose amare:
26"Su, forestiero, apparecchia la tavola,
se hai qualche cosa sotto mano, dammi da mangiare".
27"Vattene, forestiero, cedi il posto a persona onorata;
mio fratello sarà mio ospite, ho bisogno della casa".
28Tali cose sono dure per un uomo che abbia intelligenza:
i rimproveri per l'ospitalità e gli insulti di un creditore.


COMMENTO

Essere misericordiosi e caritatevoli è requisito fondamentale per fare la volontà di Dio. Ama il prossimo come te stesso comanda il Signore, implica il perdono e il soccorso in tempo di bisogno e una serie di giusti comportamenti da applicare verso gli altri. Amare è la radice di ogni bene dalla quale provengono perdono e carità. Un cuore misericordioso ha compassione di chi è nel bisogno e cerca di aiutarlo come può; amare il prossimo e aiutarlo adempie a tutta la Legge: E' il comandamento per eccellenza nei quali sono riassunti tutti e dieci i comandamenti: Amare veramente il prossimo vuol dire non desiderare la sua morte, non rubare e non invidiare le sue cose, non desiderare sua moglie, non commettere cattiverie nei suoi confronti. Dio nell'antichità ha dato i comandamenti che insegnano ad amare il prossimo e in Cristo ce l'ha detto chiaramente: Ama il prossimo come te stesso. Chi ama se stesso certamente non desidera che alcuno lo uccida, lo derubi, gli desideri la moglie, gli invidi le cose, non desidera ammalarsi né morire.. allora ciò che vogliamo non sia fatto o non accada a noi, non dobbiamo augurarlo agli altri. Dio vuole due cose da noi: che Lo amiamo con tutte le nostre forze e che amiamo il prossimo come noi stessi. Se apparentemente i comandamenti sono difficili da osservare, in verità è molto più semplice di quanto si pensi: tutto dipende dalla disposizione del cuore. Chi ama il prossimo certamente sente compassione davanti a una persona che gli chiede aiuto e cercherà di aiutarlo, senza "se" e né "ma". Questo capitolo inoltre ci fa comprendere che se si dispone di ricchezze e si aiuta il prossimo non è peccato; non è la ricchezza in sé ad essere peccaminosa, ma il cuore depravato e avaro. Quando Gesù disse che difficilmente un ricco entrerà in Paradiso, forse intendeva proprio questo: dove ci sono troppi soldi, difficilmente un uomo sarà esente da avarizia, e questo vizio è un impedimento alla carità e chi non fa carità, non si salva. Gesù dice che non sono le cose esterne a contaminare l'uomo, ma ciò che viene dal di dentro: non è quindi una moneta a fare il danno, ma il cuore che desidera possesso nel guardare tale moneta. Non è la moneta che contamina il cuore, ma il cuore si contamina da solo nel desiderare possesso e soddisfacimento di sé, rifiutando di pensare al benessere degli altri. Essere poveri non è una colpa quando non è possibile aiutare economicamente gli altri. Se non è possibile aiutare prestando denaro, si può aiutare fornendo il proprio aiuto fisico, come Maria andò ad aiutare la cugina Elisabetta. Si deve fare quel che si può: se ho denaro e posso aiutare, devo prestare e con tranquillità, se non ho denaro, faccio quel che posso fare. L'importante è aiutare secondo le proprie possibilità. Osserva i comandamenti chi soccorre, dice all'inizio il capitolo di oggi. E' nell'aiutare il prossimo, con amore e senza interessi, l'adempimento della volontà del Signore. Quando siamo noi invece a ricevere aiuto, siamo onesti e restituiamo al tempo dovuto per non cominciare a vacillare, per non essere tentati a comportamenti malvagi. Carità e onestà sono indispensabili per il buon vivere. Essere contenti, qualsiasi sia la nostra situazione è uno degli ingredienti per il quieto vivere. Andare di casa in casa, e cioè approfittarsi della disponibilità del prossimo non sarà esente da conseguenze amare. Un comportamento discreto favorisce inoltre l'onestà poiché chi non si approfitta degli altri non trama cose malvagie dietro alle spalle. In conclusione: affidiamoci interamente alla volontà di Cristo, e tutto andrà per il meglio, certi che Egli ci soccorrerà nella sventura e ci conforterà come ha sempre fatto con quanti Gli sono stati fedeli.

0 commenti:

Posta un commento