domenica 20 marzo 2011

Il Libro di Giobbe - Ventisettesimo appuntamento

Prosegue l'appuntamento anche per questa domenica con Il Libro di Giobbe; oggi prosegue il discorso di Giobbe che assume connotazioni profondamente malinconiche: 

29 

[1]Giobbe continuò a pronunziare le sue sentenze e disse:

[2]Oh, potessi tornare com'ero ai mesi di un tempo,
ai giorni in cui Dio mi proteggeva,
[3]quando brillava la sua lucerna sopra il mio capo
e alla sua luce camminavo in mezzo alle tenebre;
[4]com'ero ai giorni del mio autunno,
quando Dio proteggeva la mia tenda,
[5]quando l'Onnipotente era ancora con me
e i giovani mi stavano attorno;
[6]quando mi lavavo in piedi nel latte
e la roccia mi versava ruscelli d'olio!
[7]Quando uscivo verso la porta della città
e sulla piazza ponevo il mio seggio:
[8]vedendomi, i giovani si ritiravano
e i vecchi si alzavano in piedi;
[9]i notabili sospendevano i discorsi
e si mettevan la mano sulla bocca;
[10]la voce dei capi si smorzava
e la loro lingua restava fissa al palato;
[11]con gli orecchi ascoltavano e mi dicevano felice,
con gli occhi vedevano e mi rendevano testimonianza,
[12]perché soccorrevo il povero che chiedeva aiuto,
l'orfano che ne era privo.
[13]La benedizione del morente scendeva su di me
e al cuore della vedova infondevo la gioia.
[14]Mi ero rivestito di giustizia come di un vestimento;
come mantello e turbante era la mia equità.
[15]Io ero gli occhi per il cieco,
ero i piedi per lo zoppo.
[16]Padre io ero per i poveri
ed esaminavo la causa dello sconosciuto;
[17]rompevo la mascella al perverso
e dai suoi denti strappavo la preda.
[18]Pensavo: «Spirerò nel mio nido
e moltiplicherò come sabbia i miei giorni».
[19]La mia radice avrà adito alle acque
e la rugiada cadrà di notte sul mio ramo.
[20]La mia gloria sarà sempre nuova
e il mio arco si rinforzerà nella mia mano.
[21]Mi ascoltavano in attesa fiduciosa
e tacevano per udire il mio consiglio.
[22]Dopo le mie parole non replicavano
e su di loro scendevano goccia a goccia i miei detti.
[23]Mi attendevano come si attende la pioggia
e aprivano la bocca come ad acqua primaverile.
[24]Se a loro sorridevo, non osavano crederlo,
né turbavano la serenità del mio volto.
[25]Indicavo loro la via da seguire e sedevo come capo,
e vi rimanevo come un re fra i soldati
o come un consolatore d'afflitti. 
 
COMMENTO

Continua il discorso di Giobbe che oggi diventa, come preannunciato settimana scorsa, molto malinconico e nostalgico. Egli ricorda infatti i tempi gloriosi in cui si sentiva veramente benedetto dal Signore e dalle sue parole traspaiono i fatti che comprovano questo stato. Vediamo come era considerato e vediamo anche come tutti lo rispettavano e lo benedicevano. Certamente è facilmente comprensibile vedere questa malinconia nel discorso di Giobbe poiché egli è ora non solo si sente lontano da Dio, ma soprattutto si ritrova ad esser deriso e accusato da coloro che considerava amici. 

Qualsiasi uomo si sentirebbe come Giobbe: un passato glorioso ed un presente doloroso e di derisione comportano inevitabilmente il rimpiangere i momenti passati e allo stesso tempo, tutto ciò comporta una riflessione sul perchè è avvenuto questo cambiamento così profondo. Ma questa è un'altra storia di cui ne scopriremo i tratti nelle prossime settimane che rappresenteranno la conclusione del Libro di Giobbe, dove ogni verità sarà finalmente svelata.

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