mercoledì 2 novembre 2011

Verità della Fede - XL parte

Tornano gli approfondimenti sulle "Verità della Fede" attraverso le attente analisi di Sant'Alfonso Maria de' Liguori. Nel capitolo di oggi Sant'Alfonso dimostra come non sia autentica la religione islamica:





Verità della Fede

di Sant'Alfonso Maria de' Liguori

PARTE TERZA


CONTRO I SETTARJ CHE NEGANO LA CHIESA CATTOLICA ESSERE L'UNICA VERA


CAP. IV.




Non può esser vera la religione maomettana.

1. Vediamo in primo luogo le qualità di Maometto, che stabilì questa religione, diciam meglio questa infame setta che ha mandate tante anime all'inferno. Egli ebbe qualche dote naturale; fu di bello aspetto, d'ingegno penetrante, cortese nel tratto, liberale e grato ai beneficj. Ma all'incontro fu dominato dal vizio della libidine, e perciò tenne da 15 mogli, e più di 24 concubine, fingendo di avere avuto in ciò il permesso da Dio, poiché agli altri non concedeva egli più di quattro mogli; e quindi poi nel suo Alcorano ripose nelle sozzure della carne la massima parte della felicità eterna. Fu dominato ancora dalla superbia, che lo fece talvolta diventar crudele. Basti sapere che una volta ad alcuni che si avean presi certi suoi cammelli, fece tagliar le mani e i piedi, e cavare gli occhi con un ferro rovente, e poi li fece lasciar così, finché spirassero l'anima1.

2. Vediamo ora che cosa sia l'Alcorano di Maometto, e quali dogmi e precetti ivi s'insegnino. Alcorano significa lezione, o sia libro di lezione. I titoli del libro sono varj secondo le varie edizioni. Si divide in Sure, o sieno Azoare 114, e le Sure dividonsi in Ayat, cioè segni di diversa lunghezza, che contengono attributi di Dio e precetti o giudizj di cose mirabili, e questi segni terminano col ritmo corrispondente al verso precedente. L'Alcorano è scritto in lingua pura araba e con eleganza di parole, affettando un modo profetico. Vi sono giudizj, istorie ed esortazioni. A' giudizj spettano le leggi così per le cose sacre, preci, pellegrinaggi e digiuni, come per le cose politiche, tribunali, matrimonj ed eredità. Alle istorie spettano molte narrative, parte prese da' libri sacri, ma corrottamente, e parte finte, o pur ricavate da' libri apocrifi e specialmente del Talmud de' giudei. Alle esortazionipoi si riferiscono gl'inviti alla nuova religione, alla guerra per difesa di quella, alle preci ed alle limosine, minacciando le pene dell'inferno a' trasgressori, e promettendo le delizie del paradiso agli osservanti. Talvolta si finge Dio, o l'angelo che parla: talvolta poi parla lo stesso Maometto o ai Meccani o a' giudei, o a' cristiani. Altre volte parlano i beati del paradiso ovvero i dannati dell'inferno: sicché l'Alcorano è una specie di dramma, in cui sono diversi che parlano.

3. Dicono i Maomettani che l'Alcorano non è composto da Maometto, né da altri, ma solamente da Dio, e da Dio è stato dato a Maometto. In quanto poi al modo e tempo, dicono mille inezie. Altri dicono che l'Alcorano è stato eterno, sempre presente al trono di Dio in una certa tavola, ove stavano scritte tutte le cose passate, presenti e future. Altri dicono che in una certa notte del mese romadan, in cui suppongono che Dio dispone tutte le cose, scese questo libro dal trono divino. Altri dicono che l'arcangelo Gabriele rivelò a Maometto tutto quello che sta scritto nell'Alcorano. Altri dicono che Maometto ricevea da quando in quando alcuni versi, ed egli li facea conservare in una cassa: altri dicono altri spropositi. Del resto oggi negli esemplari che noi abbiamo dell'Alcorano vi sono molte lezioni varie che variano sentenza. I nostri scrittori dicono che l'Alcorano fu composto da Maometto o tutto da sé, o coll'aiuto di un certo monaco Sergio, o d'altri. Chi poi volesse intender più cose dell'Alcorano circa la sua scrittura, legga Marraccio nel prodromo all'Alcorano1.

4. Parlando poi della teologia dell'Alcorano, dee sapersi che questo libro è ripieno d'una farragine confusa di favole, di precetti e di dogmi tutti inetti, fuori di quelli che son presi dalla legge ebraica e cristiana. Maometto riconoscea per divina la missione così di Mosè, come di Gesù Cristo, come anche riconoscea per legittima l'autorità delle nostre sacre scritture, almeno in più parti, dicendo che le altre sono state corrotte; ond'egli colla sua pretesa religione (che dicea esser la stessa che tennero Mosè e Gesù Cristo) volea riformare e perfezionare così la religione giudaica, come la cristiana. Ma in verità altro non fece che formare una setta che discrepava dall'una e dall'altra. Maometto credea esservi un Dio, e dalla Sura 4. vers. 17. si ricava che credesse anche la Trinità delle persone nella natura divina: Neque dicant tres (Deos), Deus enim unus est. Credeva esser di fede esservi gli angeli, ma dicea che essi hanno corpo, e sono anche di diverso sesso; Sura 2. 7. Diceva ancora essere assegnati due angeli custodi a ciascun uomo, e questi mutarsi ogni giorno. Dicea di più che vi sono angeli e demonj di diverse specie, chiamati genj, i quali mangiano e bevono, ed anche si propagano e muoiono, ed anche son capaci della futura salute e dannazione.

5. Vi sono poi nell'Alcorano molte cose indegne di Dio. Ivi si dice (come bestemmiano ancora gli ebrei talmudisti) che Dio fu costretto a dire una bugia, per metter pace tra Sara ed Abramo. Ivi s'induce Dio che giura per li venti, per gli angeli ed anche pei demonj; quando che Dio solo per sé può giurare, non già per le creature. Di più nella Sura 43. s'induce Dio che prega per Maometto: Cum Deus et angeli propter prophetam exorent. Nella Sura 56. dice Maometto che Dio gli permise di violare un giuramento. E nella Sura 43. che gli permise di potersi mischiare con qualunque donna anche maritata e consanguinea. Dice poi molte bugie. Nella Sura 17. scrive che Dio comandò agli angeli che adorassero Adamo, e che tutti gli ubbidirono, fuorché Belzebub. Dice nella Sura 13. che Maria madre di Gesù è adorata da noi per Dio. Nella Sura 27. dice ch'egli fu rapito da Dio in cielo per essere ammaestrato de' misterj. Nella Sura 25. dice che Iddio ha creato il demonio da un fuoco pestifero.

6. Vi sono poi nell'Alcorano mille contraddizioni. Nella Sura 11. chiama Gesù Cristo spirito di Dio e suo messo: Iesus Mariae filius nuntius suusque spiritus; e poi nega essere Dio, e dice che non è stato crocifisso, ma in suo luogo fu crocifisso uno simile a lui. Nella stessa Sura 11. dice che ognuno, sia giudeo o cristiano, e benché lasci una legge per un'altra, se adora Dio, ed opera bene sarà amato da Dio, e si salverà; e poi nella Sura 3. dice che i Maomettani si dannano se lasciano la loro legge. Nella Sura 20. dice che niuno dee sforzarsi alla fede; e poi nella Sura 9. dice che gl'infedeli debbono essere uccisi. Nella Sura 2. dice che ciascuno può salvarsi nella sua religione, sia giudeo, cristiano o sabaita: Qui crediderint et iudaei et christiani et sabaitae in Deum, et fecerint bonum, ipsis erit merces apud Dominum; e poi nella Sura 3. dice il contrario: Et qui secutus fuerit aliam religionem praeter istam (cioè la maomettana), ipse in futuro seculo erit pereundus. I maomettani confessano queste contraddizioni, ma dicono che Dio stesso è stato quello che si è rivocato.

7. Dicono di più i maomettani che dopo morte nel sepolcro da due persone Moncker Hakir hanno da essere pesate le opere di ognuno in due coppe di bilancia, che eguagliano la superficie del cielo e della terra. Dicono poi che vi è il ponte Sorat, dal quale i peccatori cadranno nell'inferno, dove gl'infedeli staranno per sempre; ma quelli che avranno creduto ad un Dio, vi staranno per qualche tempo, ma non più di mille anni, e poi passeranno alla casa della pace; ma prima d'entrare in questa casa beveranno l'acqua della piscina di Maometto perciò i maomettani si radono il capo, e vi lasciano una ciocchetta di capelli, sperando che per quella Maometto potrà cavarli dall'inferno. Essi sperano che almeno nel giorno del giudizio Maometto colle sue preghiere salverà tutti i suoi seguaci. Il paradiso poi che promette l'Alcorano, è un paradiso di cui si vergognerebbero anche le bestie: è un paradiso ove non vi sono altri piaceri che sensuali. Dice che ivi sono due orti ornati di alberi, fonti e pomi e donne, e che ciascuno avrà in cielo tante mogli, quante ne avrà avute in questa terra, e l'altre poi saranno concubine. Ecco come si scrive nella Sura 86. ed 88. : Ubi dulcissimas aquas, pomaque multimoda, fructus varios et decentissimas mulieres, omneque bonum in aeternum possidebunt. Avicenna maomettano, vergognandosi di tal promessa per la vita eterna, dice che Maometto in ciò avea parlato allegoricamente; ma l'Alcorano in niun luogo ammette questa spiegazione sognata da Avicenna. In quanto poi ai precetti naturali, l'Alcorano insegna: principalmente la legge della natura; scusa non però coloro che l'offendessero per causa di timore. Ammette (come già si è detto) l'avere più mogli, sino a quattro, purché possa conservarsi la pace con tutte, altrimenti ordina che se ne prenda almeno una, e concede il ripudio per due volte. Proibisce poi il disputare sopra l'Alcorano e le scritture sacre; e ciò asserisce nelle Sure 22. e 29. essere precetto divino. Per altro con molta accortezza da questo impostore fu dato un tal precetto; giacché tutta la forza della sua legge è nell'ignoranza. Vi sono di più altre leggi positive di purificazioni, orazioni e limosine: di più del digiuno nel mese romadan e del pellegrinaggio alla Mecca. Si narra da un buono autore che Maometto mettea del grano dentro del suo orecchio, e che avea avvezzata una colomba a venire a beccarlo, affin da far credere agli altri che egli per tal mezzo era ispirato da Dio circa le cose che insegnava. Ed in conferma di ciò due maroniti presso Bayle dicono trovarsi nella Mecca alcune colombe, che dai turchi son rispettate come sacre, credendo essi che discendano da quella che parlava a Maometto.

8. Sicché non può esser vera la religione de' gentili, non quella de' giudei, non quella de' maomettani: dunque la cristiana è l'unica vera. Ma perché nella cristiana religione vi sono diverse chiese, che discordano dalla chiesa cattolica romana, vediamo per ultimo quale fra tutte sia la vera chiesa e per conseguenza la vera religione.

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1 Maometto fu arabo di nazione, nacque nella Mecca nell'anno 571. Fu oriundo di famiglia nobilissima. Dopo la morte del padre fu applicato alla mercatura da' suoi parenti, attesoché prima fu educato in casa del suo avo e poi di un certo suo zio, dal quale di anni 13. fu condotto nella Siria. Ma di là ritornato nella patria d'anni 25, fu preso nella sua età d'anni 28 da una certa vedova nobile e ricca, chiamata Kadia, per suo fattore. Posto egli in questa condizione più alta cominciò a meditare di mutare e far mutar religione a tutta la sua patria, intendendo di liberare gli arabi dall'idolatria, nella quale egli era stato educato, e di restituire al mondo, come diceva, la religione primiera di Adamo, di Noè, di Abramo, di Mosè ed anche di Cristo, in somma di tutti i profeti del vero Dio; e perciò finse di aver colloquj coll'angelo Gabriele nella grotta d'Hira, che non era molto distante dalla Mecca, dove spesso si ritirava.


Essendo poi d'anni 40, ed essendo stato sino a quel tempo idolatra, si assunse l'officio di profeta, e per tale si fece tenere prima dalla sua moglie e da certi suoi parenti e domestici e poi da un certo Abubekero uomo di grande autorità, coll'aiuto del quale acquistò molti potenti paesani della Mecca. Dopo tre anni adunò in un convito 40 persone con Aly suo cugino, ed allora aprì la sua missione divina, come diceva. Ma da tutti, fuorché da Aly, fu allora deriso. Egli nulladimanco, non perdendosi d'animo, costituì Aly suo vicario, e cominciò a predicare in pubblico nella Mecca, dove fu a principio udito da' suoi paesani; ma quando poi si pose a riprovare i loro dei, lo perseguitarono a morte, e solo un certo Abotaleb colla sua autorità e prudenza lo liberò; ma i meccani stabilirono di non avere più commercio né con Maometto, né co' suoi aderenti. Egli non però avendo in questo tempo composta già parte dell'Alcorano, spesso provocava i suoi avversarj a formare alcuna parte simile, dicendo che non avrebbero mai potuto comporne un solo capitolo. E richiedendo coloro alcun miracolo della sua missione, rispondea ch'egli era stato mandato da Dio non a far miracoli, ma solo a predicar la verità.
Dicono per tanto i maomettani che il miracolo del legislatore è stata la propagazione della loro legge fatta nella massima parte del mondo. Ma a ciò si risponde che non può dirsi miracolo il vedere abbracciata una legge, per cui si vive più secondo il piacere de' sensi, che secondo la ragione. Oltreché questa propagazione fu fatta nell'Arabia, ove la massima parte era di gentili, vi erano pochi cristiani, e gli altri erano giudei o eretici ariani e nestoriani, fuggiti colà per gli editti degl'imperatori, ed in tutti poi regnava una somma ignoranza. Un tal miracolo bensì è avvenuto nella propagazione del vangelo, che insegna una legge opposta agli appetiti carnali. Con tutto ciò Maometto pure vantava di aver fatto un gran miracolo (ma miracolo d'un buffone per la scena): diceva nell'Azoara 64 del suo Alcorano, che essendo caduto un pezzo di luna nella sua manica, egli ebbe l'abilità di racconciarlo: che perciò poi l'imperio de' turchi porta l'impresa della mezza luna.
Indi, essendo morti la sua moglie Kadia e l'amico Abotaleb, Maometto nell'anno decimo della sua finta missione si vide abbandonato quasi da tutti; onde fu costretto a ritirarsi dalla Mecca in Tayef, luogo distante 60 miglia. Ma dopo un mese tornò alla Mecca, e si pose sotto la protezione di Al-Notaam Abn-avi. Nell'anno duodecimo cacciò fuori la favola del suo viaggio notturno in Gerusalemme e di là in cielo; ma questa favola parve così ridicola, che sarebbe rimasto affatto abbandonato da tutti, se un certo Abu-ker non avesse detto ch'egli non poteva negare la sua fede a Maometto. E nello stesso duodecimo anno si strinsero con giuramento a Maometto molti della città di Medina, e tra questi il principe della tribù detta Avos. Maometto avea dichiarato di non aver altro comando da Dio, che di predicar la verità, ma non di forzare gli uomini a crederlo; ma essendo di poi fuggito da Medina per evitar la morte macchinatagli dai meccani, dichiarò egli il precetto di perseguitare colle armi gl'infedeli, e colle vittorie propagar la fede, e d'indi in poi visse sempre in guerra, alle volte perdendo, ma più spesso vincendo.
Andò appresso con 1400 soldati alla Mecca, ed ottenne una tregua co' nemici, ma col patto che gli concedessero il potersi con esso arruolare quei che voleano seguirlo. Scrisse poi lettere al re di Persia, dell'Etiopia e di Roma, e gl'invitò ad abbracciare la sua religione. Indi si fece signore della Mecca: donde avendo scacciata l'idolatria, piantò la sua setta; e nell'anno seguente ricevette gli ambasciatori da tutte le tribù dell'Arabia, le quali, vedendo soggiogata la tribù più potente di tutta la nazione, abbracciarono l'Alcorano. Finalmente Maometto nell'età di sessentatré anni morì, e si dice morto di veleno.

1 Part. 4. c. 27. 

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