PARTE TERZA
CONTRO I SETTARJ CHE NEGANO LA CHIESA CATTOLICA ESSERE L'UNICA VERA
CAP. III.
Non può esser vera la religione Giudaica.
1. Un tempo i giudei ebbero vera religione, vera legge e vera chiesa; ma dopo la venuta del Messia la lor religione non può esser più vera, perché secondo le stesse profezie da essi accettate per divine, ella dovea abolirsi, ed a quella succedere la nuova legge, come predisse Geremia1: Ecce dies venient, dicit Dominus, et feriam domui Israel et domui Iuda foedus novum. Sulle quali parole poi scrisse l'apostolo2: Dicendo autem novum, veteravit prius. Quod autem antiquatur et senescit, prope interitum est. Che poi il Messia sia già venuto, e che questo Messia sia stato Gesù Cristo già si è chiaramente provato nella seconda parte al capo IV. e seguenti; e consta dalle stesse loro scritture, da' miracoli del Salvatore e de' suoi discepoli, e dal castigo che i miseri giudei soffrono da sì lungo tempo per la loro ostinazione; mentre vedono i miseri il dominio della Giudea perduto, la città distrutta, il tempio bruciato, i sacrificj dismessi, ed essi dispersi per tutta la terra, senza re, senza sacerdoti e senza altare; il che tutto fu predetto da' profeti: ed essi lo vedono compitamente avverato coi fatti, e pure ostinati sieguono a negare il lor Salvatore.
2. Dicono che secondo le profezie di Davide e d'Isaia la venuta del Messia dovea essere preceduta da fiamme e fuoco, e che egli avea poi da venire con gloria e maestà. Ma si risponde che ivi si parla della seconda venuta che dovrà fare il Messia da giudice; ma parlandosi della sua prima venuta da Redentore, troppo chiaramente fu predetto da' profeti (come vedemmo al cap. VII. ed VIII. della parte II.) che il Messia in questa terra dovea esser povero, umile, disprezzato e crocifisso.
3. Dicono di più: ma noi abbiamo per la nostra sinagoga gli stessi segni che avete voi cristiani per la chiesa cattolica. Abbiamo l'antichità, perché la nostra religione è la più antica; l'universalità, perché i giudei sono sparsi per tutto il mondo; la visibilità perpetua, giacché da Mosè fino ad oggi da tutti si conosce la religione giudaica; abbiamo i miracoli, come sono quelli di Mosè, di Giosuè e d'altri, che sono ben noti; la santità, come fu quella dei patriarchi e dei profeti. Ma si risponde: in quanto all'antichità, sebbene la vostra religione è la più antica, nondimeno ella non è stata da Dio fondata per esser perpetua, ma temporale sino alla venuta del promesso Messia; onde è che, essendo questo Messia già venuto, ella al presente è religione morta, e riprovata da Dio; come in effetto si vede, giacché la medesima non ha più né tempio, né sacerdoti, né sacrificj. In quanto all'universalità, acciocché la religione sia universale, non basta che vi sieno più famiglie disperse per la terra che la sieguano, ma bisogna che ella fra tutte le nazioni pubblicamente si eserciti nel culto divino dalla medesima prescritto; il che non si avvera. In quanto alla visibilità perpetua, è totalmente falso che la sinagoga dopo la predicazione del vangelo sia visibile, com'è la chiesa cattolica; mentre ella è in disprezzo presso tutti non solo i cristiani, ma anche gl'infedeli. In quanto finalmente a' miracoli ed alla santità delle persone, dopo la venuta di Gesù Cristo i giudei non possono più vantare alcun miracolo, né alcun uomo santo. Né giova ad essi affacciare i miracoli e la santità de' loro padri; perché tali miracoli ed uomini santi esisteano in tempo che la loro sinagoga era vera religione, ma non possono al presente giovare ad una religione che più non sussiste; e quei miracoli ed uomini santi non confermano al presente la religione che adora Cristo venturo, ma quella religione che adora G. Cristo già venuto, la venuta di cui per tanti contrassegni è stata già evidentemente provata.
4. Inoltre i giudei non possono aver più vera religione, mentre non hanno più scrittura divina, essendo stati i loro libri corrotti. La loro scrittura oggi è il libro del Talmud scritto dai rabbini, i quali dicono che questa fu un'altra legge data a voce a Mosè; e pertanto gl'inventori del Talmud nel pubblicarlo ordinarono che tutte le cose ivi scritte si osservassero come leggi divine, ed imposero pena di morte a chi le negasse. Ma bisogna sapere che questo libro è pieno di favole, di errori e di bestemmie. In quanto ai misterj insegna che Dio tiene in cielo un luogo rimoto, dove in una parte della notte si ritira a piangere, ed ivi rugge come un lione dicendo: Oimè che distrussi la mia casa, e bruciai il tempio, e feci schiavi i miei figli! Dice di più che il Signore quante volte pensa di aver permesso che il suo popolo sia stato così afflitto, tante volte si batte il petto, e manda due calde lagrime nell'oceano. Dice che nel giorno parte si mette a studiar la legge ed anche il Talmud, parte ad insegnare ai fanciulli che muoiono prima dell'uso della ragione, e parte a giudicare il mondo, e nelle ultime tre ore si diverte con un dragone chiamato Leviatan. Dice che Dio prima di creare il mondo, facea molti mondi e li disfaceva per imparare l'arte di fabbricare 18 mila mondi, che appresso ha creati, e che egli va poi visitando la notte cavalcando sopra di un cherubino. Dice che Dio una volta ebbe a dire una menzogna, per metter pace fra Sara ed Abramo. Dice che Dio per aver diminuita la luce alla luna, a confronto di quella che ha data al sole, impose a Mosè che offerisse in sacrificio un bue, acciocché gli fosse perdonata questa colpa. Ove possono trovarsi inezie più sciocche e bestemmie più orrende di queste?
5. In quanto poi ai costumi, dice il Talmud che chi adora gl'idoli per amore o per timore, non pecca. Dice che non pecca chi maledice i suoi genitori, anzi lo stesso Dio, purché non proferisca i nomi di Adonai, di Eloim, o diSabaoth. Dice che se uno lega il compagno, e così lo fa morir di fame, o lo gitta dinanzi ad un lione, è libero dalla morte; altrimenti poi se lo fa morir di fame senza legarlo, o se lo gitta avanti le mosche. Dice che se un reo è condannato da tutti i giudici, è libero dalla morte; altrimenti poi se alcuno di essi lo condanna, ed alcuno no. Dice di più che chi non lascia di mangiare tre volte in ogni sabato, certamente si salva. Si leggono altre sciocchezze nel medesimo libro; ma queste bastano per vedere l'accecazione in cui sono caduti i presenti giudei in pena della loro ostinazione.
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1 C. 31. v. 31.
2 Hebr. 8. 13.
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