sabato 8 ottobre 2011
Il Sabato dei Salmi - Salmo 73 - La giustizia finale
Salmo 73
La giustizia finale
[1]Salmo. Di Asaf.
Quanto è buono Dio con i giusti,
con gli uomini dal cuore puro!
[2]Per poco non inciampavano i miei piedi,
per un nulla vacillavano i miei passi,
[3]perché ho invidiato i prepotenti,
vedendo la prosperità dei malvagi.
[4]Non c'è sofferenza per essi,
sano e pasciuto è il loro corpo.
[5]Non conoscono l'affanno dei mortali
e non sono colpiti come gli altri uomini.
[6]Dell'orgoglio si fanno una collana
e la violenza è il loro vestito.
[7]Esce l'iniquità dal loro grasso,
dal loro cuore traboccano pensieri malvagi.
[8]Scherniscono e parlano con malizia,
minacciano dall'alto con prepotenza.
[9]Levano la loro bocca fino al cielo
e la loro lingua percorre la terra.
[10]Perciò seggono in alto,
non li raggiunge la piena delle acque.
[11]Dicono: «Come può saperlo Dio?
C'è forse conoscenza nell'Altissimo?».
[12]Ecco, questi sono gli empi:
sempre tranquilli, ammassano ricchezze.
[13]Invano dunque ho conservato puro il mio cuore
e ho lavato nell'innocenza le mie mani,
[14]poiché sono colpito tutto il giorno,
e la mia pena si rinnova ogni mattina.
[15]Se avessi detto: «Parlerò come loro»,
avrei tradito la generazione dei tuoi figli.
[16]Riflettevo per comprendere:
ma fu arduo agli occhi miei,
[17]finché non entrai nel santuario di Dio
e compresi qual è la loro fine.
[18]Ecco, li poni in luoghi scivolosi,
li fai precipitare in rovina.
[19]Come sono distrutti in un istante,
sono finiti, periscono di spavento!
[20]Come un sogno al risveglio, Signore,
quando sorgi, fai svanire la loro immagine.
[21]Quando si agitava il mio cuore
e nell'intimo mi tormentavo,
[22]io ero stolto e non capivo,
davanti a te stavo come una bestia.
[23]Ma io sono con te sempre:
tu mi hai preso per la mano destra.
[24]Mi guiderai con il tuo consiglio
e poi mi accoglierai nella tua gloria.
[25]Chi altri avrò per me in cielo?
Fuori di te nulla bramo sulla terra.
[26]Vengono meno la mia carne e il mio cuore;
ma la roccia del mio cuore è Dio,
è Dio la mia sorte per sempre.
[27]Ecco, perirà chi da te si allontana,
tu distruggi chiunque ti è infedele.
[28]Il mio bene è stare vicino a Dio:
nel Signore Dio ho posto il mio rifugio,
per narrare tutte le tue opere
presso le porte della città di Sion.
Commento del compianto Padre Lino Pedron dal sito http://www.padrelinopedron.it
Il salmo scaturisce dalla vita vissuta e vuole essere una poesia istruttiva con cui l’autore intende illuminare il cammino dei fedeli di Dio che si trovano in tentazioni simili alle sue. Nel v. 2 infatti il salmista confessa la forte tentazione contro la fede che lo ha assalito a causa della felicità degli empi. Nel descriverla rivivono le parole Geremia 5,26-28: "Tra il mio popolo vi sono malvagi che spiano come cacciatori in agguato, pongono trappole per prendere uomini... Le loro case sono piene d’inganni; perciò diventano grandi e ricchi. Sono grassi e pingui, oltrepassano i limiti del male; non difendono la giustizia, non si curano della casa dell’orfano, non fanno giustizia ai poveri". Il modo di fare di questi arricchiti suggestiona molta gente e quindi possono contare su una folta schiera di seguaci. Osservare un tale trionfo ha costituito per il salmista una lunga e grave tentazione, fino al momento in cui egli è entrato nel santuario di Dio e ha ottenuto la luce della conoscenza. Egli ha capito che la strada della trasgressione dell’Alleanza finisce in perdizione (cfr. Sal 1,6), mentre la strada della fedeltà all’Alleanza mantiene l’uomo nella sfera santa di Dio.
Una sintesi lapidaria di questo salmo è la sesta beatitudine: "Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio" (Mt 5,8).
Commento dei padri della chiesa
v. 1 "Dio è buono con tutti" (Origene).
"Il salmista nota dapprima le riflessioni che l’uomo fa, preso alla sprovvista nel vedere la felicità degli empi. Poi insegna quale sarà la loro fine, affinché sopportiamo senza angoscia le disuguaglianze di questa vita" (Atanasio).
"Come mai i nemici di Dio possono riuscire in tutto, malgrado ardiscano levare la loro bocca fino al cielo? Ma il salmista ritorna a pensieri retti e arrossisce d’essere stato meschino: attenderà che Dio gli faccia vedere la fine degli empi. Le loro astuzie attirano sugli empi il castigo, mentre Dio libera i giusti. Il salmista si accorge che i suoi pensieri lo sviano e si condanna da sé con l’esclamazione iniziale: Pensavo che Dio ha torto nel tollerare il successo degli empi, ma era un pensiero sacrilego" (Cassiodoro).
v. 2 "Il suo cammino verso Dio era compromesso, perché invidiava la prosperità degli empi" (Girolamo).
v. 3 "Fremo nel vedere la pace degli empi e persino la loro morte tranquilla. Tutti sceglierebbero di essere come loro" (Origene).
v. 4 "Le loro sofferenze durano poco" (Simmaco).
v. 6 "L’audacia impunita dei malvagi genera l’orgoglio: finiscono col credere di non essere più esposti alla sofferenza, di non avere più nulla da temere" (Cassiodoro).
v. 7 "Il grasso è simbolo di felicità e prosperità. In tale prosperità di vita compiono le loro azioni malvage con totale licenza" (Teodoreto).
"Questa felicità ingiusta genera nell’anima il male allo stato abituale" (Atanasio).
vv. 8-9 "A loro non basta agire ingiustamente contro gli uomini; levano la loro parola e il loro pensiero fino al cielo" (Teodoreto).
"Non si fanno scrupolo di proclamare la loro iniquità superbamente" (Agostino).
"La loro lingua bestemmia Dio e ingiuria gli uomini" (Origene).
"L’astuzia del demonio rende l’uomo folle: fa sì che egli elevi la sua bocca e bestemmi contro il cielo" (Efrem).
v. 13 "Che ci guadagno a non fare come gli altri? Nient’altro che disprezzo e umiliazione" (Origene).
"Il salmista continua a confessare la sua primitiva illusione: ha avuto l’impressione che ci si prendesse gioco di lui perché non riceveva da questo mondo il frutto della sua giustizia" (Cassiodoro).
v. 15 "A che pro penare tanto? Lo pensavo, ma non lo dicevo: se l’avessi detto ad alta voce, sarei stato colpevole di dare agli altri una cattiva dottrina. Avrei violato il patto della stirpe dei tuoi figli, perché avrei adulterato l’insegnamento di tutti i santi di Dio. E se avessi insistito oltre misura per penetrare il mistero della felicità degli empi, non sarei approdato a nulla e sarei caduto nel dubbio e nello sconforto. Ho visto che la cosa era incomprensibile agli uomini; ho quindi pensato che era meglio tacere e attendere; e ciò durerà finché non entrerò nel santuario di Dio. Abbandonando tutto alle promesse di Dio, io ho la mia risposta, la mia guarigione, il mio acquietamento e la mia consolazione. Quando arriverò alla fine della vita comprenderò il mistero e vedrò cosa attende gli empi, perché non si deve guardare solo alla vita presente" (Eusebio).
v. 16 "È arduo comprendere le vie della Provvidenza" (Origene).
"Mi inabissavo in congetture, ma poi ho deciso di pazientare fino al tempo in cui saprò: è il tempo del tribunale divino, quando tu renderai a ciascuno secondo le sue opere" (Atanasio).
"Ho considerato tutto: fu cosa ardua! Ma, come dice l’apostolo, non c’è proporzione tra le sofferenze del tempo presente e il peso eterno di gloria (cfr. 2Cor 4,17)" (Girolamo).
v. 17 "Quando saremo entrati nel santuario di Dio, allora conosceremo le vie della Provvidenza" (Origene).
v. 18 "Lo Spirito ispira al salmista che Dio rigetterà gli empi. Con lo spirito di profezia li vede abbattuti: come sono tutt’a un tratto nella desolazione! Sono periti a causa della loro follia: eccoli come uno che si risveglia da un sogno. Quando ci si risveglia da un sogno, si credeva di fare qualcosa, ma tutto svanisce. Così gli empi: orgoglio, felicità, ricchezze, tutto ciò che credevano di tenere stretto svanisce dalle loro mani all’improvviso" (Eusebio).
"La loro felicità non era che un sogno" (Teodoreto).
vv. 19-20 "Come dormienti che vedono in sogno tesori d’oro e d’argento, poi si svegliano e non hanno più nulla. Allo stesso modo questi hanno trascorso la vita come un sogno" (Girolamo).
"Per gli empi il risveglio è la morte" (Cassiodoro).
"L’immagine del peccatore è l’uomo vecchio che si corrompe" (Origene).
vv. 21-22 "Tutte le mie contestazioni finiscono in niente; mi ritrovo come uno stolto che non aveva capito nulla. Accetta il mio sforzo, la mia dedizione, la mia volontà di venire a te: non so affatto spiegarmi" (Agostino).
"I miei pensieri facevano torto al mio Creatore, ero ridotto a niente, perdendo il frutto della vera intelligenza; e neppure lo sapevo" (Cassiodoro).
v. 23 "Felice l’anima che può essere il giumento di Dio così che, mite e docile nella sua mano, sostiene e sopporta tutto, di buon cuore e pazientemente per amor suo" (Rufino).
v. 24 "Tu mi hai preso per mano come un padre amorevole che vede il figlio che sta per sbagliare strada; tu mi hai preso per mano e mi hai ricondotto a casa" (Teodoreto).
"Questo si è compiuto nel Cristo. Ha preso per mano la stirpe umana che era morta, l’ha guidata dalla volontà del diavolo alla volontà del Padre e l’ha accolta nella sua gloria" (Arnobio il giovane).
v. 25 "Il tuo amore e la tua misericordia sono per me la causa di tutti i beni" (Eusebio).
"Per me nulla importa all’infuori di te. Perciò non voglio ricevere nulla di terrestre: tutte queste cose sono corruttibili e temporanee. La sola cosa che voglio ottenere è che tu solo sia la mia parte" (Atanasio).
"Come sono stato folle a desiderare altra cosa che te sulla terra!" (Cassiodoro).
v. 26 "Quando l’uomo sarà venuto meno del tutto, cioè si sarà ritirato da tutto, allora avrà Dio per sua parte nell’eternità" (Origene).
"Io desidero te, ho sete di te con l’anima e col corpo. Tu sei la mia parte, la mia eredità e il mio bene" (Teodoreto).
"La nostra carne viene meno quando non può più resistere allo Spirito" (Rufino).
v. 27 "C’è adulterio quando un’anima, che era stata chiamata all’unione col Verbo di Dio, per una sorta di matrimonio è corrotta e violata da un altro, dall’Avversario stesso di colui che l’ha sposata nella fede. Il Verbo di Dio, il Cristo Signore, è lo sposo dell’anima fedele. L’apostolo ha detto: Voglio condurvi allo sposo che è Cristo, come si conduce allo sposo una vergine casta (cfr. 2Cor 11,2). Dunque, finché l’anima resta unita al suo sposo e ascolta la sua parola, riceve da lui il seme del Verbo... È così che l’anima concepisce dal Cristo e gli dona dei figli. Beata la generazione che nasce dal Verbo e dall’anima!... Ma, se l’infelice abbandona il Verbo divino e si dà al diavolo, genera quelli di cui è scritto: I figli dell’adulterio saranno sterminati (cfr. Sap 3,16). È chiaro dunque che in tutto ciò che facciamo la nostra anima genera. Col Verbo genera lo spirito della salvezza, ma col peccato genera una stirpe maledetta. L’anima non è mai sterile: genera sempre, sempre partorisce dei figli. L’apostolo ha detto: Chi si unisce al Signore è un solo spirito con lui (cfr. 1Cor 6,17) e chi si unisce a una prostituta è un solo corpo con lei. Mi domando, dunque, se c’è una via di mezzo tra l’unione con Dio e l’unione con la prostituta. Meditando secondo le mie forze, credo di afferrare il senso profondo dell’apostolo: ogni anima si unisce al suo Signore o alla prostituta" (Origene).
"Il prostituirsi, l’infedeltà è preferire il mondo a Dio" (Agostino).
v. 28 " Chi aderisce a Dio con la speranza, si integra per così dire con la sua natura divina e diventa uno con Dio" (Gregorio di Nissa).
"Aderire a Dio è il bene totale: attualmente sotto la forma del pellegrinaggio. Poni la tua speranza nel mondo futuro e getta l’àncora; poi, attendendo la realtà, occupa la tua speranza a cantare le lodi di Dio" (Agostino).
"Per me è un bene aderire a Dio. Il bene della carità è Dio Trinità. Dio Trinità è la carità eterna. Questo bene è il solo di cui si possa dire che stare attaccato a lui è vivere, che vederlo è la beatitudine... L’anima percepisce che Dio è il sommo bene. Sentendo se stessa fragile, comprende che è bene per lei attaccarsi al Bene immutabile e così partecipare alla sua bontà... Allontanarsi dal fuoco dell’amore è diventare freddi, amare un altro è essere adulteri... L’anima leale verso Dio non domanda al suo sposo null’altro che lui stesso: né ricchezze, né onori o piaceri, nulla di ciò che vi è in questo mondo, perché essa ama soltanto colui nel quale tutto possiede. L’amore casto deve dire: Per me è bene aderire a Dio, porre nel Signore la mia speranza. È il bene totale, al di là del quale non c’è più nulla. Noi saremo uniti a lui indefettibilmente quando lo vedremo faccia a faccia. Quaggiù stiamo attaccati col desiderio, siamo uniti con l’intelligenza, se non continuamente, almeno quanto possiamo. Anima fedele a Dio, àncora dunque la tua speranza nel Signore, e se non puoi ancora essere unita a lui senza posa con la tua presenza, unisciti interamente con la tua speranza certa. Innalzati a lui, e il peso del tuo amore salga incessantemente a Dio come una fiamma" (Pascasio Radberto).
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