martedì 19 ottobre 2010

Qoelet: quinto appuntamento

Torna l'appuntamento settimanale con il Qoélet: 

1Non essere precipitoso con la bocca e il tuo cuore non si affretti a proferir parola davanti a Dio, perché Dio è in cielo e tu sei sulla terra; perciò le tue parole siano parche, poiché

2Dalle molte preoccupazioni vengono i sogni
e dalle molte chiacchiere il discorso dello stolto.

3Quando hai fatto un voto a Dio, non indugiare a soddisfarlo, perché egli non ama gli stolti: adempi quello che hai promesso. 4È meglio non far voti, che farli e poi non mantenerli. 5Non permettere alla tua bocca di renderti colpevole e non dire davanti al messaggero che è stata una inavvertenza, perché Dio non abbia ad adirarsi per le tue parole e distrugga il lavoro delle tue mani. 6Poiché dai molti sogni provengono molte delusioni e molte parole. Abbi dunque il timor di Dio.

7Se vedi nella provincia il povero oppresso e il diritto e la giustizia calpestati, non ti meravigliare di questo, poiché sopra un'autorità veglia un'altra superiore e sopra di loro un'altra ancora più alta: 8l'interesse del paese in ogni cosa è un re che si occupa dei campi.

9Chi ama il denaro, mai si sazia di denaro e chi ama la ricchezza, non ne trae profitto. Anche questo è vanità. 10Con il crescere dei beni i parassiti aumentano e qual vantaggio ne riceve il padrone, se non di vederli con gli occhi?

11Dolce è il sonno del lavoratore, poco o molto che mangi;
ma la sazietà del ricco non lo lascia dormire.

12Un altro brutto malanno ho visto sotto il sole: ricchezze custodite dal padrone a proprio danno. 13Se ne vanno in fumo queste ricchezze per un cattivo affare e il figlio che gli è nato non ha nulla nelle mani. 14Come è uscito nudo dal grembo di sua madre, così se ne andrà di nuovo come era venuto, e dalle sue fatiche non ricaverà nulla da portar con sé. 15Anche questo è un brutto malanno: che se ne vada proprio come è venuto. Qual vantaggio ricava dall'aver gettato le sue fatiche al vento? 16Inoltre avrà passato tutti i suoi giorni nell'oscurità e nel pianto fra molti guai, malanni e crucci.

17Ecco quello che ho concluso: è meglio mangiare e bere e godere dei beni in ogni fatica durata sotto il sole, nei pochi giorni di vita che Dio gli dà: è questa la sua sorte. 18Ogni uomo, a cui Dio concede ricchezze e beni, ha anche facoltà di goderli e prendersene la sua parte e di godere delle sue fatiche: anche questo è dono di Dio. 19Egli non penserà infatti molto ai giorni della sua vita, poiché Dio lo tiene occupato con la gioia del suo cuore.

COMMENTO


Le parole del Qoèlet si soffermano sull'inutilità delle ricchezze e sul danno che esse producono. Avevamo visto in precedenza come tutto questo rifletteva una situazione di vanità poiché l'uomo che seguiva le ricchezze non seguiva altro che il vento! 
Ma prima di addentrarci in questo, diamo uno sguardo alle prime parole che abbiamo letto oggi. In questa parte iniziale c'è in noi un richiamo a quanto disse Gesù a proposito delle preghiere:

"Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate."

Sia il senso delle parole del Qoèlet e sia quello delle parole di Gesù è di essere misurati, controllati nelle parole che pronunciamo con la nostra bocca. E il Qoèlet fa anche un riferimento ai voti, cioè a quelle intenzioni che i fedeli fanno nei confronti di Dio in cambio dell'ottenimento di una grazia. Egli consiglia di rispettare il voto senza avete indugi o tentennamenti perchè altrimenti è meglio non farlo proprio il voto! E a questo nessuno può obiettare perchè conosciamo la nostra debolezza: forse, nel momento del bisogno, ci sentiamo pronti a mantenere il nostro impegno per ottenere aiuto da Dio; ma cosa accade una volta che la grazia è stata ottenuta? Cominciamo a tentennare, ad avere pensieri distorti, e il nostro impegno crolla rapidamente sgretolandosi. Allora, è meglio non fare un voto o una promessa a Dio se non siamo in grado di sapere a priori di essere capaci di rispettarlo o mantenerla. E più o meno questo è quanto disse anche Gesù a proposito dei giuramenti quando disse che il nostro parlare avrebbe dovuto essere sì sì no no, poichè il di più viene dal maligno.  
Ma come detto prima, il punto focale è sempre sulla ricchezza e la vanità di essa: la ricchezza è una schiavitù che non lascia nemmeno riposare la notte. Mentre il lavoratore, nella sua miseria, dorme la notte, il ricco non riesce a dormire poiché vede minacce al suo patrimonio ovunque. E si rovella il cervello per come incrementare il suo patrimonio e come proteggerlo da coloro che lo insidiano. Comincia a vedere nemici ovunque, persino all'interno della sua famiglia e questo non lascia mai il tempo di riposarsi e di godere realmente quella ricchezza. Giuste sono dunque le parole del Qoélet poiché davvero dorme meglio un povero senza pensieri legati alle proprietà che un ricco che non riesce a chiudere occhio per paura che tutto svanisca da un momento all'altro. 
Guardiamo i giorni nostri e cosa accade nelle questioni ereditarie: un uomo che ha accumulato ricchezze con sacrifici viene aggirato dai figli che lo derubano dei beni alle sue spalle. Questo accade in molte questioni ereditarie dove vediamo i figli imbrogliare i propri genitori per entrare nel reale ed esclusivo godimento dei beni.
Ma parlando di eredità, cosa accade se invece la proprietà non esiste più? Cosa accade se per un affare sbagliato si perde tutto?  "il figlio che gli è nato non ha nulla nelle mani. 14Come è uscito nudo dal grembo di sua madre, così se ne andrà di nuovo come era venuto, e dalle sue fatiche non ricaverà nulla da portar con sé."
C'è anche questo lato della medaglia: alla fine, tanti sacrifici con il pensiero di dare al proprio figlio e all'improvviso quel figlio rimane a mani vuote! Come vedete, la ricchezza non può mai dare una vera felicità permanente: in ogni momento può svanire e questo pensiero non lascia vivere né godere quella ricchezza! Alla fine, vive meglio un umile e onesto lavoratore che mangia e beve con il frutto delle sue mani e con l'amore di Dio: poichè, "non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio." 

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