Egli è il vincitore delle forze cosmiche, il sovrano del mondo, il re che garantisce l’ordine morale con le sue leggi immutabili e infallibili.
L’annuncio del regno di Dio è un tema centrale del vangelo. Gesù è asceso al cielo per partecipare personalmente al potere regale di Dio Padre: "Il regno del mondo appartiene al Signore nostro e al suo Cristo: egli regnerà nei secoli dei secoli" (Ap 11,15).
Commento dei Padri della Chiesa
v. 1 «Il Verbo di Dio ha distrutto il dominio della morte con la sua morte e la sua risurrezione, e regna su tutte le nazioni; lo Spirito santo ci convoca a cantare in coro: "Il Signore ha instaurato il suo regno, si è rivestito di splendore". Nella sua incarnazione e morte aveva rivestito l’umiliazione: "Non ha apparenza né bellezza..." (Is 53,2). Ma quando ha ripreso la sua gloria, che aveva da sempre presso il Padre, "ha trasfigurato il corpo della nostra miseria" (Fil 3,21) e rivestito lo splendore. "Si è rivestito" rivela che ci fu un tempo in cui se n’era spogliato. Così pure è stato crocifisso perché aveva scelto la debolezza (cfr. 2Cor 13,4), ma, dopo aver vinto la morte e preso possesso del suo regno, il Signore si è rivestito di potenza e si è cinto di forza. Avendo dunque rivestito la propria potenza, della quale si è cinto, affronta una grande impresa: rende saldo il mondo, non sarà mai scosso. Egli ha, infatti, risollevato questa terra che era quasi precipitata negli inferi, dominata com’era dai demoni, l’ha di nuovo consolidata, dopo aver sgominato le potenze avverse. Nella persona della chiesa, fondata sulla roccia e invincibile ai demoni, ha reso salva la terra al punto che mai più si lascerà distogliere dall’amore di Dio» (Eusebio).
"Questo salmo canta il desiderio della vittoria del Cristo sulla morte. Il Cristo ha vinto la morte, e in se stesso ha tracciato per tutti i morti la via che va dalla morte alla risurrezione. Il Signore ha assunto la nostra forma e s’è rivestito della nostra umiliazione, rivestendo la forma di schiavo; poi di nuovo ha ripreso il suo regno, s’è rivestito del suo splendore e s’è cinto di potenza. Ha ristabilito così la natura disgregata dal peccato, perché non le accada più di essere sconvolta e agitata dalle tempeste che s’alzano dal peccato. Non c’è dubbio: tutto questo inno si addice a colui che sale tra le acclamazioni (cfr. Sal 47,6)" (Gregorio di Nissa).
"Quando il Cristo è risalito al Padre dopo la sua risurrezione, ha rivestito la maestà che gli competeva e la potenza che aveva fin dal principio, perché egli regna col Padre" (Cirillo di Alessandria).
«Il profeta esclama: Regna, rivestito di splendore! Non che il Cristo abbia assunto ciò che non possedeva, ha solo manifestato ciò che già possedeva: "E ora Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse" (Gv 17,5). Così anche per la potenza. Il profeta lo descrive come un re che riveste le sue armi, si orna della cintura e combatte contro il nemico. Rende, così, saldo il mondo perché non sia scosso» (Teodoreto).
"Avendo gettato fuori il principe di questo mondo, attira tutti a sé (cfr. Gv 12,31-32)" (Ruperto).
"Prima della redenzione tutto vacillava. La sua risurrezione ha reso saldo tutto" (Girolamo).
v. 2 «Il tuo trono era preparato prima dei secoli, perché tu esisti prima dei secoli, "primizia delle vie del Signore" (Pr 8,22 ss.). E quando ti sei annientato per assumere la forma di schiavo, il tuo trono era custodito pronto, perché a te solo il Padre ha detto: "Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi" (Sal 110,1)» (Eusebio).
"Il trono simboleggia la risurrezione, il compimento del disegno eterno di Dio e anche la potestà di giudizio del Cristo" (Atanasio).
vv. 3-4 "Di fronte ai fiumi santi stanno le potenze avverse che innalzano e gonfiano i loro flutti di orgoglio, ma li abbassano alla voce delle acque sante. C’erano tra gli uomini la sapienza di questo mondo e la prudenza della carne, che si ergevano con arroganza; ma quando le chiese di Dio furono stabilite tanto presso i greci quanto presso i barbari, e questa immensa moltitudine cantò a gran voce le lodi di Dio, fu come la voce delle acque universali. Allora la gonfiezza che era chiamata sapienza scomparve, tutta l’arroganza cadde perché la loro sapienza fu svalutata... Il Signore è più potente dei flutti del mare: chi si affida a lui non ha quindi nulla da temere dalle tempeste del mare, fossero pure la persecuzione. Sono ondeggiamenti sollevati dal drago che abita il mare: apre la gola, grida, vomita acqua per sommergere la chiesa di Dio (cfr. Ap 12,15)" (Eusebio).
v. 5 «Le profezie che rendevano testimonianza al futuro regno del Signore sono state verificate dall’evento compiuto. Un tempo si annunziava: Il Signore si è rivestito di splendore. Ora si è manifestata la verità della predicazione: egli ha raggiunto il trono del Padre suo, regna sul cielo e sulla terra, la sua chiesa è salda nel mondo intero e i fiumi alzano la voce, in rendimento di grazie, preghiere e inni di lode. Quanto alla "tua casa", cioè la chiesa, nulla le si addice meglio della santità, per rimanere salda attraverso i secoli. Ciò che è proprio alle tue testimonianze è la verità; ciò che è proprio alla tua casa è la santità. Se, Dio non voglia, l’indecenza e l’empietà si vedessero un giorno nella casa di Dio, Dio che abita in essa, che è il Santo e riposa nei santi, direbbe: "La vostra casa vi sarà lasciata deserta" (Mt 23,38)» (Eusebio).
"Le testimonianze sono le promesse fatte ai profeti e compiute con la venuta del Cristo" (Atanasio).
"La casa di Dio è l’anima pura" (Origene).
"La chiesa è abitata da colui che solo è santo" (Atanasio).
"È sulla croce che il Signore ha preso possesso del suo regno. Perché rivestì, in piena potenza, l’infermità, cinse l’eternità e rese saldo il mondo con la sua risurrezione. Aveva pronto il suo trono, salì al cielo alla destra del Padre" (Arnobio il giovane).
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