lunedì 12 settembre 2011

Redemptor hominis - La Prima Enciclica di Giovanni Paolo II - XVIII

Continuiamo la lettura della Redemptor hominis, ovvero la Prima Enciclica di Giovanni Paolo II che cerca di rispondere ai dubbi e ai problemi dell'uomo contemporaneo, cercando allo stesso modo di ridare vitalità all'opera della Chiesa. Oggi, continuiamo a leggere il profondo discorso del Beato Giovanni Paolo II concernente l'importanza vitale rappresentata dal Corpo Eucaristico:
 
IV - La missione della chiesa e la sorte dell'uomo

20. Eucaristia e penitenza 

Questo invito dell'Apostolo indica, almeno indirettamente, lo stretto legame fra l'Eucaristia e la Penitenza. Difatti, se la prima parola dell'insegnamento di Cristo, la prima frase del VangeloBuona Novella, era «Convertitevi e credete al Vangelo» (metanoèite)172, il Sacramento della Passione, della Croce e Risurrezione sembra rafforzare e consolidare in modo del tutto speciale questo invito nelle nostre anime. L'Eucaristia e la Penitenza diventano così, in un certo senso, una dimensione duplice e, insieme, intimamente connessa dell'autentica vita secondo lo spirito del Vangelo, vita veramente cristiana. Cristo, che invita al banchetto eucaristico, è sempre lo stesso Cristo che esorta alla penitenza, che ripete il «Convertitevi»173. Senza questo costante e sempre rinnovato sforzo per la conversione, la partecipazione all'Eucaristia sarebbe priva della sua piena efficacia redentrice, verrebbe meno o, comunque, sarebbe in essa indebolita quella particolare disponibilità di rendere a Dio il sacrificio spirituale174, in cui si esprime in modo essenziale e universale la nostra partecipazione al sacerdozio di Cristo. In Cristo, infatti, il sacerdozio è unito col proprio sacrificio, con la sua donazione al Padre; e tale donazione, appunto perché è illimitata, fa nascere in noi - uomini soggetti a molteplici limitazioni - il bisogno di rivolgerci verso Dio in forma sempre più matura e con una costante conversione, sempre più profonda.

Negli ultimi anni è stato fatto molto per mettere in evidenza - in conformità, del resto, alla più antica tradizione della Chiesa - l'aspetto comunitario della penitenza e, soprattutto, del sacramento della Penitenza nella pratica della Chiesa. Queste iniziative sono utili e serviranno certamente ad arricchire la prassi penitenziale della Chiesa contemporanea. Non possiamo, però, dimenticare che la conversione è un atto interiore di una profondità particolare, in cui l'uomo non può essere sostituito dagli altri, non può farsi «rimpiazzare» dalla comunità. Benché la comunità fraterna dei fedeli, partecipanti alla celebrazione penitenziale, giovi grandemente all'atto della conversione personale, tuttavia, in definitiva, è necessario che in questo atto si pronunci l'individuo stesso, con tutta la profondità della sua coscienza, con tutto il senso della sua colpevolezza e della sua fiducia in Dio, mettendosi davanti a Lui, come il Salmista, per confessare: «Contro di te ho peccato»175. La Chiesa, quindi, osservando fedelmente la plurisecolare prassi del sacramento della Penitenza - la pratica della confessione individuale, unita all'atto personale di dolore e al proposito di correggersi e di soddisfare - difende il diritto particolare dell'anima umana. È il diritto ad un più personale incontro dell'uomo con Cristo crocifisso che perdona, con Cristo che dice, per mezzo del ministro del sacramento della Riconciliazione: «Ti sono rimessi i tuoi peccati»176; «Va', e d'ora in poi non peccare più»177. Come è evidente, questo è nello stesso tempo il diritto di Cristo stesso verso ogni uomo da lui redento. È il diritto ad incontrarsi con ciascuno di noi in quel momento-chiave della vita dell'anima, che è quello della conversione e del perdono. La Chiesa, custodendo il sacramento della Penitenza, afferma espressamente la sua fede nel mistero della Redenzione, come realtà viva e vivificante, che corrisponde alla verità interiore dell'uomo, corrisponde all'umana colpevolezza ed anche ai desideri della coscienza umana. «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati»178. Il sacramento della Penitenza è il mezzo per saziare l'uomo con quella giustizia, che proviene dallo stesso Redentore.

Nella Chiesa che, soprattutto nei nostri tempi, si raccoglie specialmente intorno all'Eucaristia, e desidera che l'autentica comunità eucaristica diventi segno dell'unità di tutti i cristiani, unità che sta gradualmente maturando, deve essere vivo il bisogno della penitenza, sia nel suo aspetto sacramentale179, come anche in quello concernente la penitenza come virtù. Questo secondo aspetto fu espresso da Paolo VI nella Costituzione Apostolica Paenitemini180. Uno dei compiti della Chiesa è di mettere in pratica l'insegnamento in essa contenuto; si tratta di argomento che dovrà esser di certo da noi approfondito ancora nella riflessione comune, e fatto oggetto di molte ulteriori decisioni, in spirito di collegialità pastorale, rispettando le diverse tradizioni a questo proposito e le diverse circostanze della vita degli uomini del nostro tempo. Tuttavia, è certo che la Chiesa del nuovo Avvento, la Chiesa che si prepara di continuo alla nuova venuta del Signore, deve essere la Chiesa dell'Eucaristia e della Penitenza. Soltanto sotto questo profilo spirituale della sua vitalità e della sua attività, essa è la Chiesa della missione divina, la Chiesa in statu missionis, così come ce ne ha rivelato il volto il Concilio Vaticano II.

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