martedì 8 novembre 2011

La Città di Dio - XXXIX parte

Riprendiamo la lettura dell'opera di Sant'Agostino nota come "La città di Dio": continua la lettura del libro quarto dell'opera che si sofferma sull'imperialismo romano; oggi continuiamo a vedere il Santo d'Ippona "esaminare" a fondo la religione politeista romana, continuando a soffermarsi sulla falsa dea Fortuna:

Libro quarto
IMPERIALISMO ROMANO E POLITEISMO


23. 1. Ma torniamo all'argomento. Se i loro libri e le tradizioni religiose sono vere e Felicità è una dea, perché non è stato stabilito che ella sola fosse adorata, dal momento che poteva accordare tutti i beni e rendere felici per la via più corta? Non si desidera una cosa per un'altra ma soltanto per esser felici. E perché Lucullo dopo tanti capi romani innalzò così tardi un tempietto a una dea tanto importante? E perché lo stesso Romolo, desiderando fondare una città felice, non innalzò di preferenza un tempio a lei? Non per altro scopo invocò altri dèi. Nulla sarebbe mancato se ella non fosse mancata. Egli stesso non sarebbe divenuto prima re e poi, a sentir loro, dio, se non avesse avuto favorevole questa dea. Perché ha stabilito come dèi per i Romani Giano, Giove, Marte, Pico, Fauno, Tiberino, Ercole ed altri ancora? E perché Tito Tazio ha aggiunto Saturno, Opi, Sole, Luna, Vulcano, Luce e gli altri che ha aggiunto, fra cui anche Cloacina, trascurando Felicità? Perché Numa ha introdotto tanti dèi e dee e non lei? Forse in tanta ressa non riuscì a vederla? Anche re Ostilio non avrebbe introdotto come dèi nuovi per renderli propizi Pavore e Pallore, se avesse conosciuto e adorato questa dea. Con la presenza di Felicità ogni pavore e pallore non si sarebbe allontanato perché reso propizio ma sarebbe fuggito perché scacciato.

23. 2. E poi com'è che il dominio di Roma cresceva grandemente e ancora non si adorava Felicità? Forse perché fu un dominio più grande che felice? Ma come poteva esserci in esso una vera felicità, dato che non c'era la vera religione? La religione è infatti il culto veritiero di un Dio vero, non il culto di tanti falsi dèi quanti sono i demoni. Ma anche dopo che Felicità fu inserita nel numero degli dèi, seguì la grande infelicità delle guerre civili. O forse Felicità si è giustamente arrabbiata perché è stata invitata tanto tardi e non per trattamento di onore ma di oltraggio, dato che con essa erano onorati Priapo, Cloacina, Pavore, Pallore e Febbre e gli altri che non erano divinità da adorarsi ma malanni degli adoratori?

23. 3. Al limite se sembrò conveniente adorare una dea tanto grande in mezzo a una folla indegna, perché non era adorata più distintamente degli altri? È insopportabile che Felicità non sia stata posta fra gli dèi Consenti che, a sentir loro, sono impiegati nel consiglio di Giove 46, né fra gli dèi che hanno chiamati Eletti 47. Le si doveva fare un tempio che si distinguesse per la posizione elevata e per la bellezza dell'edificio. E perché non qualcosa di meglio che allo stesso Giove? Perché il regno a Giove chi glielo ha dato se non Felicità? Posto che mentre regnava fosse felice. E la felicità è preferibile a un regno. Non v'è dubbio che è possibile trovare un individuo che tema di essere fatto re ma non se ne trova alcuno che non voglia esser felice. Poniamo che gli dèi stessi fossero consultati o mediante l'arte divinatoria o con qualsiasi altro mezzo possano, secondo i pagani, esser consultati sul seguente tema, se fossero disposti a cedere il posto a Felicità, nel caso che dai tempietti e altari degli altri fosse già occupato il posto in cui costruire a Felicità un tempietto più grande e in un luogo più alto. Giove stesso si sarebbe ritirato perché Felicità avesse il punto più alto del colle Capitolino. Nessuno avrebbe fatto resistenza a Felicità, se non chi, ma questo è impossibile, preferisce essere infelice. Se Giove fosse stato consultato non avrebbe certamente fatto il torto che gli fecero i tre dèi Marte, Termine e Giovinezza che non vollero assolutamente ritirarsi dal posto davanti al loro capo e re. È scritto nei loro libri. Re Tarquinio voleva costruire il Campidoglio ma vedendo occupato in precedenza da altri dèi il posto che gli sembrava più degno e adatto, non osando fare qualche cosa contro una loro decisione e credendo, dato che ve n'erano molti dove fu edificato il Campidoglio, che avrebbero ceduto liberamente a un dio così grande e loro capo, chiese per via divinatoria se volevano cedere il posto a Giove. Tutti accettarono di ritirarsi fuorché i tre suddetti, Marte, Termine e Giovinezza 48. Perciò il Campidoglio fu costruito in maniera che vi fossero i tre contestatori ma con raffigurazioni così oscure che non lo sapevano neanche i più dotti. Giove dunque non avrebbe certamente disistimato Felicità come lo fu lui da Termine, Marte e Giovinezza. Ma anche essi che non avevano ceduto a Giove, avrebbero sicuramente ceduto a Felicità che aveva costituito Giove loro re. E se non avessero ceduto non l'avrebbero fatto per disistima verso di lei, ma perché preferivano rimanere oscuri in casa di Felicità che senza di lei essere in onore a casa propria.

23. 4. Una volta collocata la dea Felicità in un tempio magnifico e posto in alto, i cittadini avrebbero saputo a chi chiedere aiuto per ogni buon auspicio. Così sarebbe stata abbandonata per spontaneo convincimento l'inutile moltitudine degli altri dèi e sarebbe stata adorata e supplicata la sola Felicità, di lei sola sarebbe stato frequentato il tempio da parte dei cittadini che volessero esser felici e poiché non vi è alcuno che non lo voglia, lei che era supplicata da tutti si sarebbe supplicata da se stessa. Infatti ogni uomo non vuol ricevere altro da un dio che la felicità o ciò che è proprio della felicità. Quindi se la felicità ha il potere di essere in un individuo, e lo ha se è una dea, è una grande sciocchezza chiederla a un altro dio, giacché la si può ottenere da lei stessa. Dovevano quindi onorare, anche con la magnificenza del tempio, questa dea sopra tutti gli altri. Infatti, come si legge nei loro libri 49, gli antichi adorarono un certo Sommano, al quale affidavano i fulmini notturni, più di Giove, al quale erano assegnati i fulmini diurni. Ma dopo che fu costruito su un'altura il magnifico tempio a Giove, a causa della bellezza dell'edificio vi confluì la moltitudine sicché si può difficilmente trovare chi ricorda di aver letto il nome di Sommano. In quanto a udirlo nominare non se ne parla più. Se poi la felicità non è una dea perché è vero che è un dono di Dio, si cerchi il vero Dio che la può dare e si lasci da parte la malefica folla di dèi falsi che è onorata dalla folla bugiarda degli uomini sciocchi. Infatti essa considera suoi dèi i doni di Dio e insulta con l'ostinazione di una volontà superba colui del quale sono doni. Così non può liberarsi dalla infelicità perché adora come dio la felicità e abbandona Dio datore della felicità, come non si può liberare dalla fame chi lecca un pane dipinto e non lo chiede alla persona che ha quello vero.

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