sabato 19 novembre 2011

Il Sabato dei Salmi - Salmo 79 - Lamento nazionale

Salmo 79   

Lamento nazionale 
[1]Salmo. Di Asaf. 

O Dio, nella tua eredità sono entrate le nazioni,
hanno profanato il tuo santo tempio,
hanno ridotto in macerie Gerusalemme.
[2]Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi
in pasto agli uccelli del cielo,
la carne dei tuoi fedeli
agli animali selvaggi.
[3]Hanno versato il loro sangue come acqua
intorno a Gerusalemme, e nessuno seppelliva.
[4]Siamo divenuti l'obbrobrio dei nostri vicini,
scherno e ludibrio di chi ci sta intorno. 

[5]Fino a quando, Signore, sarai adirato: per sempre?
Arderà come fuoco la tua gelosia?
[6]Riversa il tuo sdegno sui popoli che non ti riconoscono
e sui regni che non invocano il tuo nome,
[7]perché hanno divorato Giacobbe,
hanno devastato la sua dimora. 

[8]Non imputare a noi le colpe dei nostri padri,
presto ci venga incontro la tua misericordia,
poiché siamo troppo infelici.
[9]Aiutaci, Dio, nostra salvezza,
per la gloria del tuo nome,
salvaci e perdona i nostri peccati
per amore del tuo nome. 

[10]Perché i popoli dovrebbero dire:
«Dov'è il loro Dio?».
Si conosca tra i popoli, sotto i nostri occhi,
la vendetta per il sangue dei tuoi servi.
[11]Giunga fino a te il gemito dei prigionieri;
con la potenza della tua mano
salva i votati alla morte.
[12]Fà ricadere sui nostri vicini sette volte
l'affronto con cui ti hanno insultato, Signore. 

[13]E noi, tuo popolo e gregge del tuo pascolo,
ti renderemo grazie per sempre;
di età in età proclameremo la tua lode. 



Il salmo è una lamentazione nazionale. Gli ebrei lo recitano il venerdì sera davanti al muro del pianto a Gerusalemme.
Il salmista introduce il peccato d’Israele come una della cause della rovina: la collera e la giustizia di Dio non potevano restare indifferenti di fronte al male commesso dal suo popolo. La distruzione di Gerusalemme diventa quindi un atto del giusto giudizio di Dio e la ricostruzione non potrà avvenire che dopo l’espiazione e il perdono.
A volte è stato rimproverato alla religione biblica di essere solo la consolazione degli oppressi, di essere solo l’alimento della più sterile rassegnazione. Era l’accusa di Nietzsche e di Lenin al cristianesimo.
Questo salmo è, invece, la rivelazione del vero senso della rassegnazione biblica, cioè quello di un abbandono a un Dio che prima o poi si impegnerà con noi a lottare per la giustizia.
Commento dei padri della chiesa
v. 1 "Il salmista canta questo salmo per i giudei massacrati al tempo dei Maccabei (cfr. 1Mac 7,17)" (Atanasio).
"Non se la prendono solo col tuo popolo, ma col tuo tempio; hanno profanato il tuo altare con sacrifici offerti ai demoni" (Teodoreto).
v. 2 "Gli uccelli da preda sono i demoni" (Origene).
"La carneficina dei santi senza sepoltura non può porsi storicamente che al tempo dei Maccabei" (Eusebio).
v. 3 "Come acqua, cioè a fiotti e come cosa senza valore. Annuncia i martiri cristiani la cui morte è preziosa davanti a Dio e disprezzata dagli uomini" (Agostino).
v. 8 "Preghiera nobilissima dei Maccabei: la loro virtù era grande, ma non la ricordano mai, domandano a Dio di dimenticare i peccati passati" (Teodoreto).
"La tua misericordia, che è tuo Figlio, venga a noi, che ci siamo fatti poveri per lui" (Girolamo).
"Venga per prima la misericordia, altrimenti il peccatore non sarà assolto, perché siamo troppo poveri, troppo sprovvisti di opere buone; noi non potremmo offrire nulla alla giustizia, se il rigore dell’equità cominciasse ad esaminarci" (Cassiodoro).
"La natura umana ha perduto i doni soprannaturali e la parentela con Dio. Essendo intervenuto il peccato, siamo stati spogliati dell’immortalità e siamo caduti nelle mani di un crudele malfattore: satana. Ma, impoveriti all’estremo, ci siamo arricchiti nel Cristo e abbiamo ricuperato i nostri beni antichi, perché lui che era ricco si è fatto povero per noi, per arricchirci per mezzo della sua povertà (cfr. 2Cor 8,9)" (Cirillo di Alessandria).
v. 12 "Sette volte significa: in questa vita. Otto volte significherebbe: nella vita futura. Rendi loro un castigo insaziabile e più duro del nostro" (Origene).
"Retribuiscili con un supplizio che li converta" (Eusebio).
"Sette volte significa il massimo" (Teodoreto).
"La vendetta è domandata in questo mondo perché serva loro di correzione e si convertano: le pene di questa vita eviteranno quelle dell’altra vita. Sette volte significa la pienezza del dono celeste: Dio li purifichi sette volte come l’argento nel crogiolo" (Cassiodoro).
v. 13 "Il tuo popolo, fatto dei due popoli giudeo e cristiano... Beati quelli che gioiscono nella tua pace! Beati quelli che soffrono sotto i tuoi flagelli!" (Cassiodoro).

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