lunedì 10 ottobre 2011

Redemptor hominis - La Prima Enciclica di Giovanni Paolo II - XXI

Concludiamo oggi la lettura della Redemptor hominis, Prima Enciclica di Giovanni Paolo II che ha cercato di rispondere ai dubbi e ai problemi dell'uomo contemporaneo, cercando allo stesso modo di ridare vitalità all'opera della Chiesa che proprio nell'appuntamento odierno vediamo definire quale Madre della nostra fiducia: 

22. La Madre della nostra fiducia

Quando dunque all'inizio del nuovo pontificato rivolgo al Redentore dell'uomo il mio pensiero e il mio cuore, desidero in questo modo entrare e penetrare nel ritmo più profondo della vita della Chiesa. Se, infatti, la Chiesa vive la sua propria vita, ciò avviene perché la attinge da Cristo, il quale vuole sempre una cosa sola, cioè che abbiamo la vita e l'abbiamo in abbondanza188.

Questa pienezza di vita, che è in Lui, è contemporaneamente per l'uomo. Perciò, la Chiesa, unendosi a tutta la ricchezza del mistero della Redenzione, diventa Chiesa degli uomini viventi, viventi perché vivificati dall'interno per opera dello «Spirito di verità»189, perché visitati dall'amore che lo Spirito Santo infonde nei nostri cuori190. Lo scopo di qualsiasi servizio nella Chiesa, sia esso apostolico, pastorale, sacerdotale, episcopale, è di mantenere questo legame dinamico del mistero della Redenzione con ogni uomo.

Se siamo coscienti di questo còmpito, allora ci sembra di comprender meglio che cosa significhi dire che la Chiesa è madre191, ed ancora che cosa significhi che la Chiesa sempre e, particolarmente, nei nostri tempi ha bisogno di una Madre. Dobbiamo una speciale gratitudine ai Padri del Concilio Vaticano II, che hanno espresso questa verità nella Costituzione Lumen Gentium con la ricca dottrina mariologica in essa contenut192. Poiché Paolo VI, ispirato da questa dottrina, ha proclamato la Madre di Cristo «Madre della Chiesa»193, e tale denominazione ha trovato una vasta risonanza, sia lecito anche al suo indegno Successore di rivolgersi a Maria, come Madre della Chiesa, alla fine delle presenti considerazioni, che era opportuno svolgere all'inizio del servizio pontificale. Maria è Madre della Chiesa, perché, in virtù dell'ineffabile elezione dello stesso eterno Padre194 e sotto la particolare azione dello Spirito d'amore195, Ella ha dato la vita umana al Figlio di Dio, «per il quale e dal quale son tutte le cose»196 e da cui tutto il Popolo di Dio assume la grazia e la dignità dell'elezione. Il suo proprio Figlio volle esplicitamente estendere la maternità di sua Madre - ed estenderla in modo facilmente accessibile a tutte le anime e i cuori - additandoLe dall'alto della croce il suo discepolo prediletto come figlio197. Lo Spirito Santo Le suggerì di rimanere anche Lei, dopo l'Ascensione di nostro Signore, nel Cenacolo raccolta nella preghiera e nell'attesa, insieme con gli Apostoli fino al giorno della Pentecoste, in cui doveva visibilmente nascere la Chiesa, uscendo dall'oscurità198. E in seguito tutte le generazioni dei discepoli e di quanti confessano ed amano Cristo - così come l'apostolo Giovanni - accolsero spiritualmente nella loro casa199 questa Madre, la quale in tal modo, sin dagli inizi stessi, cioè dal momento dell'Annunciazione, è stata inserita nella storia della salvezza e nella missione della Chiesa. Noi tutti quindi, che formiamo la generazione odierna dei discepoli di Cristo, desideriamo unirci a Lei in modo particolare. Lo facciamo con tutto l'attaccamento alla tradizione antica e, in pari tempo, con pieno rispetto e amore per i membri di tutte le Comunità cristiane.

Lo facciamo spinti dalla profonda necessità della fede, della speranza e della carità. Se, infatti, in questa difficile e responsabile fase della storia della Chiesa e dell'umanità avvertiamo uno speciale bisogno di rivolgerci a Cristo, che è Signore della sua Chiesa e Signore della storia dell'uomo in forza del mistero della Redenzione, noi crediamo che nessun altro sappia introdurci come Maria nella dimensione divina e umana di questo mistero. Nessuno come Maria è stato introdotto in esso da Dio stesso. In questo consiste l'eccezionale carattere della grazia della maternità divina. Non soltanto unica e irripetibile è la dignità di questa maternità nella storia del genere umano, ma unica anche per profondità e raggio d'azione è la partecipazione di Maria, in ragione della medesima maternità, al divino disegno della salvezza dell'uomo, attraverso il mistero della Redenzione.

Questo mistero si è formato, possiamo dire, sotto il cuore della Vergine di Nazareth, quando ha pronunciato il suo «fiat». Da quel momento questo cuore verginale e insieme materno, sotto la particolare azione dello Spirito Santo, segue sempre l'opera del suo Figlio e va verso tutti coloro, che Cristo ha abbracciato e abbraccia continuamente nel suo inesauribile amore. E, perciò, questo cuore deve essere anche maternamente inesauribile. La caratteristica di questo amore materno, che la Madre di Dio immette nel mistero della Redenzione e nella vita della Chiesa, trova la sua espressione nella sua singolare vicinanza all'uomo ed a tutte le sue vicende. In questo consiste il mistero della Madre. La Chiesa, che La guarda con amore e speranza tutta particolare, desidera appropriarsi di questo mistero in maniera sempre più profonda. In ciò, infatti, la Chiesa riconosce anche la via della sua vita quotidiana, che è ogni uomo.

L'eterno amore del Padre, manifestatosi nella storia dell'umanità attraverso il Figlio che il Padre diede «perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna»200, un tale amore si avvicina ad ognuno di noi per mezzo di questa Madre ed acquista in tal modo segni più comprensibili ed accessibili a ciascun uomo. Di conseguenza, Maria deve trovarsi su tutte le vie della vita quotidiana della Chiesa. Mediante la sua materna presenza, la Chiesa prende certezza che vive veramente la vita del suo Maestro e Signore, che vive il mistero della Redenzione in tutta la sua vivificante profondità e pienezza. Parimenti la stessa Chiesa, che ha le sue radici in numerosi e svariati campi della vita di tutta l'umanità contemporanea, acquista anche la certezza e, si direbbe, l'esperienza di essere vicina all'uomo, ad ogni uomo, di essere la «sua» Chiesa: Chiesa del Popolo di Dio.

Di fronte a tali còmpiti, che sorgono lungo le vie della Chiesa, lungo quelle vie, che il Papa Paolo VI ci ha chiaramente indicato nella prima Enciclica del suo Pontificato, noi, consapevoli dell'assoluta necessità di tutte queste vie e, nello stesso tempo, delle difficoltà che su esse si accumulano, tanto più sentiamo il bisogno di un profondo legame con Cristo. Risuonano in noi, come un'eco sonora, le parole che Egli disse: «Senza di me non potete far nulla»201. Non solo sentiamo il bisogno, ma addirittura l'imperativo categorico per una grande, intensa, crescente preghiera di tutta la Chiesa. Solamente la preghiera può far sì che tutti questi grandi còmpiti e difficoltà che si susseguono non diventino fonte di crisi, ma occasione e quasi fondamento di conquiste sempre più mature sul cammino del Popolo di Dio verso la Terra Promessa, in questa tappa della storia che ci sta avvicinando alla fine del secondo Millennio. Pertanto, terminando questa meditazione con un caloroso ed umile invito alla preghiera, desidero che si perseveri in questa preghiera uniti con Maria, Madre di Gesù202, così come perseveravano gli Apostoli e i discepoli del Signore, dopo la sua Ascensione, nel Cenacolo di Gerusalemme203. Supplico soprattutto Maria, la celeste Madre della Chiesa, affinché si degni in questa preghiera del nuovo Avvento dell'umanità di perseverare con noi, che formiamo la Chiesa, cioè il Corpo mistico del suo Figlio unigenito. Io spero che, grazie a tale preghiera, potremo ricevere lo Spirito Santo che scende su di noi204 e divenire in questo modo testimoni di Cristo «fino agli estremi confini della terra»205, come coloro che uscirono dal Cenacolo di Gerusalemme nel giorno di Pentecoste.

Con la mia Benedizione Apostolica.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 4 marzo, prima domenica di Quaresima, dell'anno 1979, primo di Pontificato.

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