v. 2 Il coro dei profeti canta, pieno di dolore, sulla rovina di Gerusalemme. Preludio alla beatitudine del povero (Eusebio).
Preghiera del povero affranto dal dolore. Il coro dei profeti effonde la sua preghiera perché il Signore faccia misericordia al suo popolo. Profetizza la vocazione dei gentili per la venuta del nostro salvatore Gesù Cristo (Atanasio).
Il povero è colui che si fa povero volontariamente, cioè che si umilia da sé. E’ di lui che il Cristo ha detto: Beati i poveri in spirito [Mt 5,3] (Esichio di Gerusalemme).
La Scrittura chiama povero colui che sente il bisogno di Dio (Teodoreto).
Un povero prega. Quale povero? Si è fatto povero per voi, perché voi diventiate ricchi per mezzo della sua povertà (2Cor 8,9) Guarda le sue ricchezze: Tutto è stato fatto per mezzo di lui (Gv 1,3). Com’è arrivato a mangiare un pane di cenere e a mescolare la sua bevanda con il pianto? (v. 10). Il salmista risponde: Io sono il tuo servo e il figlio della tua ancella (Sal 116,16): nel seno della Vergine si è rivestito della nostra povertà. Ma noi siamo ancora lontani dalla cenere e dalle lacrime… Non oso dirlo: è lui, e non più lui. Assumendo la forma del servo, ha detto addio a suo Padre; aggiunga ora povertà a povertà, lasci anche la madre, si unisca alla sua sposa e trasfiguri in sé il corpo della nostra umiliazione. Allora non ci stupiremo più del pane di cenere né della bevanda di lacrime. In una sola voce, il Cristo e la sposa vivono la nostra povertà, il nostro travaglio, il nostro pianto… E’ lo stesso Povero che dice nel salmo 61,3: Dai confini della terra io t’invoco. E’ lui il Povero, lo sposo (Agostino).
A partire da questo salmo, il salmista esprime la sofferenza di essere trattenuto nella carne: sono ancora lontano dal regno, trattenuto nella mortalità. Il povero è sia Cristo, sia il popolo umile, servo di Cristo (Ruperto).
v. 3 Nascondermi il tuo volto sarebbe il contrario di: Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto (Sal 4,7b). Il santo non chiede di essere dispensato dalla lotta, domanda la passione e la gioia (Origene).
Non si deve pregare solo nel momento dell’afflizione ma anche prima. Il profeta non chiede di essere dispensato dall’afflizione, il che non è possibile, ma di non essere assorbito da essa (Eusebio).
Il Cristo prega per ciascuna delle sue membra. O povero, davanti alla porta di Dio! Scopriamo noi stessi in questa povertà ed entriamo in questa preghiera (Agostino).
v. 5 Ho dimenticato di mangiare il pane spirituale di cui il Cristo parla: Procuratevi il cibo che non perisce (Gv 6,27).
Mangerai il pane… aveva detto Dio (Gen 3,19). Ecco il pane che riparerà la tua dimenticanza: mangia colui che avevi dimenticato. Mangialo: tu stesso fai parte del suo corpo (Agostino).
vv. 7-8 Gli uccelli nominati sono uccelli solitari; ciò significa: mi sono esiliato dagli uomini. Questi uccelli sono citati come simbolo, come figure di timore e di rovina. Il passero è ansioso; il gufo abbandona le abitazioni e vola verso luoghi deserti, come se fosse stato abbandonato. Il profeta esprime così che egli stesso è abbandonato e solitario e che la sua preghiera e la sua umiliazione sono incessanti (Origene).
Gli uccelli di cui si parla rappresentano la paura, la mancanza di protezione, la perdita del sonno, la solitudine e le rovine (Teodoreto).
Tre uccelli diversi e tre luoghi… ma vediamo se non sia il Signore stesso. Cerchiamo di riconoscere se è il pellicano del deserto, il gufo fra le rovine, il passero solitario sul tetto… Ci dica questo Povero, che è il nostro Capo, colui che è povero volontariamente, che parla a coloro che sono poveri per necessità. C’è una somiglianza tra il pellicano e il Cristo, perché è il sangue di Cristo che ci ha donato la vita (Agostino).
v. 9 Mi insultano. Si sa che è una delle malizie del diavolo: quando non può abbattere i servi di Dio con la forza, li fa piegare con ingiurie ironiche, con lo scherno (Cassiodoro).
v. 11 Sono colmo di mali, perché la sua ira infierisce contro di me. Il profeta fa propria la sventura del popolo. Tu mi solevi e mi scagli lontano. Il popolo giudeo, innalzato alla dignità di popolo di Dio e possessore del suo santuario, in seguito fu rigettato e distrutto da Dio (Eusebio).
La collera di Dio contro Adamo. L’uomo, elevato in onore (Sal 49,13), fatto ad immagine di Dio e posto al di sopra degli animali, destinato alla beatitudine se avesse ben vissuto, trascina un’esistenza miserabile perché ha peccato (Agostino).
v. 13 Lasciati commuovere, Signore, tu che sei eterno. Fa’ un gesto per me, così effimero (Origene).
v. 14 Signore, non ti lasci intenerire davanti alla mia natura povera, fuggevole e sventurata? Ti è così facile cambiare i mali presenti. Sì, tu avrai compassione di Sion! Sì, è venuto il tempo, perché la nostra misura di miseria è colma e invoca la misericordia (Eusebio).
v. 16 Se il tuo tempio è ricostruito, tu sarai il Signore per il mondo intero. Al primo avvento il Cristo edifica Sion, la Chiesa. Al secondo avvento sarà visto nella gloria, questo ospite del nostro tabernacolo. La sua gloria apparve già, quando disse a Tommaso: Metti qua il tuo dito… [Gv 20,27] (Origene).
v. 17 Attualmente quelli che edificano Sion pregano e gemono, perché questo Povero è migliaia di poveri: è uno solo per la carità che unisce a lui la Chiesa, ed è migliaia in tutte le nazioni (Agostino).
v. 19 Sia scritta questa profezia della vocazione universale per la generazione futura, la creatura nuova nel Cristo, creata e ricreata fino alla fine dei secoli (Origene).
v. 20 Cristo Signore si piega a guardare la terra e prevede il piano della sua salvezza (Esichio di Gerusalemme).
v. 23 Il profeta vede in anticipo il radunarsi dei popoli nella Chiesa e domanda di farne parte (Atanasio).
vv. 24-25 Il profeta vorrebbe che i suoi giorni fossero prolungati per vedere l’avvento del Messia, com’è scritto in Mt 13,17: Molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete (Eusebio).
v. 27 Tutto passa in questo mondo, solo tu rimani e fai nuove tutte le cose (Teodoreto).
v. 29 Abiteranno Gerusalemme, sulla terra e in cielo (Teodoreto).
Abiteranno con il Signore: Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato, siano con me dove sono io [Gv 17,24] (Cassiodoro).
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