L’inno celebra la grandezza e la maestà di Dio da due punti di vista:
1. Egli è l’infinito Creatore che tiene in mano tutto il mondo;
2. Jahvè è il Dio dell’alleanza che ha creato per sé il popolo di Dio col quale passa attraverso la storia, simile al pastore con il suo gregge.
Nella prospettiva cristiana anche la minaccia con cui si chiude il salmo diventa un segno di speranza perché col Cristo il Padre riscatta la povertà e la fragilità dell’uomo.
Scriveva Ch. Peguy: "Signore, che li hai plasmati da questa terra, non stupirti che essi siano terreni. Signore, che li hai nutriti di questa terra, non stupirti che questo nutrimento li abbia fatti questa razza ingrata e solitaria, di poca nobiltà e di natura povera. Tu li hai plasmati di umile materia, non sorprenderti che essi siano deboli e miseri".
Commento dei Padri della Chiesa
v. 1 "Il salmo invita alla gioia comune, al grido di vittoria e alla proclamazione trionfale. Poi esorta ad adorare il Cristo e a prostrarsi davanti a lui" (Origene).
v. 6 "Si prostra davanti a Dio chi rinuncia all’orgoglio" (Origene).
v. 7 «Il Cristo ha detto: "Io sono il buon pastore" (Gv 10,11)» (Origene).
v. 8 "Questo giorno è quello che viviamo in questo mondo, tutta la nostra vita presente è indicata da questo solo giorno. Questo mistero ci insegna a non rinviare all’indomani le nostre opere di giustizia, ma piuttosto ad affrettarci e a compiere oggi tutto ciò che tende alla perfezione. Così potremo entrare nella terra promessa" (Origene).
«Avvertimento per gli increduli. Nel deserto, per quarant’anni, mantennero perverso il loro cuore; quando il vangelo offriva la remissione dei peccati, rifiutarono. Avrebbero potuto entrare nel riposo se avessero ascoltato la voce di colui che venne in questo "oggi" e discese dalla sua magnificenza eterna fino a una nascita temporale» (Gregorio di Nissa).
"Quelli che non possono entrare sono quelli che non credono (cfr. Eb 3,12)" (Girolamo).
vv. 10-11 "Per quarant’anni mi disgustai di quella generazione. Per questo ho fatto far loro delle deviazioni nel deserto, affinché durante quel tempo i colpevoli morissero e si moltiplicassero i loro figli. Essi non hanno capito il mistero del mio disegno di salvezza, non hanno voluto osservare il loro giuramento, né fare penitenza; per questo non sono entrati nella terra promessa che il salmo qui chiama riposo" (Origene).
"In senso storico il riposo è la terra santa rispetto alle peregrinazioni dell’arca. In senso spirituale il riposo del Signore è la conoscenza di lui. Chiunque vi entra, riposa in essa" (Origene).
"Ci sono tre riposi: il sabato carnale, la terra promessa e il riposo di Dio (riposo del cielo) che è quello di questo salmo" (Atanasio).
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