Tornano gli approfondimenti sulle "Verità della Fede" attraverso le attente analisi di Sant'Alfonso Maria de' Liguori. Siamo giunti al quindicesimo capitolo composto da tre paragrafi nei quali sono provate le verità della fede cattolica attraverso l'analisi dei fatti della Resurrezione e Ascensione di Gesù Cristo e della venuta dello Spirito Santo:
Verità della Fede
di Sant'Alfonso Maria de' Liguori
PARTE SECONDA - CONTRO I DEISTI CHE NEGANO LA RELIGIONE RIVELATA
CAP. XV.
La risurrezione di Gesù Cristo, la sua gloriosa ascensione, e la venuta dello Spirito santo provano evidentemente la verità della nostra santa fede.
§. 1. Della risurrezione di Gesù Cristo.
1. Non v'ha miracolo che abbia tante prove di certezza, quante ne ha questo della risurrezione del nostro Salvatore. I deisti per negarlo han da dire o che gli apostoli si sieno tutti ingannati per il desiderio che aveano di veder risorto il lor maestro, o che abbiano voluto ingannare. In quanto all'essersi ingannati circa tal fatto, da quello ch'essi scrivono apparisce che i medesimi furono molto ritrosi a credere la risurrezione del Signore; ed in ciò non furono esenti da qualche colpa. Già di sopra riferimmo, che le sante donne ch'erano gite al sepolcro per ungere il corpo di Gesù Cristo, furono accertate dall'angelo che il Signore era risuscitato. Elle andarono subito a farne intesi gli apostoli, ma essi con tutto che la Maddalena avesse lor detto di aver veduto cogli occhi proprj il Signore risorto, pure non vollero crederlo, e loro parve un sogno di femmine: Nuntiaverunt haec omnia illis undecim (apostolis) et ceteris omnibus... Et visa sunt ante illos, sicut deliramentum, verba ista, et non crediderunt illis1.
2. In quello stesso giorno andando due discepoli in Emmaus, apparve loro il Signore nella via, ma senza darsi nel principio conoscere, gl'interrogò di che parlassero. Rispose un di loro, che parlavano di Gesù Nazareno e della sua morte, e soggiunsero: Nos autem sperabamus, quia ipse esset redempturus Israel etc. Sed et mulieres quaedam... venerunt dicentes se etiam visionem angelorum vidisse, qui dicunt eum vivere2. Sicché di tal resurrezione ne parlavano come d'una cosa incerta; onde poi il Signore ebbe a riprenderli. O stulti et tardi corde ad credendum in omnibus, quae locuti sunt prophetae3! Dal che si vede quanto furono restii i discepoli a credere che Gesù Cristo fosse risorto.
3. Apparve poi Gesù Cristo risorto prima a s. Pietro ed a s. Giovanni, ed indi agli altri apostoli; e per maggiormente renderli certi della sua risurrezione, si contentò che avessero toccate anche le sue carni sacrosante:Palpate et videte, quia spiritus carnem et ossa non habet4. E con tutto ciò soggiunge s. Luca che neppur essi si arresero a crederlo risorto: Adhuc autem illis non credentibus etc.5. Onde bisognò che il Signore cercasse alcuna cosa di cibo, ed avendogli quelli data una parte di pesce, egli ne mangiò, e li lasciò persuasi. Ma essendo rimasto s. Tommaso, che non voleva di ciò persuadersi dicendo: Nisi videro in manibus eius fixuram clavorum, et mittam digitum meum in locum clavorum et mittam manum meam in latus eius, non credam6, dopo otto giorni, mentre gli apostoli trovavansi uniti, venne ivi Gesù Cristo a porte chiuse, e disse a Tommaso: Infer digitum tuum huc, et vide manus meas, et affer manum tuam, et mitte in latus meum: et noli esse incredulus, sed fidelis7. Ed allora s. Tommaso credette e disse: Dominus meus, et Deus meus8. Indi seguì il Signore a comparire più volte a' suoi discepoli; e narra s. Paolo9 che una volta diede a vedersi a 500 persone, delle quali dice che molte allora ancor viveano. Scrive s. Luca10 che per quaranta giorni seguitò ad apparir loro: Quibus et praebuit seipsum vivum post passionem suam in multis argumentis, per dies quadraginta apparens eis; e soggiunge loquens de regno Dei, poiché allora gl'istruì delle cose spettanti alla chiesa, ai sacramenti ed alla disciplina, e di molte altre cose che riguardano il regno di Dio, che essi poi doveano predicare per tutto il mondo; giacché prima di morire avea detto che dovea loro palesare appresso molte dottrine, delle quali allora non erano capaci: Adhuc multa habeo vobis dicere, sed non potestis portare modo11. Da tutto ciò si scorge non poter sospettarsi che tutti quei santi discepoli si sieno ingannati nel credere vanamente la risurrezione di Gesù Cristo. Dice s. Gio. Grisostomo che la risurrezione del Signore operò negli apostoli, che quelli che negarono Gesù vivente, diedero poi la vita per Gesù crocifisso.
4. Ma perché il Signore non apparve risuscitato a tutti gli ebrei, poiché così sarebbonsi tutti convertiti? Ma si domanda: e perché non avrebbe dovuto apparire anche a tutti i gentili per convertirli? La testimonianza delle apparizioni fatte a tanti suoi discepoli fu più che bastante a persuader tutti del suo risorgimento. Onde siccome rimproverò allora coloro che non vollero credere a santi discepoli che l'aveano veduto risorto: Et exprobravit incredulitatem eorum, et duritiam cordis; quia iis, qui viderant eum resurrexisse, non crediderunt1; così rimprovera al presente tutti gl'increduli, i quali neppure si contenterebbero al presente delle apparizioni fatte allora a tutti gli ebrei ed a tutti i gentili. Oltreché questo della risurrezione è un mistero simile a quello della morte di Gesù Cristo, di cui dee durare la credenza sino al giorno finale; e che Dio vuole che sia creduto, secondo quel che disse il Salvatore a s. Tommaso: Beati qui non viderunt, et crediderunt2.
5. Ma torniamo al punto. Posto dunque che gli apostoli non poterono ingannarsi sulla risurrezione del Signore, resta a vedere se poteano ingannare gli altri, fingendo un tal risorgimento. Ma per ingannare il mondo avrebbero dovuto fare una cospirazione tutti insieme d'una tale invenzione. Ma come è possibile il supporre che gli apostoli con tanti altri discepoli che stavano aspettando già di vedere Gesù Cristo risorto, volessero macchinare questa menzogna così sfacciata, che certamente tra breve si sarebbe scoperta? Tanto più che secondo il concerto aveano anche le donne da fare le loro parti in questa scena, anzi esse dar principio all'inganno. Ma inoltre chi mai può pensare che fra il numero di 500 persone avesse potuto conservarsi per tanto tempo il segreto di quest'impostura, anzi di tante imposture, cioè di tante apparizioni avvenute?
6. Gli apostoli con grande calore esortavano la sincerità. S. Pietro scrisse: Deponentes igitur omnem malitiam et omnem dolum et simulationes etc.3. S. Paolo scrisse: Deponentes mendacium, loquimini veritatem etc.4. Essi fulminavano gran castighi contro la bugia, ed in fatti Anania e Safira sua moglie in pena d'una bugia detta a s. Pietro furono puniti colla morte5. Or come essi medesimi poteano andare ingannando gli uomini con predicare da per tutto una mera menzogna? S. Paolo era quello che aveva già perseguitati i cristiani, ma poi convertito dallo stesso Salvatore apparsogli nella via, si pose a convincere gli ebrei, provando dalle scritture che il Messia dovea morire e risorgere, come già era avvenuto. Or come s. Paolo trovossi ancora impegnato a difendere l'inventata risurrezione? Forse per ignoranza? Ma s. Paolo era il più letterato degli apostoli. Forse per danari? Ma egli era povero, né sperava altro dal mondo nel predicare la fede di Gesù Cristo, se non la gloria di Dio e la salute delle anime, e diceva che se non fosse stata vera la risurrezione di Cristo, sarebbe stata vana la predicazione sua e la fede: Si autem Christus non resurrexit, inanis est ergo praedicatio nostra, inanis est et fides vestra6. E già si sa quanto faticò questo apostolo per propagar la fede nell'oriente e nell'occidente. Tutto ciò fa vedere essere una temerità il pensare che gli apostoli avessero voluto tanto faticare, perché? Per propagare una favola ed una fede falsa, senza alcun fine di procacciarsi alcun bene di mondo.
7. Di più sappiamo che gli apostoli dal giorno di Pentecoste, in cui incominciarono a predicare, fecero una vita povera, afflitta e perseguitata dai nemici della fede, esponendosi a' tormenti ed alla morte. Dimando: qual pazzia sarebbe stata la loro in voler fare una vita sì tribolata e patir la morte, per mantenere una favola? Chi non vede che solamente la grazia del Signore potea dar loro una tal forza? Tutte le esortazioni degli apostoli ai fedeli di soffrir con pazienza le tribolazioni della vita presente erano fondate sulla risurrezione di Gesù Cristo, ravvivando loro la speranza di entrare nel cielo col risorgere, com'è risorto Gesù Cristo. Ecco come scrive s. Pietro a' suoi discepoli: Benedictus Deus, qui secundum misericordiam suam magnam regeneravit nos in spem vivam per resurrectionem Iesu Christi ex mortuis1. Ecco come anche scrive s. Paolo al suo discepolo Timoteo per animarlo a propagare la fede: Labora sicut bonus miles Christi Iesu... Memor esto Dominum Iesum Christum resurrexisse a mortuis2. E così parimente parla a' filippensi.3.
§. 2. Dell'ascensione di Gesù Cristo.
8. Il luogo di Gesù risorto era il cielo, ch'è la casa delle anime e dei corpi beati; ma egli volle trattenersi altri quaranta giorni sulla terra, apparendo più volte come abbiamo detto di sopra, a' suoi discepoli per renderli certi della sua risurrezione. Ma siccome volle, che fosse loro palese la sua risurrezione, così volle ancora che fosse palese la sua ascensione al cielo. A tal fine prima di partirsi da questa terra diede a vedersi agli apostoli l'ultima volta in Gerusalemme; dove loro impose che non si partissero di là finché non ricevessero lo Spirito santo. Dopo ciò, stando tutti nel monte Oliveto, ed avendo lor replicate le stesse cose prima imposte, specialmente che andassero per tutto il mondo promulgando il vangelo, alzate le mani, li benedisse, e togliendolo una nube dai loro occhi, si partì, e ascese in cielo, come narra s. Luca negli atti4. Et cum haec dixisset, videntibus illis, elevatus est; et nubes suscepit eum ab oculis eorum. E nel suo vangelo5: Et factum est, dum benediceret illis, recessit ab eis, et ferebatur in coelum. Allora apparvero due persone vestite di bianco, che loro annunziarono la seconda venuta che in terra dovea fare Gesù Cristo da giudice6. Ed indi i discepoli prostrati a terra, avendolo adorato, ritornarono in Gerusalemme unitamente ad aspettar lo Spirito santo promesso7.
9. Bisogna qui notare tutte le circostanze. Il numero di coloro che videro Gesù Cristo salire in cielo, e che poi tornarono in Gerusalemme, ove si trattennero nel cenacolo, fu di centoventi in circa.8. Gli angioli apparsi nel monte attestarono loro che già il Salvatore era asceso al cielo. Tutti i discepoli restarono colmi di gioia e di speranza, e di là andarono a passare i giorni intieri in orazione. Nel cenacolo ricevettero poi lo Spirito santo, e di là uscendo cominciarono a predicare prima per la Samaria e poi per tutto il mondo la fede di Gesù Cristo, secondo il Signore avea loro ordinato; e cominciarono insieme a far miracoli secondo la potestà promessa. Or poste tutte queste cose, chi mai può dubitare della verità di questa sì gloriosa ascensione di Gesù Cristo?
10. Si aggiunge che tale ascensione fu già predetta prima da Davide in più luoghi. Attollite portas principes vestras, et elevamini portae aeternales, et introibit rex gloriae9. In altro luogo più chiaramente: Ascendisti in altum; coepisti captivitatem; accepisti dona in hominibus10. Il qual testo vien portato da s. Paolo più chiaro: Propter quod dicit: Ascendens in altum captivam duxit captivitatem; dedit dona hominibus11.Captivitatem già s'intende de' santi prigioni che Gesù Cristo salendo in cielo portò seco dal limbo. In altro luogo: Sede a dextris meis, donec ponam inimicos tuos scabellum pedum tuorum12.
11. Ma perché allora Gesù Cristo salendo in cielo non si manifestò a tutti gli ebrei, poiché così gli avrebbe renduti tutti suoi seguaci? Ma primieramente chi sarà così temerario che pretenda saper da Dio le ragioni di tutto ciò che ha fatto? Inoltre dice l'apostolo: Numquid non audierunt? Et quidem in omnem terram exivit sonus eorum, et in fine orbis terrae verba eorum13. E vuol dire s. Paolo: qual necessità vi era che il Signore manifestasse a tutti gli ebrei la sua ascensione per indurli ad abbracciar la fede? Testimonia tua credibilia facta sunt nimis14. Troppo chiari furono i contrassegni dati a' giudei ed a tutto il mondo colle sante scritture e colla predicazione degli apostoli della verità della fede. Onde niuno incredulo potrà scusarsi della sua miscredenza nel giudizio finale, nel quale, se alcuni vorranno incolpar la sua condotta, come fanno al presente, ben saprà Gesù Cristo giustficar la sua giustizia: Ut iustificeris in sermonibus tuis, et vincas cum iudicaris1.
§. 3. Della venuta dello Spirito Santo.
12. Ecco che, compiendosi i giorni della Pentecoste, e trovandosi tutti uniti nel cenacolo quei santi discepoli colla madre di Dio, intesero il rumore come d'un gran vento, che riempì tutta la casa, ed apparvero molte lingue di fuoco sopra ciascuno di loro, e così furono tutti ripieni di Spirito santo: Factus est repente de coelo sonus, tanquam advenientis spiritus vehementis, et replevit totam domum ubi erant sedentes. Et apparuerunt illis dispertitae linguae tanquam ignis, seditque supra singulos eorum; et repleti sunt omnes Spiritu sancto, et coeperunt loqui variis linguis, prout Spiritus sanctus dabat eloqui illis2. Dispertitae linguae, volta il greco: linguae dissectae, cioè che spargeano varie fiammelle, le quali indicavano il dono della varietà de' linguaggi, conceduto agli apostoli per farsi intendere da tutte le nazioni. Questa profezia dello Spirito santo fu già ancor predetta da' profeti: Et erit post haec: Effundam spiritum meum super omnem carnem, et prophetabunt filii vestri etc.3. Lo stesso predisse Isaia: Effundam spiritum meum super semen tuum4. E ciò s. Pietro volle dichiarare agli ebrei: Sed hoc est, quod dictum est per prophetam Ioel: Et erit in novissimis diebus, dicit Dominus: Effundam de spiritu meo super omnem carnem etc.5.
13. Indi avendo gli apostoli secondo la promessa di Gesù Cristo ricevuto lo Spirito santo, escono subito a predicare il vangelo. Parlano in diverse lingue, e ben si fanno intendere dalla gente d'ogni nazione che trovavasi allora in Gerusalemme, e questo miracolo fa tutti stupire. Or questa fortezza degli apostoli in porsi a predicar la nuova legge in Gerusalemme in mezzo a' giudei loro nemici, fa ben conoscere la venuta dello Spirito santo sopra di loro e il battesimo di fuoco da essi ricevuto, e promesso loro già prima dal Battista: Ipse vos baptizabit in Spiritu sancto et igni6. Questo battesimo, come scrivono s. Girolamo e s. Cirillo, adempissi appunto nella Pentecoste, quando gli apostoli ricevettero lo Spirito santo. Essi predicarono in pubblico a vista di tutti, anche di coloro che aveano tramata la morte di Gesù Cristo. Né si astennero di dire che Gesù risuscitato era quel medesimo ch'eglino avean fatto morir crocifisso. Tutti allora conobbero la scienza che questi poveri pescatori aveano acquistata delle scritture. Ecco come s. Pietro parla con franchezza della profezia avverata di Gioele e della profezia di Davide, che Gesù dovea morire e risorgere: Nec dabis Sanctum tuum videre corruptionem7. Onde tutti, e gli stessi ebrei non poteano non ammirare tanta costanza e tanta scienza: Videntes autem Petri constantiam et Ioannis, comperto quod homines essent sine litteris et idiotae, admirabantur etc.8. In un sermone s. Pietro convertì tremila persone ed in un altro cinquemila9. E ciò in un popolo che ancor ritenea l'idea di Gesù Cristo come d'un infame malfattore. Ma come poterono avvenire conversioni sì grandi, quando Gesù medesimo predicando ne avea convertiti tanto pochi? Ma ciò ben era stato predetto dal Signore: Qui crediti in me, opera quae ego facto, et ipse faciet, et maiora horum faciet10. Si aggiunge che quei primi fedeli convertiti dagli apostoli, per seguire il loro esempio tutti si diedero ad una vita perfetta, vendendo anche i loro beni, come riferisce s. Luca11 non attendendo ad altro che al culto divino, all'orazione ed alla carità col prossimo: tutti effetti della grazia dello Spirito santo.
14. E così ebbe allora compimento e perfezione la legge, che non è più esteriore, come l'antica, la quale dimostrava gli obblighi dell'uomo, ma non gliene infondeva l'amore; ma è interiore che fa amare ciò che impone: Dabo legem meam, così già lo predisse Geremia1, in visceribus eorum, et in corde eorum scribam eam. E poi soggiunge: Et non docebit ultra vir proximum suum... dicens: cognosce Dominum: omnes enim cognoscent me2. Con ciò vuol dire il profeta, che anticamente i fedeli per sapere la legge doveano essere istruiti da' dottori, ma nella legge nuova ognuno nello stesso battesimo che riceve, riceve ancora una luce interna ed una pia affezione della volontà verso la legge, che fa amare la legge. È vero che anche è necessaria l'istruzione esterna de' pastori, altrimenti inutilmente sarebbero stati essi posti dal Signore nella sua chiesa; ma l'affezione interna è quella che opera, ed ottiene il frutto per mezzo della grazia divina. Dice s. Agostino che anticamente, perché mancava l'aiuto divino, la legge era una lettera che uccideva; ma oggi nella legge nuova lo Spirito santo fa che quel che prima stando scritto di fuori si facea temere, al presente stando scritto nel cuore si fa amare: Illa enim (lex) sine adiuvante Spiritu procul dubio est littera occidens; cum vero adest vivificans Spiritus, hoc ipsum intus conscriptum facit diligi, quod foris scriptum lex faciebat timere3. L'antico patto era figura del presente, e perciò dovette terminare quando fu scritto il nuovo, non in tabulis lapideis, scrive l'apostolo, sed in tabulis cordis carnalibus4.
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1 Luc. 24. 9. et 11.
2 Luc. 24. 21.
3 Luc. ib. v. 25.
4 Luc. 24. 39.
5 Ib. v. 41.
6 Ioan. 20. 25.
7 Ioan. 20. 27.
8 Ib. 28.
9 1. Cor. 15. 6.
10 Act. 1. 3.
11 Ioan. 16. 12.
1 Marc. 16. 14.
2 Ioan. 20. 29.
3 1. Petr. 2. 1.
4 Ephes. 4. 25.
5 Act. c. 5. 1.
6 1. Cor. 15. 14.
1 1. Petr. 1. 3.
2 2. Ad Timot. 2. 3. et 8.
3 C. 3. ver. 8. et 20.
4 C. 1. v. 9.
5 C. 24. v. 51.
6 Act. c. 1. v. 10. et 11.
7 Ibid. v. 52.
8 Act. 1. 12. ad 15.
9 Ps. 23. 7.
10 Psal. 67. 19.
11 Ephes. 4. 8.
12 Psal. 109. 1.
13 - Rom. 10. 18.
14 Ps. 92. 5.
1 Psal. 50. 6.
2 Act. 2. 2. ad 4.
3 Ioel. 2. 28.
4 Isa. 44. 3.
5 Act. 2. 16.
6 Luc. 3. 16.
7 Ps. 15. 10.
8 Act. 4. 13.
9 Act. c. 2. v. 41. et c. 4. v. 4.
10 Ioan. 14. 12.
11 Act. 2. 44.
1 31. 33.
2 Ibid. v. 34.
3 S. Aug. de Spir. et lit. c. 19.
4 2. Cor. 3. 3.
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