lunedì 15 agosto 2011

Il dogma dell’Assunta

In onore della solennità dell'Assunzione di Maria Santissima, meditiamo attraverso le parole dell'allora cardinale Joseph Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI: 

Il grado più elevato di canonizzazione (Lc 1,48)

Il dogma dell'Assunta è semplicemente il grado supremo della canonizzazione nella quale il titolo « santo » viene attribuito nel senso più stretto, volendo significare cioè : interamente e totalmente nel compimento escatologico. Con ciò si dischiude ormai il contesto biblico fondamentale, che garantisce tutta l'affermazione. Noi possiamo cioè asserire che il dogma dell'Assunta non fa che descrivere nel suo contenuto ciò che è stato interiormente presupposto ed affermato nel grado supremo del culto; nel medesimo istante ci si può e ci si deve allora ricordare che il vangelo stesso profetizza ed esige il culto di Maria:

« D'ora in poi tutte le generazioni mi cm ameranno beata » (Lc 1,48)

- è un compito assegnato alla chiesa e la registrazione di Luca presuppone che la glorificazione di Maria già esiste nella chiesa del suo tempo e che egli la ritiene un dovere della chiesa per tutte le generazioni. Egli vede incominciare questa lode di Maria col saluto di Elisabetta:

« Beata colei che ha creduto... » (Lc 1,45).


Un elogio legato alla Risurrezione (Mc 12,18-27)


In questa primissima forma di culto di Maria si riflette nuovamente l'unità dei Testamenti, quell'unità che è caratteristica di tutto il tema mariano : il Dio d'Israele viene chiamato tramite uomini ai quali egli si è dimostrato grande, nella vita dei quali egli si rende visibile e presente. Essi sono, per così dire, il suo nome nella storia, grazie a loro egli stesso ha un nome, per loro ed in loro egli diventa accessibile. Si chiama il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe; chiamarlo significa chiamare i padri, così come, viceversa, chiamare i padri significa ricordarsi di lui e riconoscerlo. Non invocare gli uomini, nei quali egli stesso si rende visibile, è ingratitudine, smemoratezza -per la fede d'Israele però è anche caratteristico che essa abbia memoria e sia memoria.

La glorificazione di Maria si congiunge quindi all'idea di Dio che collega i padri col nome di Dio e sa che nella glorificazione dei padri c'è l'esaltazione di Dio. Se si tiene bene presente questo fatto, non si può non prendere in considerazione nel nostro contesto l'interpretazione di Dio Padre che Gesù ha dato in Mc 12,18-27. 

Salita al cielo col suo corpo e la sua anima. (Ef 2,6)

« Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio ».

Ciò significa: esiste come una sorta di « ascensione » del battezzato, della quale parla in termini del tutto espliciti Ef 2,6:

« Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù ».

Stando a questo testo, il battesimo è partecipazione non soltanto alla risurrezione, ma anche all'ascensione di Cristo. Il battezzato, in quanto battezzato e nella misura in cui là, nel Signore glorificato, la sua vita nascosta (la sua vera vita! ).

La formula dell' « assunzione » di Maria in corpo ed anima perde, sulla base di questo testo, ogni carattere speculativo ed arbitrario: essa, infatti, è solamente la forma suprema di canonizzazione: si dice che in colei che ha generato il Signore « prima col cuore che secondo il corpo » (Agostino ), della quale la fede, cioè il contenuto interiore del battesimo, può essere asserita illimitatamente, conformemente a Lc 1,45, nella quale si è quindi realizzata tutta l'essenza del battesimo, in lei la morte è stata inghiottita nella vittoria di Cristo.[...] 

Il culto di Maria è l'oscillare beato nella gioia del Magnificat e, perciò, nella lode di colui verso il quale è debitrice la figlia di Sion e di colui che lei porta come la vera, non deperibile, indistruttibile arca dell'alleanza. 
 
Cardinal J. Ratzinger

Joseph RATZINGER, La figlia di Sion, Jaca Book, Milano 1979, p.69-79

Estratti scelti da F.Breynaert


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