Nella Bibbia, il sabato era considerato un giorno molto importante, il giorno del Signore. Proprio in questo giorno che precede la Domenica, ventidue settimane fa, la Vigna del Signore ha inaugurato un appuntamento settimanale, molto importante: i salmi. Ogni sabato, nel post del giorno, abbiamo pubblicato il salmo con relativo commento. A partire da oggi, questo bellissimo appuntamento, lo spostiamo nell'Angolo di Sapienza perchè questo è lo spazio dedicato alla Sapienza biblico-cristiana. Oggi meditiamo il salmo 22, con il commento di Mikhael:
Salmo 22
Sofferenze e speranze del giusto
[1]Al maestro del coro. Sull'aria: «Cerva dell'aurora».
Salmo. Di Davide.
[2]«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla mia salvezza»:
sono le parole del mio lamento.
[3]Dio mio, invoco di giorno e non rispondi,
grido di notte e non trovo riposo.
[4]Eppure tu abiti la santa dimora,
tu, lode di Israele.
[5]In te hanno sperato i nostri padri,
hanno sperato e tu li hai liberati;
[6]a te gridarono e furono salvati,
sperando in te non rimasero delusi.
[7]Ma io sono verme, non uomo,
infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo.
[8]Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
[9]«Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
lo liberi, se è suo amico».
[10]Sei tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
[11]Al mio nascere tu mi hai raccolto,
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
[12]Da me non stare lontano,
poiché l'angoscia è vicina
e nessuno mi aiuta.
[13]Mi circondano tori numerosi,
mi assediano tori di Basan.
[14]Spalancano contro di me la loro bocca
come leone che sbrana e ruggisce.
[15]Come acqua sono versato,
sono slogate tutte le mie ossa.
Il mio cuore è come cera,
si fonde in mezzo alle mie viscere.
[16]E' arido come un coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata alla gola,
su polvere di morte mi hai deposto.
[17]Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
hanno forato le mie mani e i miei piedi,
[18]posso contare tutte le mie ossa.
Essi mi guardano, mi osservano:
[19]si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.
[20]Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto.
[21]Scampami dalla spada,
dalle unghie del cane la mia vita.
[22]Salvami dalla bocca del leone
e dalle corna dei bufali.
[23]Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
[24]Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele;
[25]perché egli non ha disprezzato
né sdegnato l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito.
[26]Sei tu la mia lode nella grande assemblea,
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
[27]I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano:
«Viva il loro cuore per sempre».
[28]Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.
[29]Poiché il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.
[30]A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.
E io vivrò per lui,
[31]lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
[32]annunzieranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l'opera del Signore!».
COMMENTO
Il Salmo 22 è un salmo profetico e i riferimenti alla passione di Cristo sono tanti: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato"; "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Mt 27,46). "Si è affidato al Signore, lui lo scampi; lo liberi se è suo amico"; "Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!" (Mt 27,43). Inoltre le mani e i piedi forati, le vesti divise, il ritorno di tutti i popoli a Dio,sono una chiara profezia della passione di Cristo e della venuta del Regno. Questo salmo oltre che per la sua natura profetica possiamo meditarlo anche come grido rivolto a Dio di ciascun peccatore. Infatti quando noi siamo nella tenebra del peccato non vediamo Dio, lo cerchiamo, cerchiamo il Suo Volto ma Egli sembra non risponderci. In verità Egli come ci dice il salmo, non nasconde il Suo Volto al misero ed ascolta il suo grido. La sfiducia che ci assale dopo il peccato ci fa percepire l'indegnità di cui ci siamo rivestiti dopo la colpa commessa e l'offesa arrecata al Signore. Ma il Signore perdona il grido di pentimento dell'uomo perché la Sua Misericordia è più grande della Sua Giustizia. Solo se l'uomo è capace di umiliarsi e pentirsi sinceramente può ricevere il perdono dal Signore. Le parole scritte da Davide sono le nostre parole quando desideriamo riconciliarci con il Padre. E' importante umiliarsi per essere accolti dal Padre. Santa Faustina nel suo diario scrive le parole di Gesù: "Non respingerò mai un cuore che si umilia". Per un cristiano che vive il respingimento nella società questi salmi sono un grande conforto e gli fanno rendere conto quanto più un'anima è gradita a Dio quanto più dovrà soffrire. Questo però non deve rappresentare motivo di sconforto poiché se è vero che un'anima tanto più è gradita a Dio quanto più dovrà soffrire, è anche vero che la gioia a cui è destinata è eterna. L'esempio di Cristo ci basta per comprendere questa sublime verità: Egli ha patito le più atroci sofferenze ma dopo la croce è giunto il tempo della resurrezione alla vita eterna. Cristo ha fatto tutto quello che un cristiano deve fare per partecipare alla gloria della resurrezione. Non a caso Egli è il Maestro perché con la Sua vita e il Suo esempio ci ha insegnati la via per giungere alla vita eterna.
Chi di noi può dire di non aver mai detto in vita propria: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato"? Egli non ci abbandona affatto! Questo salmo ha per titolo "Sofferenze e speranze del giusto". Nella sofferenza noi siamo capaci di sperare nel perdono del Signore. Se è vero che la fossa in cui siamo caduti ci fa soffrire e ci angustia è anche vero che abbiamo la speranza di uscirne. Ma per essere liberati dalla sofferenza occorre che questa stessa diventi strumento di espiazione. Infatti la sofferenza è lo strumento della liberazione. Io soffro per il mio peccato? Ecco, mi pento; Questo addolorarmi per la colpa commessa, questo soffrire per il mio peccato mi fa essere gradito a Dio. Per uscire dalla sofferenza dobbiamo soffrire. Può sembrare assurdo o folle agli occhi del mondo, ma è così. L'uomo nel peccato soffriva la tenebra ed è stato necessario che Cristo soffrisse per liberare gli uomini dalla sofferenza della morte. La sofferenza dunque è la nostra croce ma è anche vero che la croce redime, libera. Gesù ha sofferto con quella croce, ma con quella stessa croce è stato glorificato e ha liberato l'umanità dalla morte. I santi ci hanno permesso di comprendere il mistero della croce e di approfondire questa scienza della sofferenza. Infatti la sofferenza è il principio della vita. La donna geme per i dolori del parto ma quella sofferenza dona la vita. Il chicco di grano morto produce frutto. La nostra
sofferenza può essere strumento di espiazione per i peccati del mondo ed ottenere la conversione e quindi la salvezza per le anime. Il nostro dolore più grande è causato dalla nostra lontananza da Dio, ma per essere liberi da questo dolore dobbiamo soffrire perché solo così possiamo avvicinarci a Dio e poiché essere vicini al Creatore è motivo di grande gioia per l'anima, solo così saremo felici. La sofferenza così si cambia in speranza e la speranza si adempie quando avremo praticato santamente la sofferenza.