Commento dei Padri della Chiesa
v. 1b Quanto è in me benedica il suo santo nome. Non crediamo inutile questa distinzione implicita di tutte le parti di noi stessi per applicarle alla lode di Dio: le più piccole parti del nostro corpo sono state stabilite dall’abisso della Sapienza divina in modo che non ci sia in noi nulla d’inutile e l’accordo e l’armonia di tutte le nostre più piccole parti contribuisca a lodare Dio e benedirlo. E’ giusto, dunque, convocare tutto ciò che è in noi (Eusebio).
vv. 2-5 Sintesi dei benefici di Dio: perdona i nostri peccati per mezzo della propiziazione che è il Cristo; ti libera dalla morte dando per la tua morte il sangue del suo Figlio; ti corona della grazia d’adozione; ti dona la speranza della risurrezione con il pegno dello Spirito. Tutti questi sono i doni dello Sposo alla sposa, e questa non porta che la propria fede (Eusebio).
Chi si ricorda davvero dei benefici di Dio non si stanca mai di lodarlo (Atanasio).
Dio ci ha perdonato i peccati, adottati, colmati di beni spirituali, e ha dato se stesso donandoci il pane di vita (Atanasio).
Dio perdona, guarisce, risuscita, corona (Cassiodoro).
Ti spoglierai del tuo uomo vecchio, come l’aquila si spoglia della sua vecchiezza (Origene).
La tua giovinezza sarà rinnovata per sempre in una vita incorruttibile (Eusebio).
L’aquila simboleggia e profetizza la risurrezione (Atanasio).
v. 6 Il Signore ha mostrato sotto Mosè come egli ha pietà, ma anche come giudica severamente. Il Signore ha pietà di noi allo stesso modo che un padre ha compassione di figli che si comportano male. Noi eravamo senza Dio e senza timore di Dio: ci ha resi pii e timorosi di Dio (Eusebio).
v. 7 La nostra salvezza mediante il battesimo non è una cosa nuova, perché Dio l’aveva annunciata per mezzo dei profeti e raffigurata con Mosé che attraversa il mar Rosso (Teodoreto).
Dio ha fatto conoscere le sue vie a Mosé donando la legge per convincere l’uomo che era malato e aveva bisogno del medico [cfr. Rm 7,23ss] (Agostino).
vv. 9-10 Dio è stato irritato dal peccato di Adamo e ci ha condannati a morte, ma ciò non durerà per sempre (Origene).
Neppure i reprobi Dio retribuisce con tutti i supplizi che meriterebbero (Origene).
vv. 13-16 Il Creatore ha i sentimenti di un padre che conosce la debolezza dei suoi figli. Seguirà ora la descrizione di questa debolezza: siamo fatti di polvere, ecc. (Teodoreto).
Un padre ha compassione dei suoi figli correggendoli; così Dio con noi (Girolamo).
L’argilla, se non si mescola con l’acqua, si disgrega immediatamente; come l’argilla ha bisogno d’acqua per essere riplasmata, così noi abbiamo bisogno del battesimo per essere riplasmati (Esichio di Gerusalemme).
Egli sa di che cosa siamo plasmati. Il suo modo di conoscere la nostra argilla fu di assumerla per amore (Gregorio Magno).
vv. 20-22 All’inizio del salmo lo Spirito divino invitava l’anima umana a benedire Dio. Ora, dopo aver parlato delle dimore celesti destinate ai fedeli, passa con molta naturalezza agli spiriti celesti, perché questi fanno festa per ogni peccatore che si pente. O anima mia, sei ben poca cosa tu per benedire il Signore, mentre questi spiriti potenti… E quelli che conducono sulla terra la vita degli angeli hanno più possibilità che altri di lodare Dio. Quando ci si pensa, si sarebbe tentati di dire: Lasciamo ai migliori questa cura! Cediamo il posto a persone più degne! No, ciascuno al proprio posto loda Dio nella creazione: quelli che sono fatti ad immagine di Dio come te, e anche gli esseri inanimati lo celebrano con la loro bellezza. Questo concerto incita anche me a celebrare il Creatore. E se i giudei erano tenuti a celebrare il culto nella sola Gerusalemme, noi, secondo il comando dell’apostolo, possiamo pregare in ogni luogo alzando mani pure e senza contese [1Tm 2,8] (Eusebio).
Questo insegna che chi loda Dio condivide la dignità degli angeli (Atanasio).
Più fortunati dei giudei, noi possiamo ovunque innalzare le nostre mani a Dio nella preghiera [cf 1Tm 2,8]. Il Cristo ha detto: Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità [Gv 4,23] (Teodoreto).
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