domenica 31 ottobre 2010

Il Libro di Giobbe - Settimo appuntamento

Prosegue l'appuntamento con Il Libro di Giobbe con le parole di Giobbe, in risposta all'amico Bildad:
 
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1Giobbe rispose dicendo:

2In verità io so che è così:
e come può un uomo aver ragione innanzi a Dio?
3Se uno volesse disputare con lui,
non gli risponderebbe una volta su mille.
4Saggio di mente, potente per la forza,
chi s'è opposto a lui ed è rimasto salvo?
5Sposta le montagne e non lo sanno,
egli nella sua ira le sconvolge.
6Scuote la terra dal suo posto
e le sue colonne tremano.
7Comanda al sole ed esso non sorge
e alle stelle pone il suo sigillo.
8Egli da solo stende i cieli
e cammina sulle onde del mare.
9Crea l'Orsa e l'Orione,
le Pleiadi e i penetrali del cielo australe.
10Fa cose tanto grandi da non potersi indagare,
meraviglie da non potersi contare.
11Ecco, mi passa vicino e non lo vedo,
se ne va e di lui non m'accorgo.
12Se rapisce qualcosa, chi lo può impedire?
Chi gli può dire: "Che fai?".
13Dio non ritira la sua collera:
sotto di lui sono fiaccati i sostenitori di Raab.
14Tanto meno io potrei rispondergli,
trovare parole da dirgli!
15Se avessi anche ragione, non risponderei,
al mio giudice dovrei domandare pietà.
16Se io lo invocassi e mi rispondesse,
non crederei che voglia ascoltare la mia voce.
17Egli con una tempesta mi schiaccia,
moltiplica le mie piaghe senza ragione,
18non mi lascia riprendere il fiato,
anzi mi sazia di amarezze.
19Se si tratta di forza, è lui che dà il vigore;
se di giustizia, chi potrà citarlo?
20Se avessi ragione, il mio parlare mi
condannerebbe;
se fossi innocente, egli proverebbe che io sono reo.
21Sono innocente? Non lo so neppure io,
detesto la mia vita!
22Per questo io dico: "È la stessa cosa":
egli fa perire l'innocente e il reo!
23Se un flagello uccide all'improvviso,
della sciagura degli innocenti egli ride.
24La terra è lasciata in balìa del malfattore:
egli vela il volto dei suoi giudici;
se non lui, chi dunque sarà?
25I miei giorni passano più veloci d'un corriere,
fuggono senza godere alcun bene,
26volano come barche di giunchi,
come aquila che piomba sulla preda.
27Se dico: "Voglio dimenticare il mio gemito,
cambiare il mio volto ed essere lieto",
28mi spavento per tutti i miei dolori;
so bene che non mi dichiarerai innocente.
29Se sono colpevole,
perché affaticarmi invano?
30Anche se mi lavassi con la neve
e pulissi con la soda le mie mani,
31allora tu mi tufferesti in un pantano
e in orrore mi avrebbero le mie vesti.
32Poiché non è uomo come me, che io possa
rispondergli:
"Presentiamoci alla pari in giudizio".
33Non c'è fra noi due un arbitro
che ponga la mano su noi due.
34Allontani da me la sua verga
sì che non mi spaventi il suo terrore:
35allora io potrò parlare senza temerlo,
perché così non sono in me stesso.


COMMENTO


Oggi vediamo la prima parte della risposta che Giobbe dà al suo amico Bildad, il quale, come sappiamo, aveva espresso la convinzione che Dio non potesse punire i giusti, ma solo gli empi. Un pensiero lineare, che però verrà confutato non solo nel prosieguo della lettura, ma anche da Gesù stesso nel Vangelo, nel famoso episodio sul quale egli si sofferma e cioè la rovina della Torre di Siloe. 

Giobbe sembra dar inizialmente ragione al suo amico, salvo poi tornare al suo pensiero originale e cioè che Dio, in realtà, punisce giusti e ingiusti, empi e retti, allo stesso tempo. Una visione dura, altamente pessimistica, che non riesce a cogliere l'aspetto di Dio e ciò che Egli compie. Ovviamente provato dalle sventure e dalle disgrazie capitategli, Giobbe non è lucido nel suo parlare e vede la vita da una prospettiva che mostra un forte pessimismo cosmico: ad un certo punto dice qualcosa di estremamente grave e cioè afferma di detestare la sua stessa vita. Noi sappiamo che la vita è un dono prezioso, inviolabile diritto di ogni persona umana: come si può detestare il dono più prezioso dell'esistenza? Senza vita, vi sarebbe il nulla. Ma possiamo comprendere il motivo che ha spinto Giobbe a pronunciare una simile frase: aver perso gli affetti è qualcosa che lo ha turbato, inaridito, colpito nel cuore; e nessuno può dire che non sia una reazione comprensiva, visto che anche noi, quando perdiamo qualcuno, ci sentiamo quasi morire dentro e tutto ci sembra ingiusto. Ma questo è il ciclo della vita e comunque, noi non dobbiamo esser disperati o tristi o arrabbiati poiché i nostri cari non sono morti permanentemente: se essi hanno creduto e confidato in Dio, allora vedranno la Luce della Gloria e la vita eterna. I vescovi di oggi hanno deciso di interiorizzare le cerimonie funebri proprio per far comprendere che non si celebra solo un lutto, ma si celebra il mistero di Cristo poiché i defunti vedranno la Luce di Cristo e risorgeranno nell'ultimo giorno: tutti noi perderemo la vita, ma troveremo Cristo e la vita eterna se saremo degni di questo. 

Dunque, Giobbe ha una visione non imparziale né lucida, ma chiaramente influenzata e quindi le sue parole di una durezza molto forte, non devono esser prese alla lettera come verità, anche se c'è un fondo di verità: viene colpito sia il giusto che l'empio, ma non per il motivo che pensa Giobbe e cioè che dinanzi a Dio non vi può essere innocenza o uguaglianza, ma perchè attraverso la sventura, Dio ci chiama alla conversione, al riconoscere che siamo nulla senza di Lui. Gesù ci ha mostrato come la sofferenza non sia un'ingiustizia o una punizione, ma un modo per entrare in comunione con Lui che ha patito il dolore e la morte per amore nei nostri confronti. E i santi come San Pio o San Francesco che hanno avuto il segno delle stigmate sulle mani, ce l'hanno mostrato!

sabato 30 ottobre 2010

Il Sabato dei Salmi - Salmo 27 (26) - Con Dio nessun timore

1Di Davide.

Il Signore è mia luce e mia salvezza,
di chi avrò paura?
Il Signore è difesa della mia vita,
di chi avrò timore?
2Quando mi assalgono i malvagi
per straziarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici,
a inciampare e cadere.

3Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me divampa la battaglia,
anche allora ho fiducia.

4Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per gustare la dolcezza del Signore
ed ammirare il suo santuario.

5Egli mi offre un luogo di rifugio
nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua dimora,
mi solleva sulla rupe.
6E ora rialzo la testa
sui nemici che mi circondano;
immolerò nella sua casa sacrifici d'esultanza,
inni di gioia canterò al Signore.

7Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi.
8Di te ha detto il mio cuore: "Cercate il suo volto";
il tuo volto, Signore, io cerco.

9Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
10Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato,
ma il Signore mi ha raccolto.

11Mostrami, Signore, la tua via,
guidami sul retto cammino,
a causa dei miei nemici.

12Non espormi alla brama dei miei avversari;
contro di me sono insorti falsi testimoni
che spirano violenza.
13Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
14Spera nel Signore, sii forte,
si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore.

COMMENTO

Veramente non c'è da avere paura dei nostri nemici quando siamo saldi nella fede e integri nell'osservanza dei precetti del Signore. Chi può distruggerci quando al nostro fianco abbiamo il potente alleato che è il Signore? Chi è all'altezza del Signore che è al nostro fianco? Quando siamo da Lui protetti nulla dobbiamo temere, nessun nemico più avvilirci poiché il Signore è con noi, nulla abbiamo da temere. Quando siamo all'interno del Suo Santuario, la Chiesa Cattolica, il mondo sembra non esistere più, ci siamo solo noi e Lui. Ed è lì nel Suo Santuario che il Signore ci chiama, una volta varcata l'uscita, ad annunziare ai nostri fratelli la Sua Presenza e il Suo Amore e la Sua Misericordia. Noi battezzati siamo tutti missionari, tutti con il medesimo compito di annunziare Cristo risorto! Il Santuario del Signore è Casa di Preghiera ed è importante mantenere contegno al suo interno. Purtroppo oggi la gente chiacchiera e nel silenzio irrompono le suonerie dei cellulari. La casa del Signore va rispettata poiché chi la abita è meritevole di infinite lodi. Come Davide chiediamo al Signore di darci la grazia di abitare presso la Sua casa per tutti i giorni della nostra vita. Nel peccato chiediamo perdono con cuore sinceramente pentito al Padre in Cristo e troveremo Misericordia presso di Lui; nella grazia chiediamo perseveranza perché possiamo mantenerci degni della Sua presenza. Cerchiamo il Volto del Signore, rifugio sicuro per le anime nostre, dolcezza infinita, sorgente rigenerante per i nostri spiriti angosciati. Il Santo Volto del Signore, meta ambita di ogni anima pia, delizia per i Suoi servi, mirra e incenso per i Suoi adoratori. Cercate il Volto del Signore, il Tuo Volto Signore, io cerco. Il Suo Volto dobbiamo cercare giorno e notte, il Suo Volto, di incommensurabile bellezza e luce. Il Volto del Signore è bello, il Volto del Signore innamora le anime caste; come di un innamorata l'anima fedele contempla e medita giorno e notte la Sua ineguagliabile bellezza, infiammata d'un amore purissimo, vive un'elevazione di spirito e invasa da un soave tepore. Bello è il Volto del Signore, d'inconcepibile bellezza è il Suo Volto. Egli non abbandonerà quanti Gli sono fedeli e lo cercano. Non permetterà che i nostri nemici spirituali distruggano le anime dei fedeli poiché Egli dona uno scudo per quelli che camminano nell'integrità (Proverbi 2,7). Speriamo nel Signore, siamo forti, si rinfranchi il nostro cuore e speriamo nel Signore.

venerdì 29 ottobre 2010

Siracide - Sesto appuntamento

Torna l'appuntamento settimanale con il Siracide, giunto al sesto capitolo:
 
1perché un cattivo nome si attira vergogna e disprezzo;
così accade al peccatore, falso nelle sue parole.
2Non ti abbandonare alla tua passione,
perché non ti strazi come un toro furioso;
3divorerà le tue foglie e tu perderai i tuoi frutti,
sì da renderti come un legno secco.
4Una passione malvagia rovina chi la possiede
e lo fa oggetto di scherno per i nemici.

5Una bocca amabile moltiplica gli amici,
un linguaggio gentile attira i saluti.
6Siano in molti coloro che vivono in pace con te,
ma i tuoi consiglieri uno su mille.
7Se intendi farti un amico, mettilo alla prova;
e non fidarti subito di lui.
8C'è infatti chi è amico quando gli fa comodo,
ma non resiste nel giorno della tua sventura.
9C'è anche l'amico che si cambia in nemico
e scoprirà a tuo disonore i vostri litigi.
10C'è l'amico compagno a tavola,
ma non resiste nel giorno della tua sventura.
11Nella tua fortuna sarà come un altro te stesso,
e parlerà liberamente con i tuoi familiari.
12Ma se sarai umiliato, si ergerà contro di te
e dalla tua presenza si nasconderà.
13Tieniti lontano dai tuoi nemici,
e dai tuoi amici guàrdati.
14Un amico fedele è una protezione potente,
chi lo trova, trova un tesoro.
15Per un amico fedele, non c'è prezzo,
non c'è peso per il suo valore.
16Un amico fedele è un balsamo di vita,
lo troveranno quanti temono il Signore.
17Chi teme il Signore è costante nella sua amicizia,
perché come uno è, così sarà il suo amico.

18Figlio, sin dalla giovinezza medita la disciplina,
conseguirai la sapienza fino alla canizie.
19Accòstati ad essa come chi ara e chi semina
e attendi i suoi ottimi frutti;
poiché faticherai un po' per coltivarla,
ma presto mangerai dei suoi prodotti.
20Essa è davvero aspra per gli stolti,
l'uomo senza coraggio non ci resiste;
21per lui peserà come una pietra di prova,
non tarderà a gettarla via.
22La sapienza infatti è come dice il suo nome,
ma non a molti essa è chiara.
23Ascolta, figlio, e accetta il mio parere;
non rigettare il mio consiglio.
24Introduci i tuoi piedi nei suoi ceppi,
il collo nella sua catena.
25Piega la tua spalla e portala,
non disdegnare i suoi legami.
26Avvicìnati ad essa con tutta l'anima
e con tutta la tua forza resta nelle sue vie.
27Seguine le orme e cercala, ti si manifesterà;
e una volta raggiunta, non lasciarla.
28Alla fine troverai in lei il riposo,
ed essa ti si cambierà in gioia.
29I suoi ceppi saranno per te una protezione potente,
le sue catene una veste di gloria.
30Un ornamento d'oro ha su di sé,
i suoi legami sono fili di porpora violetta.
31Te ne rivestirai come di una veste di gloria,
te ne cingerai come di una corona magnifica.
32Se lo vuoi, figlio, diventerai saggio;
applicandoti totalmente, diventerai abile.
33Se ti è caro ascoltare, imparerai;
se porgerai l'orecchio, sarai saggio.
34Frequenta le riunioni degli anziani;
qualcuno è saggio? Unisciti a lui.
35Ascolta volentieri ogni parola divina
e le massime sagge non ti sfuggano.
36Se vedi una persona saggia, va' presto da lei;
il tuo piede logori i gradini della sua porta.
37Rifletti sui precetti del Signore,
medita sempre sui suoi comandamenti;
egli renderà saldo il tuo cuore,
e il tuo desiderio di sapienza sarà soddisfatto.


COMMENTO


Il passo di oggi è la prosecuzione di quello della scorsa volta.Già lì avevamo visto come chi si lascia trasportare dalle passioni può finire nel generare pensieri cattivi e di odio. Ed oggi vediamo la sorte di chi si lascia travolgere dalle passioni, di qualunque tipo: essa strazia, rovina, trasforma n albero buono in legno secco, cosicché colui che si lascia travolgere non produce più buoni frutti. Non a caso le esortazioni dei primi apostoli, di San Pietro e San Paolo, furono di ottenere il dominio di sé stessi poiché chi non ha il dominio di sé è schiavo delle sue passioni, ed essendo schiavo delle sue passioni, non può produrre buoni frutti e non può servire Dio. 
 Guardiamoci dunque dal farci travolgere e ascoltiamo questi consigli saggi poiché con essi possiamo costruire una vita virtuosa che ci conduca non solo al dominio di noi stessi, ma anche e soprattutto a Dio!

C'è poi un altro tema fondamentale che emerge oggi e di cui il Siracide è uno dei pilastri fondamentali: l'amicizia! Questo tema viene trattato in modo particolare nel Siracide il quale è anche fautore del famoso detto (Chi trova un amico trova un tesoro!". Infatti, questo passo svela l'amicizia fasulla, quella che non si basa sull'amore e il rispetto reciproco, ma sulla convenienza. Al giorno di oggi, molte amicizie sono fondate sulla convenienza: scuola, lavoro, piazze. Ma la vera amicizia non è quella che si costruisce per paura di rimanere da soli: l'amicizia vera si costruisce, in primo luogo, amando, rispettando, ascoltando e comprendendo; perchè altrimenti non vi è amicizia, ma un mero rapporto di compagnia reciproca. E purtroppo, oggi, nelle masse di giovani che si disperdono lungo le strade, vi è confusione: si cerca il branco, non l'amicizia in sé perchè si ha paura della solitudine, dell'esclusione, dell'emarginazione. E nell'età adolescenziale questa paura si manifesta in maniera molto forte e a volte spinge anche a seguire persone sbagliate pur di sentirsi parte di qualcosa. Ecco perchè le Chiese, seguendo l'esempio di San Filippo Neri, danno origine agli oratori: l'oratorio deve essere un luogo dove far scattare la scintilla dell'amicizia attraverso il dialogo diretto con  Cristo. Non a caso, San Filippo Neri ha creato qualcosa di strabiliante poiché attraverso l'oratorio i ragazzi interagiscono, collaborano, si conoscono, imparano a stimarsi ed ad amarsi. Tutto questo perchè vi è l'amore per il Signore in mezzo a loro, come trait de union. Ed infatti, il Siracide dice che chi teme il Signore troverà l'amicizia poichè come uno è, così sarà l'amico! Difatti, chi ama il Signore con il cuore sincero è uguale dappertutto: sia essa italiano, africano, americano, non cambia nulla poichè il timore del Signore ci rende uguali, parti di un unico Corpo! E conoscendo l'amore, l'amicizia viene di conseguenza.


Un ultimo tema, tra l'altro ricorrente nei libri sapienziali, è la ricerca della sapienza: bisogna cercare la sapienza perchè essa è il vero, unico tesoro inestimabile per ogni uomo. Non c'è ricchezza né oro che può sostituire la sapienza, specie quando essa è frutto dell'ispirazione di Dio. Il Re Salomone la scelse tra tutte le cose possibili, come dono da Dio e Dio fu lieto di concedergliela e tutti noi sappiamo quanto lontana giunse la fama di questo Re! Poiché chi è saggio attira a sé quell'uomo che ha bisogno di aiuto, di consiglio, di soluzione: ma se un uomo è ignorante, da chi verrà cercato? Allora cerchiamo la sapienza di Dio che, badate bene, non è una questione di intelligenza scolastica: la Sapienza di Dio prescinde dai libri ed è frutto della fede e dell'amore poiché esse chiamano lo Spirito Santo che Dio concede a chi lo richiede. Abbiamo tanti esempi di saggezza di analfabeti e lo stesso Gesù, pensandoci bene, era saggio pur non avendo studiato poiché Dio era in Lui! Però, è fondamentale accostarsi alla Parola di Dio poiché essa istruisce, accultura, accresce la conoscenza e dispone il cuore all'ascolto e alla saggezza. Ecco perchè seguiamo il consiglio del Siracide e "Rifletti sui precetti del Signore,medita sempre sui suoi comandamenti; egli renderà saldo il tuo cuore, e il tuo desiderio di sapienza sarà soddisfatto."

giovedì 28 ottobre 2010

Sapienza - Sesto appuntamento

Torna l'appuntamento con il Libro della Sapienza giunto al sesto capitolo:


1Ascoltate, o re, e cercate di comprendere;
imparate, governanti di tutta la terra.
2Porgete l'orecchio, voi che dominate le moltitudini
e siete orgogliosi per il gran numero dei vostri popoli.
3La vostra sovranità proviene dal Signore;
la vostra potenza dall'Altissimo,
il quale esaminerà le vostre opere
e scruterà i vostri propositi;
4poiché, pur essendo ministri del suo regno,
non avete governato rettamente,
né avete osservato la legge
né vi siete comportati secondo il volere di Dio.
5Con terrore e rapidamente egli si ergerà contro di voi
poiché un giudizio severo si compie
contro coloro che stanno in alto.
6L'inferiore è meritevole di pietà,
ma i potenti saranno esaminati con rigore.
7Il Signore di tutti non si ritira davanti a nessuno,
non ha soggezione della grandezza,
perché egli ha creato il piccolo e il grande
e si cura ugualmente di tutti.
8Ma sui potenti sovrasta un'indagine rigorosa.
9Pertanto a voi, o sovrani, sono dirette le mie parole,
perché impariate la sapienza e non abbiate a cadere.
10Chi custodisce santamente le cose sante sarà santificato
e chi si è istruito in esse vi troverà una difesa.
11Desiderate, pertanto, le mie parole;
bramatele e ne riceverete istruzione.

12La sapienza è radiosa e indefettibile,
facilmente è contemplata da chi l'ama
e trovata da chiunque la ricerca.
13Previene, per farsi conoscere, quanti la desiderano.
14Chi si leva per essa di buon mattino non faticherà,
la troverà seduta alla sua porta.
15Riflettere su di essa è perfezione di saggezza,
chi veglia per lei sarà presto senza affanni.
16Essa medesima va in cerca di quanti sono degni di lei,
appare loro ben disposta per le strade,
va loro incontro con ogni benevolenza.
17Suo principio assai sincero è il desiderio d'istruzione;
la cura dell'istruzione è amore;
18l'amore è osservanza delle sue leggi;
il rispetto delle leggi è garanzia di immortalità
19e l'immortalità fa stare vicino a Dio.
20Dunque il desiderio della sapienza conduce al regno.
21Se dunque, sovrani dei popoli,
vi dilettate di troni e di scettri,
onorate la sapienza, perché possiate regnare sempre.

22Esporrò che cos'è la sapienza e come essa nacque;
non vi terrò nascosti i suoi segreti.
Seguirò le sue tracce fin dall'origine,
metterò in luce la sua conoscenza,
non mi allontanerò dalla verità.
23Non mi accompagnerò con l'invidia che consuma,
poiché essa non ha nulla in comune con la sapienza.
24L'abbondanza dei saggi è la salvezza del mondo;
un re saggio è la salvezza di un popolo.
25Lasciatevi dunque ammaestrare dalle mie parole
e ne trarrete profitto.

COMMENTO

Nel leggere questo brano in primo luogo vengono in mente i governanti attuali di questa Terra, specie vien da pensare ai politici del nostro Paese. I potenti hanno maggiori responsabilità e sono i primi ad essere chiamati a giudizio poiché nelle loro mani il Signore ha dato potere di aiutare gli ultimi i quali sono meritevoli di compassione e di Misericordia. I nostri politici devono innanzitutto ricordarsi di questo: se sono al potere è perché Dio li ha messi a capo della nazione ed è loro dovere impegnarsi per la gloria del Signore e per amore del popolo. Purtroppo negli ultimi tempi abbiamo visto come le risorse politiche non sono sufficienti per garantire una certa stabilità. Abbiamo visto la nascita di nuovi partiti, ma non la rinascita interiore di uno di questi uomini. Non servirà a nulla creare nuovi partiti, nuovi simboli e nuove squadre, occorre invece e soprattutto rinnovare il proprio cuore con l'amore di Gesù Cristo. Un uomo santo non esiterebbe a spogliarsi di tutto sé stesso per amore degli altri e da questo possiamo capire come nella politica in alcuni casi si pensa ai propri interessi. Chi non farà il proprio dovere dovrà risponderne davanti al Giudice Supremo nel giorno del giudizio. E adesso passiamo alla Sapienza alla quale è dedicato questo intero libro. Chi la cerca la trova e anzi la Sapienza stessa va alla ricerca di chi è degno di Lei. Come non intravedere lo Spirito di Dio nella parola Sapienza? Come non intravedere il Figlio Suo diletto che va alla ricerca degli umili, i veri degni di ricevere la Sua presenza. La Sapienza è un grande dono ed è sorella della Fede poiché chi crede conosce e chi conosce osserva e si salva. Infatti chi crede in Cristo conosce la grandezza del Padre e chi conosce il Padre osserva la Sua Parola e chi osserva la Parola è degno di ricevere l'eredità eterna. Per conseguire la Sapienza occorre passare per la porta stressa e angusta ma non tarderanno i giorni nei quali si vestiranno i Suoi abiti. In breve la sofferenza si cambia in gioia e chi la possiede vive nella grazia del Signore. La Sapienza è un tesoro immenso: possiamo possedere tutte le ricchezze che vogliamo ma nulla potrà eguagliare la Sapienza. A cosa mi giova se possiedo case, campi, bestiame e ogni sorta di ricchezza materiale se mi manca la Sapienza? Nulla poiché la non conoscenza del Regno dei Cieli è un grande scivolo verso gli inferi. Ma se possiedo la Sapienza e nessuno dei beni materiali, in verità sono un uomo ricco poiché la conoscenza del Regno dei Cieli mi permetterà di camminare per le sue vie e di raggiungere l'eterna patria beata. Pensiamo a San Francesco, pensiamo a tutti i santi francescani che si sono spogliati delle loro ricchezze per vestire gli abiti della povertà e guardiamo quanta Sapienza hanno acquistato con il balsamo dell'umiltà, guardiamo alla corona di gloria che il Signore ha voluto donare a questi Suoi degni discepoli. E' necessario fare qualche passo indietro su questo percorso modernista per riscoprire le nostre origini: siamo forse fatti per vivere secondo il mondo oppure il Signore ci ha fatti per amarLo, servirLo e adorarLo per l'eternità? Direi senz'altro la seconda. Seguire Dio non è faticoso per chi Lo ama poiché ogni fatica si cambia in  riposo e ogni disprezzo da parte degli uomini in canti di gioia. Dobbiamo seriamente esaminare la nostra vita perché non si può continuare a vivere secondo il mondo poiché la mentalità terrena è una mentalità di angoscia, di tristezza, di disperazione, di morte. Chi si è spogliato di tutto per amore di Cristo sa che cosa è la vera ricchezza. La ricchezza di vivere in perenne gioia con Lui. I popoli stoltamente investono il loro denaro alla ricerca di gioia, ma la gioia vera non potranno mai comprarla poiché essa si riceve gratuitamente da Dio quando facciamo la Sua Santissima Volontà. Verrebbe da dire, bonariamente si intende, che popolo di fessi! Spendere soldi e fatiche per una gioia che non si potrà mai avere, quando invece il Signore questa gioia ce la dona gratuitamente se viviamo santamente nella Sua Santa Chiesa Cattolica. E non diciamo che queste sono chiacchiere anche perché la verità è sotto gli occhi di tutti: chi fa shopping sfrenato e si diletta nelle varie "acrobazie" della vita crede di aver acquistato onore e gloria presso gli uomini, ma in verità chi si esalta sarà umiliato. Chi si esalta dinnanzi agli uomini ha già ricevuto la sua ricompensa e il suo ricordo cesserà. Vediamo sui volti degli uomini moderni la tristezza e l'arroganza frutto della tiepidezza. Se gli uomini vivessero nella gioia non reagirebbero con violenza o con stizza come accade ai giorni nostri, ma con umiltà e misericordia. Dunque veramente crediamo nella favola che la gente vive nella gioia seguendo il mondo? Vive invece nella gioia chi segue Cristo, nella gioia dell'Amore! Chi non ama infatti non può essere felice. Soltanto nell'Amore, nel vero Amore la gente può vivere la vera gioia poiché il Padre la dona a chi ama davvero. Amare vuol dire saper spogliarsi di tutta la propria persona e rinunciare al mondo per amore di Dio e dei fratelli. Lavorare gratuitamente nella speranza della celeste retribuzione. Già su questa Terra tuttavia il Signore ci riempie di una gioia immensa la quale è solo un granello di sabbia paragonata alla gioia eterna del Paradiso. Mi vengono in mente le parole di San Tommaso d'Aquino quando disse: "Tutto quello che ho scritto mi sembra un pugno di paglia a paragone di quello che ho visto e mi è stato rivelato". La Somma Teologica di San Tommaso d'Aquino racchiude una sapienza sconfinata eppure San Tommaso paragona questa grande sapienza a paglia in confronto a quello che ha visto nei Cieli. Facciamo il bene su questa Terra e allora sì che potremo godere in eterno delle immense meraviglie celesti e soprattutto del Volto di Dio. Tornando al discorso iniziale sulla politica, occorre fare tanti passi indietro per fare tanti passi in avanti. Siano abolite le leggi mortali (pena di morte, divorzio, aborto) e si facciano leggi in conformità con i diritti umani. Scendano in campo cristiani veri capaci di distribuire equamente i beni a tutta la popolazione. Non si possono mettere gli scassinatori a guardia di un tesoro. Quando andiamo a votare non lasciamoci ingannare dai volti sorridenti e dagli sguardi ammiccanti poiché questi sono i segni dei menzogneri. Chi governi rivolga il suo cuore al Signore.

mercoledì 27 ottobre 2010

Il Cantico dei Cantici - Sesta appuntamento

Torna l'appuntamento con il Cantico dei Cantici, un libro che unisce poesia e profezia.
 

1Dov'è andato il tuo diletto,
o bella fra le donne?
Dove si è recato il tuo diletto,
perché noi lo possiamo cercare con te?

2Il mio diletto era sceso nel suo giardino
fra le aiuole del balsamo
a pascolare il gregge nei giardini
e a cogliere gigli.
3Io sono per il mio diletto e il mio diletto è per me;
egli pascola il gregge tra i gigli.

4Tu sei bella, amica mia, come Tirza,
leggiadra come Gerusalemme,
terribile come schiere a vessilli spiegati.
5Distogli da me i tuoi occhi:
il loro sguardo mi turba.
Le tue chiome sono come un gregge di capre
che scendono dal Gàlaad.
6I tuoi denti come un gregge di pecore
che risalgono dal bagno.
Tutte procedono appaiate
e nessuna è senza compagna.
7Come spicchio di melagrana la tua gota,
attraverso il tuo velo.
8Sessanta sono le regine,
ottanta le altre spose,
le fanciulle senza numero.
9Ma unica è la mia colomba la mia perfetta,
ella è l'unica di sua madre,
la preferita della sua genitrice.
L'hanno vista le giovani e l'hanno detta beata,
le regine e le altre spose ne hanno intessuto le lodi.
10"Chi è costei che sorge come l'aurora,
bella come la luna, fulgida come il sole,
terribile come schiere a vessilli spiegati?".
11Nel giardino dei noci io sono sceso,
per vedere il verdeggiare della valle,
per vedere se la vite metteva germogli,
se fiorivano i melograni.
12Non lo so, ma il mio desiderio mi ha posto
sui carri di Ammi-nadìb.


COMMENTO


Ancora una volta, queste parole così enigmatiche e altamente simboliche, assumono una luce ben precisa, se poste in raffronto alla Vergine Maria. Infatti, potremmo ben definire la prima domanda di questo passo, come la domanda che il fedele rivolge a Maria e cioè di aiutarlo a trovare il diletto di Dio e cioè Gesù! Quanti oggi chiedono proprio a Maria un aiuto per poter andare incontro a Cristo! 

E a conferma della tesi, c'è un esplicito richiamo verso la parte finale:  "L'hanno vista le giovani e l'hanno detta beata". Bene, questo passo richiama alla mente le parole del Magnificat pronunciate da Maria stessa nel Vangelo: "D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata." Insomma continuiamo ad addentrarci in questo Cantico così intricato e ci rendiamo conto, passo dopo passo, che deve essere visto alla luce del rapporto filiale intercorrente tra Madre e Figlio e cioè tra Maria e Gesù, in un senso altamente profetico! 

martedì 26 ottobre 2010

Qoèlet - Sesto appuntamento

Torna l'appuntamento settimanale con il Qoèlet giunto al sesto capitolo:

1Un altro male ho visto sotto il sole, che pesa molto sopra gli uomini. 2A uno Dio ha concesso beni, ricchezze, onori e non gli manca niente di quanto desidera; ma Dio non gli concede di poterne godere, perché è un estraneo che ne gode. Ciò è vanità e malanno grave!
3Se uno avesse cento figli e vivesse molti anni e molti fossero i suoi giorni, se egli non gode dei suoi beni e non ha neppure una tomba, allora io dico: meglio di lui l'aborto, 4perché questi viene invano e se ne va nella tenebra e il suo nome è coperto dalla tenebra. 5Non vide neppure il sole: non conobbe niente; eppure il suo riposo è maggiore di quello dell'altro. 6Se quello vivesse anche due volte mille anni, senza godere dei suoi beni, forse non dovranno andare tutt'e due nel medesimo luogo?
7Tutta la fatica dell'uomo è per la bocca e la sua brama non è mai sazia. 8Quale vantaggio ha il saggio sullo stolto? Quale il vantaggio del povero che sa comportarsi bene di fronte ai viventi?
9Meglio vedere con gli occhi, che vagare con il desiderio. Anche questo è vanità e un inseguire il vento. 10Ciò che è, già da tempo ha avuto un nome; e si sa che cos'è un uomo: egli non può competere con chi è più forte di lui. 11Le molte parole aumentano la delusione e quale vantaggio v'è per l'uomo? 12Chi sa quel che all'uomo convenga durante la vita, nei brevi giorni della sua vana esistenza che egli trascorre come un'ombra? Chi può indicare all'uomo cosa avverrà dopo di lui sotto il sole?

COMMENTO

Quello dell'aborto è solo un paragone, non va preso alla lettera poiché Dio ama tutti e l'aborto è un abominio agli occhi del Signore e non va mai praticato. Dicevamo, questo paragone serve a far comprendere quanto grave è la condizione dell'uomo quando muore e si perde nell'eternità. Anche Gesù riferendosi a Giuda Iscariota disse: "sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato", alludendo al tradimento ch'egli avrebbe compiuto ai danni del Maestro. Parlare troppo fa male, aumenta la delusione come ci dice la parte finale di questo brano. Fa male a chi le pronuncia, a chi le ascolta poiché nel troppo parlare si nasconde l'insidia. Il cuore ha bisogno di vivere nella preghiera e nella contemplazione e nella sottomissione del Signore poiché se il cuore parla troppo c'è il rischio che possa cadere  in balia delle passioni e da queste ai desideri, ai progetti malsani, alla brama di ricchezza, ma le ricchezze, quelle materiali, sono un'eterna delusione. Certo, le ricchezze di questa terra sono dono di Dio, ma la ricchezza intesa come sete di possesso conduce dritti alla dannazione. Occorre fare un buon uso delle ricchezze, saper utilizzarle così come Dio ce le ha date: per il nostro e altrui sostentamento, non di più. La Terra è di tutti e tutti ne possono beneficiare. Purtroppo la cattiva condotta dell'uomo ha fatto sì che solo alcuni possono accedere ai beni terreni: c'è chi può mangiare tanto fino all'ingozzamento e chi purtroppo non può permettersi nemmeno una scodella di riso. Non servono a nulla tutte quelle ricchezze all'uomo ricco, mentre distribuite equamente servirebbero a tantissimi uomini poveri. Può un uomo mangiarsi tre bistecche? Ne avrebbe fino alla nausea, mentre invece distribuire equamente permetterebbe di saziare altri due uomini. L'essere umano deve imparare a dar valore al suo prossimo. Il superfluo è un grave spreco: perché un uomo per la propria superbia e per il proprio egoismo deve precludere ad altri uomini come lui di saziarsi e vivere? Si diventa così pari agli assassini lasciando che gli altri muoiano di fame e di sete. Gesù disse: "A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più". Infatti se Dio affida ad un individuo tanti beni, si aspetta che quell'uomo li distribuisca equamente e quindi renda tantissimo frutto, non per sé ma per gli altri. Gesù infatti dice "a chi fu affidato molto", cioè a chi sono stati affidati tanti beni sarà richiesto al termine un conto più salato. I ricchi cosa sono se non uomini ai quali è stato affidato il compito di sfamare i poveri? Ma essi approfittano del loro bottino per ubriacarsi e per passare il tempo nei divertimenti lussuriosi e questi pagheranno un prezzo maggiore poiché a loro è stato affidato tanto ma non avranno nulla da dare indietro. Persino a Pilato Gesù disse: "Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto". Ad ogni uomo viene dato un potere dall'alto, ogni uomo deve sapere utilizzare questo potere per fare la volontà di Dio, non per saziare la propria cupidigia e avarizia. E qual'è la volontà di Dio? Amare e aiutare il prossimo poiché su questo si basa la Legge e i Profeti. Tutta la Legge del Signore si basa sull'amore che vuol dire amare gratuitamente gli altri: Non uccidere, non rubare, non desiderare la donna d'altri, cioè non fare e non desiderare tutto quello che può danneggiare il prossimo. Dobbiamo quindi amare i nostri fratelli e aiutarli in tutte le loro necessità perché solo così potremo meritarci un posto nel Regno di Dio, e allora sì che potremo dire: ne è valsa proprio la pena essere nati.

lunedì 25 ottobre 2010

I Proverbi - Sesto appuntamento

 Torna l'appuntamento settimanale con i Proverbi biblici, così antichi, ma allo stesso tempo incredibilmente attuali!

1Figlio mio, se hai garantito per il tuo prossimo,
se hai dato la tua mano per un estraneo,
2se ti sei legato con le parole delle tue labbra
e ti sei lasciato prendere dalle parole della tua bocca,
3figlio mio, fa' così per liberartene:
poiché sei caduto nelle mani del tuo prossimo,
va', gèttati ai suoi piedi, importuna il tuo prossimo;
4non concedere sonno ai tuoi occhi
né riposo alle tue palpebre,
5lìberatene come la gazzella dal laccio,
come un uccello dalle mani del cacciatore.

6Va' dalla formica, o pigro,
guarda le sue abitudini e diventa saggio.
7Essa non ha né capo,
né sorvegliante, né padrone,
8eppure d'estate si provvede il vitto,
al tempo della mietitura accumula il cibo.
9Fino a quando, pigro, te ne starai a dormire?
Quando ti scuoterai dal sonno?
10Un po' dormire, un po' sonnecchiare,
un po' incrociare le braccia per riposare
11e intanto giunge a te la miseria, come un vagabondo,
e l'indigenza, come un mendicante.

12Il perverso, uomo iniquo,
va con la bocca distorta,
13ammicca con gli occhi, stropiccia i piedi
e fa cenni con le dita.
14Cova propositi malvagi nel cuore,
in ogni tempo suscita liti.
15Per questo improvvisa verrà la sua rovina,
in un attimo crollerà senza rimedio.

16Sei cose odia il Signore,
anzi sette gli sono in abominio:
17occhi alteri, lingua bugiarda,
mani che versano sangue innocente,
18cuore che trama iniqui progetti,
piedi che corrono rapidi verso il male,
19falso testimone che diffonde menzogne
e chi provoca litigi tra fratelli.

20Figlio mio, osserva il comando di tuo padre,
non disprezzare l'insegnamento di tua madre.
21Fissali sempre nel tuo cuore,
appendili al collo.
22Quando cammini ti guideranno,
quando riposi veglieranno su di te,
quando ti desti ti parleranno;
23poiché il comando è una lampada e l'insegnamento una luce
e un sentiero di vita le correzioni della disciplina,
24per preservarti dalla donna altrui,
dalle lusinghe di una straniera.
25Non desiderare in cuor tuo la sua bellezza;
non lasciarti adescare dai suoi sguardi,
26perché, se la prostituta cerca un pezzo di pane,
la maritata mira a una vita preziosa.
27Si può portare il fuoco sul petto
senza bruciarsi le vesti
28o camminare sulla brace
senza scottarsi i piedi?
29Così chi si accosta alla donna altrui,
chi la tocca, non resterà impunito.
30Non si disapprova un ladro, se ruba
per soddisfare l'appetito quando ha fame;
31eppure, se è preso, dovrà restituire sette volte,
consegnare tutti i beni della sua casa.
32Ma l'adultero è privo di senno;
solo chi vuole rovinare se stesso agisce così.
33Incontrerà percosse e disonore,
la sua vergogna non sarà cancellata,
34poiché la gelosia accende lo sdegno del marito,
che non avrà pietà nel giorno della vendetta;
35non vorrà accettare alcun compenso,
rifiuterà ogni dono, anche se grande.


COMMENTO

I proverbi di oggi sono consigli preziosi che dovrebbero guidare la vita di ogni uomo. Tra tutti, spiccano alcuni consigli importantissimi per abbandonare l'ozio, per imparare ciò che è in abominio al Signore (e che quindi dovrebbe essere evitato), per non essere perversi e per non desiderare la donna d'altri, esattamente come è scritto nei Comandamenti.

Innanzitutto, ci viene detto di prendere esempio dalle formiche: chi può negare la realtà operaia di questi insetti che sembrano sempre in movimento, vagano apparentemente senza meta, eppure loro hanno una meta e cioè quella di tornare al loro piccolo rifugio con il cibo per l'inverno. Sono insetti molto operosi che non aspettano certo che qualcuno porti loro da mangiare: si prendono cura di loro stessi e vivono lavorando. Ecco, noi dovremmo prendere esempio da loro per sconfiggere quella pigrizia che a volte si insinua nel nostro cuore. Molte volte, infatti, lavorare ci sembra una condanna ed una fatica sporporzionata e lo stesso vale per ogni cosa che facciamo come ad esempio andare in Chiesa la Domenica per assistere alla Santa Messa. A questo proposito, quanti affermano di non andare in Chiesa per pigrizia? Poichè la Domenica è l'unico giorno di riposo vero, si preferisce il letto. Ma non è questa una forma di pigrizia, tra l'altro aggravata dal fatto che non si considera Dio nel Suo Giorno?

Ecco poi le sette cose che sono in abominio al Signore e che dovremmo guardarci dall'essere o dal compiere: occhi alteri e quindi il superbo, lingua bugiarda e cioè l'uomo che usa la sua bocca per pronunciare il falso a scapito della verità, mani che versano sangue innocente e quindi coloro che pensano di avere potere sulla vita altrui, uccidendo e calpestando il prossimo, cuore che trama iniqui progetti e quindi coloro che vivono progettando il male senza tener conto degli altri e senza tener conto della Legge di Dio, piedi che corrono rapidi verso il male e cioè coloro che scelgono la via semplice che però conduce alla perdizione, falso testimone che diffonde menzogne e quindi colui che calunnia il prossimo (e oggi ce ne sono a iosa poiché attira l'interesse del proprio interlocutore) e chi provoca litigi tra fratelli e cioè, in poche parole, colui che semina zizzania. Dunque guardiamoci dall'essere superbi, bugiardi, omicidi e giudici condannanti, falsi e calunniatori, immorali e divisori. Per essere invece apprezzati da Dio dobbiamo essere il contrario di tutto ciò e cioè essere veritieri, misericordiosi, amorevoli, seminatori di pace e operatori di giustizia. Chi cerca queste cose, allora troverà Dio, ma chi percorre la via sbagliata incapperà nella Sua giusta ira.
 E tra le cose in abominio al Signore vi è certamente il perverso, colui il quale cova propositi malvagi nel cuore ,in ogni tempo suscita liti. Un cuore perverso è per definizione lontano da Dio e chiuso all'amore. 

Per ultimo, ma non per importanza, vi è il richiamo, contenuto nei Dieci Comandamenti, di non desiderare la donna altrui. Già ,perchè chi scherza con il fuoco, prima o poi si brucia. Il solo desiderio si può trasformare in ossessione e può condurre a compiere cose insane, fuori di senno, a scapito soprattutto del marito di quella donna. Mutatis Mutandis lo stesso vale ovviamente per le donne: anche esse devono guardarsi dal desiderare gli uomini altrui poiché viene posto in essere lo stesso peccato e cioè l'adulterio, oggi non più riprovato dagli uomini come una volta, ma estremamente grave dinanzi a Dio.  Si può portare il fuoco sul petto senza bruciarsi le vesti? E' impossibile: così è colui che commette adulterio lasciando prendere il sopravvento alla lussuria. Di lui resterà la vergogna e non resterà impunito. Dunque guardiamoci dal desiderare chi non ci appartiene perchè già unito ad un altro uomo od ad un'altra donna poiché, chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore (Mt 5, 27-28).

 

domenica 24 ottobre 2010

Il Libro di Giobbe - Sesto appuntamento


Prosegue l'appuntamento con Il Libro di Giobbe con le parole di Bildad, amico del protagonista di questo racconto:

8


1Allora prese a dire Bildad il Suchita:
2Fino a quando dirai queste cose
e vento impetuoso saranno le parole della tua bocca?
3Può forse Dio deviare il diritto
o l'Onnipotente sovvertire la giustizia?
4Se i tuoi figli hanno peccato contro di lui,
li ha messi in balìa della loro iniquità.
5Se tu cercherai Dio
e implorerai l'Onnipotente,
6se puro e integro tu sei,
fin d'ora veglierà su di te
e ristabilirà la dimora della tua giustizia;
7piccola cosa sarà la tua condizione di prima,
di fronte alla grandezza che avrà la futura.
8Chiedilo infatti alle generazioni passate,
poni mente all'esperienza dei loro padri,
9perché noi siamo di ieri e nulla sappiamo,
come un'ombra sono i nostri giorni sulla terra.
10Essi forse non ti istruiranno e ti parleranno
traendo le parole dal cuore?
11Cresce forse il papiro fuori della palude
e si sviluppa forse il giunco senz'acqua?
12È ancora verde, non buono per tagliarlo,
e inaridisce prima d'ogn'altra erba.
13Tale il destino di chi dimentica Dio,
così svanisce la speranza dell'empio;
14la sua fiducia è come un filo
e una tela di ragno è la sua sicurezza:
15si appoggi alla sua casa, essa non resiste,
vi si aggrappi, ma essa non regge.
16Rigoglioso sia pure in faccia al sole
e sopra il giardino si spandano i suoi rami,
17sul terreno sassoso s'intreccino le sue radici,
tra le pietre attinga la vita.
18Se lo si toglie dal suo luogo,
questo lo rinnega: "Non t'ho mai visto!".
19Ecco la gioia del suo destino
e dalla terra altri rispuntano.
20Dunque, Dio non rigetta l'uomo integro,
e non sostiene la mano dei malfattori.
21Colmerà di nuovo la tua bocca di sorriso
e le tue labbra di gioia.
22I tuoi nemici saran coperti di vergogna
e la tenda degli empi più non sarà.

COMMENTO


Bildad sembra voler rimprovare l'amico Giobbe per le parole drammatiche che egli proferisce, cercando di rinsavirlo o confortarlo: "Può Dio che è il Giusto e l'Onnipotente far trionfare l'ingiustizia e gli immorali?". Le parole che seguono sono sì rivolte a Giobbe ma esse sono per tutti coloro che vivono secondo Giustizia. Se un uomo è integro, casto, segue i precetti del Signore e non trascura nessuno dei Suoi comandi, l'Onnipotente veglia già su quella persona. Poca cosa sarà la condizione di prima dice Bildad, paragonandola a quella futura, vale a dire che ora noi siamo piccoli nella fede, nell'amore, nella carità, ma se osserveremo la Parola del Signore saremo grandi in tutte queste virtù. La nostra diventerà una condizione di grazia, condizione grande rispetto a quella nella quale noi ci troviamo. Paragona poi l'empio al giunco: può crescere senza acqua? Un uomo può vivere senza Dio? La risposta è naturalmente no. L'empio non è raccolto nella Casa del Padre quando è ancora verde e cioè immaturo, senza carità, senza fede, e marcisce prima di tutti gli altri, ovvero perde il suo vigore spirituale, si degrada il suo corpo corrotto dal peccato prima di quello dei giusti il cui volto rimane luminoso e con espressione di grazia anche nella prova, nel dolore, nella malattia e dopo la morte come ci hanno dimostrato i santi di Dio. Bildad prosegue poi facendoci riflettere sul senso di onnipotenza che avvolge gran parte dell'umanità; la loro fiducia è come un filo: si spezza poiché la ripone in persone o cose che non possono sostenerla come la sostiene Dio. E' una tela di ragno la sua sicurezza: l'uomo si imprigiona nelle sue stesse cose nelle quali è sicuro di poter dominare, come ad esempio un uomo crede di poter dominare un automobile di grossa cilindrata ma questa stessa lo imprigiona e lo uccide. Davvero la nostra fiducia è come un filo che si spezza quando contiamo su di noi e sui nostri averi e la nostra sicurezza davvero diventa la nostra prigione. Dobbiamo avere fiducia in Dio e sentirci sicuri soltanto della Sua protezione e allora sì che saremo liberi da ogni male. Conclude poi l'amico Bildad con una frase ricca di speranza per coloro che cercano Dio e la Sua Giustizia e la Sua Misericordia: il Signore non allontana il giusto e non fa trionfare gli stolti; tornerà a farti sorridere con il Suo conforto e l'ingiustizia cesserà di esistere.




sabato 23 ottobre 2010

Il Sabato dei Salmi - Salmo 26 - Preghiera dell'innocente


Salmo 25  


Preghiera dell'innocente
[1]Di Davide.

Signore, fammi giustizia:
nell'integrità ho camminato,
confido nel Signore, non potrò vacillare.
[2]Scrutami, Signore, e mettimi alla prova,
raffinami al fuoco il cuore e la mente.

[3]La tua bontà è davanti ai miei occhi
e nella tua verità dirigo i miei passi.
[4]Non siedo con gli uomini mendaci
e non frequento i simulatori.
[5]Odio l'alleanza dei malvagi,
non mi associo con gli empi.

[6]Lavo nell'innocenza le mie mani
e giro attorno al tuo altare, Signore,
[7]per far risuonare voci di lode
e per narrare tutte le tue meraviglie.
[8]Signore, amo la casa dove dimori
e il luogo dove abita la tua gloria.

[9]Non travolgermi insieme ai peccatori,
con gli uomini di sangue non perder la mia vita,
[10]perché nelle loro mani è la perfidia,
la loro destra è piena di regali.
[11]Integro è invece il mio cammino;
riscattami e abbi misericordia.

[12]Il mio piede sta su terra piana;
nelle assemblee benedirò il Signore.




COMMENTO


Questa è una preghiera di Davide che esalta la ricerca di protezione da parte dell'innocente. E' un salmo che si assimila al concetto generale che abbiamo già enucleato attraverso l'analisi dei primi venticinque salmi: il rifugio tra le braccia del Signore per sfuggire al nemico, al peccatore, all'empio e all'ingiusto. Davide, pone dinanzi a Dio, l'innocenza del suo comportamento e chiede per questo protezione e misericordia. Possiamo dunque dare uno sguardo alle caratteristiche di un comportamento ritenuto innocente e degno di ricevere misericordia da Dio: il non sedersi con i mendaci cioè con i falsi, il non frequentare i simulatori, il non stringere alleanze con l'empio e con il malvagio, il girare intorno all'altare del Signore che potremmo intendere con il partecipare alla Santa Messa, il lodare il Signore e narrare le Sue meraviglie e cioè rendere testimonianze di Dio in mezzo agli uomini.


Questo è una sorta di decalogo per poter davvero dire di condurre una vita da cristiani il che verrà sintetizzato dai precetti di Gesù come ad esempio il non seguire il mondo e il rendere testimonianza di Lui dinanzi ad ogni uomo, anche a costo di persecuzioni. Questo perchè non ci sia menzogna ed ipocrisia in noi, visto che professarci cristiani non è un gioco, ma una professione di fede, un impegno di vita che vale come una dichiarazione di amore a Dio per l'eternità.


venerdì 22 ottobre 2010

Siracide - Quinto appuntamento

Torna l'appuntamento settimanale con il Siracide, giunto al quinto capitolo:


1Non confidare nelle tue ricchezze
e non dire: "Questo mi basta".
2Non seguire il tuo istinto e la tua forza,
assecondando le passioni del tuo cuore.
3Non dire: "Chi mi dominerà?",
perché il Signore senza dubbio farà giustizia.
4Non dire: "Ho peccato, e che cosa mi è successo?",
perché il Signore è paziente.
5Non esser troppo sicuro del perdono
tanto da aggiungere peccato a peccato.
6Non dire: "La sua misericordia è grande;
mi perdonerà i molti peccati",
perché presso di lui ci sono misericordia e ira,
il suo sdegno si riverserà sui peccatori.
7Non aspettare a convertirti al Signore
e non rimandare di giorno in giorno,
poiché improvvisa scoppierà l'ira del Signore
e al tempo del castigo sarai annientato.
8Non confidare in ricchezze ingiuste,
perché non ti gioveranno nel giorno della sventura.

9Non ventilare il grano a qualsiasi vento
e non camminare su qualsiasi sentiero.
10Sii costante nel tuo sentimento,
e unica sia la tua parola.
11Sii pronto nell'ascoltare,
lento nel proferire una risposta.
12Se conosci una cosa, rispondi al tuo prossimo;
altrimenti mettiti la mano sulla bocca.
13Nel parlare ci può essere onore o disonore;
la lingua dell'uomo è la sua rovina.
14Non meritare il titolo di calunniatore
e non tendere insidie con la lingua,
poiché la vergogna è per il ladro
e una condanna severa per l'uomo falso.
15Non far male né molto né poco,
                                                      e da amico non divenire nemico, [... continua venerdì prossimo]

COMMENTO

Confidare nei propri averi equivale ad introdurre la testa nella gogna poiché gli averi non potranno cambiare la sorte di un uomo. Spesso l'uomo si paragona ad un dio e crede di poter vincere su tutti, ma non sa che dovrà rendere conto all'unico vero Dio, grande su tutte le cose e su tutte le Sue creature. C'è chi poi abusa della Misericordia di Dio pensando di farla sempre franca perché "tanto il Signore perdona". La Scrittura ci avverte invece che il Signore punisce i peccatori quando sono sicuri di sé e pensano di passarla liscia, ma al contempo la stessa Scrittura ci insegna a non disperare poiché Egli perdona certamente a chi si pente di cuore. Perché rimandare al domani il bene che possiamo compiere oggi? Chi ci dà la certezza che domani vivremo? Potremmo lasciare questo mondo senza aver compiuto opere e senza aver guadagnato meriti nel Regno dei Cieli. Impariamo a prestare l'orecchio, siamo pronti nell'apprendere e non lasciamo che la nostra bocca parli continuamente perché nel mentre si parla il cuore potrebbe lasciarsi trasportare dalle passioni e iniziare a nutrire odio e a dire cattiverie. Siamo costanti nel nostro sentimento, unica sia la nostra parola, come ci invita questo brano del Siracide, vale a dire, siano i nostri sentimenti, sentimenti di amore e di pace e la nostra parola sia pronunziata per glorificare e annunciare l'unico vero Signore. Non facciamo di testa nostra, non permettiamo che la passione del momento travolga la nostra vita e influenzi il nostro destino. Seguiamo la Parola di Dio, in Cristo, poiché solo così potremo camminare sull'unica via della salvezza e meritarci così l'eredità promessa agli umili e ai giusti.

giovedì 21 ottobre 2010

Sapienza - Quinto appuntamento

Torna l'appuntamento con il Libro della Sapienza giunto al quinto capitolo: 


1Allora il giusto starà con grande fiducia
di fronte a quanti lo hanno oppresso
e a quanti han disprezzato le sue sofferenze.
2Costoro vedendolo saran presi da terribile spavento,
saran presi da stupore per la sua salvezza inattesa.
3Pentiti, diranno fra di loro,
gemendo nello spirito tormentato:
4"Ecco colui che noi una volta abbiamo deriso
e che stolti abbiam preso a bersaglio del nostro scherno;
giudicammo la sua vita una pazzia
e la sua morte disonorevole.
5Perché ora è considerato tra i figli di Dio
e condivide la sorte dei santi?
6Abbiamo dunque deviato dal cammino della verità;
la luce della giustizia non è brillata per noi,
né mai per noi si è alzato il sole.
7Ci siamo saziati nelle vie del male e della perdizione;
abbiamo percorso deserti impraticabili,
ma non abbiamo conosciuto la via del Signore.
8Che cosa ci ha giovato la nostra superbia?
Che cosa ci ha portato la ricchezza con la spavalderia?
9Tutto questo è passato come ombra
e come notizia fugace,
10come una nave che solca l'onda agitata,
del cui passaggio non si può trovare traccia,
né scia della sua carena sui flutti;
11oppure come un uccello che vola per l'aria
e non si trova alcun segno della sua corsa,
poiché l'aria leggera, percossa dal tocco delle penne
e divisa dall'impeto vigoroso,
è attraversata dalle ali in movimento,
ma dopo non si trova segno del suo passaggio;
12o come quando, scoccata una freccia al bersaglio,
l'aria si divide e ritorna subito su se stessa
e così non si può distinguere il suo tragitto:
13così anche noi, appena nati, siamo già scomparsi,
non abbiamo avuto alcun segno di virtù da mostrare;
siamo stati consumati nella nostra malvagità".
14La speranza dell'empio è come pula portata dal vento,
come schiuma leggera sospinta dalla tempesta,
come fumo dal vento è dispersa,
si dilegua come il ricordo dell'ospite di un sol giorno.

15I giusti al contrario vivono per sempre,
la loro ricompensa è presso il Signore
e l'Altissimo ha cura di loro.
16Per questo riceveranno una magnifica corona regale,
un bel diadema dalla mano del Signore,
perché li proteggerà con la destra,
con il braccio farà loro da scudo.
17Egli prenderà per armatura il suo zelo
e armerà il creato per castigare i nemici;
18indosserà la giustizia come corazza
e si metterà come elmo un giudizio infallibile;
19prenderà come scudo una santità inespugnabile;
20affilerà la sua collera inesorabile come spada
e il mondo combatterà con lui contro gli insensati.
21Scoccheranno gli infallibili dardi dei fulmini,
e come da un arco ben teso,
dalle nubi, colpiranno il bersaglio;
22dalla fionda saranno scagliati
chicchi di grandine colmi di sdegno.
Infurierà contro di loro l'acqua del mare
e i fiumi li sommergeranno senza pietà.
23Si scatenerà contro di loro un vento impetuoso,
li disperderà come un uragano.
L'iniquità renderà deserta tutta la terra
e la malvagità rovescerà i troni dei potenti

COMMENTO

Io direi che prima di dire qualcosa, sia utile leggere questo passo del Vangelo:
 
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti.
Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe,
bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.
Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui.
Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti.
Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre,
perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”.
Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”.
E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”.
Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Io penso che le parole del Libro della Sapienza siano complementari a quelle pronunciate da Gesù nella famosa parabola di Lazzaro e del ricco Epulone. Infatti, entrambi si soffermano su ciò che spetta al giusto e all'empio al termine della loro esistenza. Ed è proprio l'empio protagonista poiché è lui che vede e ammette la propria stoltezza. Addirrittura il ricco Epulone vorrebbe poter tornare sulla Terra ad avvisare i propri parenti, ma ovviamente non è possibile e anzi Abramo dice di più: arriva a dire che l'uomo che non ascolta Mosè e i profeti (e il Vangelo), non ascolterà nemmeno lui! E probabilmente è così considerando che siamo duri al richiamo e tendenti al dubbio: metteremmo in dubbio pure l'eventuale visione! 

Nelle pagine della Sapienza,come nella parabola di Gesù, vediamo quindi prendere forma il destino del giusto che è quello di vivere sotto le ali divine con Dio che lo protegge e lo sostiene, difendendolo, amandolo e ristorandolo dalle sofferenza della vita terrena. E l'empio si renderà conto della propria stoltezza, vedrà il giusto riposare in pace mentre egli si trova in sofferenze indicibili. Come dice Gesù, il verme non smette di parlare ed è il più grande tormento dell'anima: il pentimento, il non poter tornare indietro per potersi meritare quel riposo nell'amore di Dio. Questo è un chiaro messaggio a tutti noi: noi abbiamo la fortuna di poter ancora farcela: noi possiamo ancora guadagnarci il riposo nell'amore di Dio, osservando la Sua Parola, vivendo il Vangelo e quindi avendo fede in Cristo Gesù che ci ha ottenuti la salvezza eterna. Non facciamo come quegli empi che hanno preso in giro il giusto e ora vivono nel tormento del rimorso: vorrebbero tornare indietro, ma non possono perchè il loro tempo è scaduto. 

C'è anche una seconda parte che, per una mia visione personale, sembra richiamare all'occhio l'immagine della guerra apocalittica, quando Gesù tornerà per radunare il gregge e per tagliare la pula: infatti, nell'Apocalisse leggiamo come l'Agnello manderà gli angeli per radunare i giusti mentre i restanti, cioè gli empi e i malvagi guidati dalla bestia, muoveranno guerra contro Dio, ma nulla potranno contro di Lui e gli angeli del Cielo li uccideranno e saranno gettati nella fornace eterna. Questo è il destino finale dell'empio e del malvagio che ha rinnegato Dio, che ha preferito vivere secondo la sua personale moralità, non credendo in Cristo oppure credendo a modo suo. Oggi traiamo quindi una lezione importantissima che dobbiamo assolutamente mettere in pratica: sfruttiamo il tempo che abbiamo a disposizione per accumulare tesoro nei Cieli come ci ha raccomandato di fare Gesù: "Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo".

mercoledì 20 ottobre 2010

Il Cantico dei Cantici - Quinto appuntamento

Torna l'appuntamento con il Cantico dei Cantici, un libro che unisce poesia e profezia.

1Son venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa,
e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo;
mangio il mio favo e il mio miele,
bevo il mio vino e il mio latte.
Mangiate, amici, bevete;
inebriatevi, o cari.

2Io dormo, ma il mio cuore veglia.
Un rumore! È il mio diletto che bussa:
"Aprimi, sorella mia,
mia amica, mia colomba, perfetta mia;
perché il mio capo è bagnato di rugiada,
i miei riccioli di gocce notturne".
3"Mi sono tolta la veste;
come indossarla ancora?
Mi sono lavata i piedi;
come ancora sporcarli?".
4Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio
e un fremito mi ha sconvolta.
5Mi sono alzata per aprire al mio diletto
e le mie mani stillavano mirra,
fluiva mirra dalle mie dita
sulla maniglia del chiavistello.
6Ho aperto allora al mio diletto,
ma il mio diletto già se n'era andato, era scomparso.
Io venni meno, per la sua scomparsa.
L'ho cercato, ma non l'ho trovato,
l'ho chiamato, ma non m'ha risposto.
7Mi han trovato le guardie che perlustrano la città;
mi han percosso, mi hanno ferito,
mi han tolto il mantello
le guardie delle mura.
8Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
se trovate il mio diletto,
che cosa gli racconterete?
Che sono malata d'amore!

9Che ha il tuo diletto di diverso da un altro,
o tu, la più bella fra le donne?
Che ha il tuo diletto di diverso da un altro,
perché così ci scongiuri?

10Il mio diletto è bianco e vermiglio,
riconoscibile fra mille e mille.
11Il suo capo è oro, oro puro,
i suoi riccioli grappoli di palma,
neri come il corvo.
12I suoi occhi, come colombe
su ruscelli di acqua;
i suoi denti bagnati nel latte,
posti in un castone.
13Le sue guance, come aiuole di balsamo,
aiuole di erbe profumate;
le sue labbra sono gigli,
che stillano fluida mirra.
14Le sue mani sono anelli d'oro,
incastonati di gemme di Tarsis.
Il suo petto è tutto d'avorio,
tempestato di zaffiri.
15Le sue gambe, colonne di alabastro,
posate su basi d'oro puro.
Il suo aspetto è quello del Libano,
magnifico come i cedri.
16Dolcezza è il suo palato;
egli è tutto delizie!
Questo è il mio diletto, questo è il mio amico,
o figlie di Gerusalemme.

COMMENTO

Come non identificare "la più bella fra le donne" del Cantico dei Cantici con la Beata Vergine Maria? Come non identificare il diletto tanto amato con i riccioli neri come il corvo dall'aspetto del Libano con il Messia? 


Nel primo versetto sembra che il Creatore dica: "Sono entrato nella Terra che ho creato, e raccolgo le mie opere, mia creatura, mia figlia, mia sposa, mia madre (rivolgendosi a Maria n.d.r.) mangio  e bevo ciò che ho fatto, mangiate e bevete anche voi figli e fratelli, prendete parte alla mia gioia". Dal sesto al settimo versetto sembra di intravedere la profezia fatta sulla sofferenza della Madre di Dio per la morte del Figlio, come le profetizzò secoli dopo il vecchio Simeone: "E anche a te una spada trafiggerà l'anima" (Lc 2,35). Questo cantico per essere capito va associato alla vita di Gesù e di Maria poiché l'Antico Testamento è scritto in previsione del Messia e alla vita del Cristo è stata associata quella della Madre. Allora sì che questo testo apparentemente enigmatico svelerà tutto il suo significato poiché Cristo è la Luce che ci mostra il senso della Sacra Scrittura. Questa poesia-profezia è un inno alla purezza della nuova donna, la nuova Eva, genitrice della discendenza di Cristo, Maria. Come Eva è genitrice corporale dell'umanità, Maria ne è quella spirituale poiché con il suo "sì", con la sua obbedienza ha sposato il Signore e concepito l'umanità nuova in Cristo.